Come è nata l’Associazione Nido del Cuculo?
Io ed Enrico Batocchi ci siamo trovati una sera fuori dal cinema: avevamo appena visto Maléna ed eravamo schifati.
E cosa avete pensato di fare?
Avevamo sempre pensato di realizzare cortometraggi, solo che non eravamo capaci. Allora abbiamo incominciato a farli vedere, fondando un cineforum, assolutamente non di quelli noiosi e sinistroidi però…
Cosa presentaste?
La prima cosa che facemmo era un montaggio ispirato a Kubrick, di 7 minuti. Per il primo anniversario proiettammo Stanley and Us, il documentario sulla sua vita realizzato da colleghi ed amici. Poi abbiamo iniziato a proiettare il cinema di genere: poliziesco, porno, ecc. Nel 2001 volevamo organizzare una proiezione, qui a Livorno, di Odissea nello spazio: l’abbiamo fatto al cinema Odeon, incassando 9 milioni di vecchie lire. Da questo punto in poi è nata la preziosa collaborazione con Giovanni Lippi, gestore del prestigioso Teatro La Gran Guardia: di volta in volta abbiamo invitato personaggi come Enzo Castellari, Davide Ferrario, Ruggero Deodato, Tinto Brass, Riccardo Schicchi, Neri Parenti.
Per la realizzazione del Joe D’Amato Horror Festival (che si è svolto a Livorno) dal non avete ricevuto nessun sostegno dal Comune o dalla Regione Toscana…
Veramente non l’abbiamo neanche chiesto, perché abbiamo sempre fatto quello che ci potevamo permettere da soli. Ci autofinanziamo con uno spettacolo che si chiama Io? Doppio: si tratta della proiezione di un dvd con 50-60 pezzi di film famosi ridoppiati da noi, presso il Circolo Ricreativo dell’Agip. L’ultima volta l’abbiamo fatto dal 2 al 12 settembre, e abbiamo incassato 35-40.000 euro: con questi ed altri soldi che avevamo in cassa è stato possibile organizzare questo Festival. Noi siamo fondamentalmente organizzatori di eventi.
Che pensi del cinema italiano attuale? E’ collegato a tutto questo?
Uno dei film più belli degli ultimi anni è Il ritorno di Cagliostro di Ciprì e Maresco; anche il Gabriele Salvatores di Denti è interessante. Il resto è davvero tristissimo. Si tratta di un cancro mediatico: chi possiede intelligenza è costretto ad usarla per veicolare mediocrità. C’è un abbrutimento pazzesco, ma non credo che sia sempre stato così. Ci sono per fortuna ancora gli autori: L’ora di religione di Marco Bellocchio è un grande film. Purtroppo, sono i produttori stesi a dire ai registi e agli scrittori, di fronte ad una proposta interessante: “Questo programma, o questo film, non lo vedrà nessuno, non piacerà al pubblico”.
A proposito di “fascismo subdolo” e di “cancro mediatico”, come vivi la tua
In me ci sono una componente politica ed una lavorativa, che non si escludono a vicenda. All’interno di Mtv esistono spazi per sperimentare e creare in piena autonomia; laddove invece mi chiedono di eseguire semplicemente, io eseguo. Ho fatto per esempio una puntata intera di HITList Italia vestito da Bela Lugosi…
Non ti sembra di lavorare un po’ per il nemico?
No, sinceramente no. Ci sono anche delle cose positive… E poi non mi hanno mai chiesto di realizzare uno spot per la guerra.
Ma Mtv è uno spot della guerra!
Credo che le cose siano più delicate di così.
Però c’è un’intera generazione di adolescenti, disperati senza saperlo, che vengono quotidianamente imbottiti di cazzate. Anche da te.
Beh, anch’io a 15 anni guardavo Non è la Rai. E scommetto anche tu.
intervista a cura di christian caliandro
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