| MEDIOEVO PROSSIMO VENTURO fino al 12 settembre 2004 | tutti i giorni dalle 10 alle 19 | palazzo pretorio | certaldo (fi) | a cura di maurizio sciaccaluga Ventisette artisti affermati ed esordienti a confronto con i secoli bui della storia, oggi tornati pericolosamente attuali. Il sentimento cantato dai poeti del Dolce Stil Novo e lâamore carnale di Boccaccio. Lâestasi mistica nei pinnacoli delle cattedrali gotiche e la sfida diabolica dellâeresia. La potenza dei Signori, affermata da fortezze e blasoni, e il sangue delle battaglie. Ă per antonomasia il tempo dei contrasti, il Medioevo, buio e illuminato dallo splendore della sua arte e letteratura. E la mostra Medioevo Prossimo Venturo, gioca su questi contrasti e sulle analogie tra lâarte di allora e quella di oggi. Allâinterno di una fortezza medievale ottimamente conservata, per decenni sede dei vicari del paese, si incontrano oggi ventisette artisti diversi e lontani tra loro, e per provenienza e per ricerca artistica. Pittura, scultura, fotografia, video e installazione, per un totale di ottanta opere (circa) trovano posto nelle diverse alee del palazzo (stanze, segrete, loggiato, cortili, bastioni). Una sequenza di piccole personali, dove ai lavori è associato un momento della storia medievale, di quella parte del nostro tempo etichettata come âsecolo buioâ. Secoli bui che non sono rimasti affatto alle spalle della storia, ma che anzi sembrano essere il suo cammino piĂš attuale, la sua inevitabile vocazione. Il mondo ne è dentro fino al collo. âCome definire altrimenti, se non medievali, lo scontro contemporaneo tra le culture e le religioni, il genocidio dâinteri popoli, gli stermini di massa, il desiderio di annientare il nemico per impadronirsi delle sue risorse/terre?â, ci (si) domanda Maurizio Sciaccaluga, curatore della mostra. âTra ieri e oggiâ, continua, âle similitudini, che forse potrebbero chiamarsi addirittura sovrapposizioni, sono tante, davvero innumerevoli, e lâarte, con la finta leggerezza che la contraddistingue, può descrivere ed evocare il nuovo medioevo meglio di altri, esorcizzarlo con lâironia, raccontarlo con la metafora, edulcorarlo con la poesiaâ. Un tempo le conquiste esportavano armate, bandiere e cultura, oggi (accanto a soldati e insegne) esportano McDondaldâs. Lo sa bene Stefano Cagol, che narra per similitudini la storia dei moderni soldati di ventura, impegnati a portare ovunque nel mondo gli stendardi e i guiderdoni. Solo che oggi quegli stendardi con aquile, scale, torri e castelli hanno preso le sembianze di una bandiera a stelle e strisce che sventola sotto ogni latitudine. Protagonisti frontali dei mosaici bizantini, santi e imperatori dominavano lâiconografia di un tempo, si ergevano nelle volte di cattedrali e chiese, monasteri e palazzi. Oggi non è cambiato niente, solo che al loro posto, ritratti da Leonardo Pivi, sono arrivati attori, calciatori e veline. Anche se gli acronimi delle nuove malattie sembrano dare un tocco dâimpietosa sofisticazione alla cosa, con lâAids e la Sars è tornata la peste, rappresentata in mostra dalle centinaia di corpi distesi di Spencer Tunick. CosĂŹ come lâ eresia del nuovo medioevo è affidata ai crocifissi immersi nellâurina o al papa bagnato di sangue di Andres Serrano. Se al G8 di Genova ci sono i guelfi e i ghibellini, pro e contro lâimpero della globalizzazione, alle partite di calcio i poliziotti antisommossa devono vestire come i cavalieri medievali, armati e bardati di tutto punto per sopravvivere alle violenze del torneo. Ci pensa Dania Zanotto, con le sue tuniche-armature fuori scala. Medioevo è poi Cristianesimo, ordini monacali, papato, scisma, antipapato. Se nei quadri di Guillermo MuĂąoz Vera fanno capolino processioni che hanno un che di medievale, nelle opere di Giovanni Manfredini câè la doppia valenza della creazione, come regalo e condanna, luce e buio, veritĂ e oscuritĂ . La condanna è direttamente associata alla tentazione, al serpente, rappresentato da James Brown con unâelegia che, chiamando in causa pulsioni primordiali, sceglie (come Cecco Angiolieri secoli or sono) il peccato. Ma il serpente ricorda piĂš di ogni altra cosa la condanna suprema alla vita, e in un momento come questo, in luoghi non lontani da noi, il memento mori (portato sulla tela da Sergio Vidal e Pablo SantibĂ Ăąez Servat) non può abbandonare nemmeno per un attimo la mente di chi crede. Medioevo è anche incontro-scontro con lâIslam, il crocevia di conoscenze, la via della seta, la battaglia religiosa contro gli infedeli, la lotta camuffata da crociata per il controllo delle vie carovaniere. Oggi ce ne parlano, ciascuno a suo modo, quattro rappresentanti dellâOriente: Shirin Neshat, Ali Hassoun, Hidetoshi Nagasawa e Medhat Shafik. Il Dolce Stil Novo, simbolo del Medioevo, ritorna con le icone della bellezza di oggi dipinte da Bernardo Torrens, Juan Bautista Nieto e Omar Galliani, mentre il nuovo Decamerone assomiglia allâharem digitale creato da Matteo Basilè. Il gotico nella sua accezione di buio, visioni cupe, parte oscura intrisa di paganesimo e credenza popolare è messo in scena dal cantore odierno dellâoscuritĂ , Andrea Chiesi, il Tim Burton della pittura italiana, e dallo stile nervoso e scattante di Alessandro Papetti. Le nuove fortezze medievali sono interpretate da Giacomo Costa, e i gargoyle del futuro (cloni di bambini) sono scolpiti nel marmo da Michelangelo Galliani. E poi ancora⌠Antonio Riello ci parla di torture contemporanee, Valerio Tedeschi mette in scena lâazione dellâalchimista, Giuseppe Maraniello le catapulte di oggi, Wim Delvoye gli scudi del terzo millennio e Giovanni Novaresio gli orrori della caccia alle âstregheâ. Chiara Argenteri
Medioevo prossimo venturo a cura di Maurizio Sciaccaluga Certaldo (FI), Palazzo Pretorio â Dal 28 maggio al 12 settembre 2004 â tutti i giorni, ore 10.00 â 19.00 â ingresso: euro 3 â tel. 0571 661219 Organizzata e promossa da: Comune di Certaldo con il contributo di: Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Circondario Empolese Valdelsa con il patrocinio di: Provincia di Firenze, Regione Toscana |