L’Atelier des Lumières, un centro d’arte tutto digitale, apre le porte nell’est parigino con una programmazione fantasmagorica che, in una vecchia fonderia di ferro del XIX Secolo, accoglie mostre immersive e diffuse. Con 140 proiettori, un sistema sonoro spazializzato, 3.300 m2 di superfici, dal pavimento al soffitto, tra pareti che arrivano fino a 10 metri, il tutto dislocato tra una grande sala e un bar immersivo, lo Studio.
L’esposizione inaugurale accoglie, fino all’11 novembre, un omaggio alla Secessione viennese con opere di Gustav Klimt ed Egon Schiele, per la durata di 30 minuti. Ma è solo la prima parte, infatti segue l’opera del pittore e architetto Friedensreich Hundertwasser (1928-2000), erede della Secessione viennese. Non manca certo un intervento più contemporaneo grazie alla Creative New Media Agency Ouchhh, che presenta Poetic_AI, negli spazi dello Studio. Un’opera che, generata da algoritmi, restituisce un’esperienza immersiva e poetica, attraverso forme, luci e movimento. Il progetto multimediale è curato da Beatrice Avanzi e realizzato da una squadra tutta italiana composta da Giafranco Iannuzi, Renato Gatto, Massimiliano Siccardi, Ginevra Napoleoni e Luca Longobardi.
‹‹Siamo entrati nell’era digitale. È un fenomeno che viviamo tutti i giorni. Questo è vero anche nei musei e nel nostro modo di accedere alla cultura››, asserisce Bruno Monnier, che intervistammo nel nostro onpaper n°95, fondatore e presidente di Culturespaces, un ente privato che produce mostre e gestisce importanti monumenti e musei francesi, come il teatro romano di Orange e il museo Jacquemart-André a Parigi, con l’obiettivo di avvicinare all’arte un pubblico eterogeneo. (Livia De Leoni)