Categorie: Personaggi

Il verbo dell’arte

di - 25 Aprile 2011
Una tre giorni intensa, svoltasi nella splendida cornice di Palazzo Arnone, nei quali un giovane storico dell’arte, che oggi trova non poche difficoltà nel mondo del lavoro, ricorda i motivi per i quali ha deciso di intraprendere questa via piuttosto impervia, intrapresa solo per “amore” dell’arte. Quell’amore che ti fa godere nell’osservazione di un quadro, nell’allestimento di una mostra, nella preparazione di un saggio critico o scientifico; quell’amore che ti fa adirare quando il nostro patrimonio culturale cade a pezzi o quando dicono che la cultura non dà il companatico. La cultura, l’arte sono fondamentale nutrimento dello spirito e della mente, identico nutrimento che ha spinto Giulio Carlo Argan ad intraprendere questa strada in salita mosso anche lui dalla passione e dall’amore per l’arte, profuso in tutto ciò che faceva. Uomo di straordinario valore e sbalorditiva attualità, che con il suo operare ha toccato tutti i campi del fare artistico, dalla stesura della legge 1089 del 1939 (Legge Bottai) all’istituzione dell’Istituto Centrale del Restauro insieme a Cesare Brandi, altra grande figura del Novecento.  Attivo in politica come Sindaco di Roma dal 1976 al 1979, fu colui

che dette vita, insieme a Renato Nicolini, all’esperimento dell’estate romana. Nel 1991 fondò l’Associazione Bianchi Bandinelli, istituto di studi e ricerche, attivo in campo storico artistico e di tutela. Gli ultimi anni della sua vita li dedicò alla difesa del patrimonio artistico e alla riforma delle leggi di tutela. Affrontò tutti i suoi impegni con dedizione e serietà asserendo che “non c’è piccolo paese in Italia che non abbia una sua antica storia”. Nel 1982 rilasciò un’intervista nella quale descriveva la Calabria come un luogo con un patrimonio artistico di estrema importanza “non soltanto per quello che è…. ma anche per quello che questa zona può ancora dare” ed è questo uno dei motivi per cui Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, ha fortemente voluto che il convegno per le celebrazioni dello studioso si tenesse nella Regione, spinto dal desiderio di “preservare la storia e la memoria attraverso la tutela” problema che per primo preoccupò lo stesso Argan. Il Convegno si è presentato come significante introduzione alla XIII Settimana della Cultura, organizzata dalla Provincia di Cosenza, proponendo spunti di riflessione sul progetto di tutela del patrimonio storico-artistico. Marisa Dalai Emiliani nel suo intervento d’apertura ha definito Argan come una “figura fondamentale per la crescita dell’Italia”, che in sé racchiudeva una profonda e capillare conoscenza della storia dell’arte e del suo sviluppo nazionale e internazionale, un’erudizione di matrice ottocentesca e una straordinaria capacità ermeneutica che lo formò come critico d’arte militante. Fu uomo di forte carisma sociale e interprete della ricerca architettonica e non solo. Nell’arco delle tre giornate si sono susseguiti tutta una serie di interventi tesi a ricostruire, come le tessere di un puzzle, la figura di Argan nella cultura del Restauro Critico (Valentina Russo), quale abile consigliere della campagna di acquisti della Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Maria Vittoria Maria Clarinelli), come Storico dell’arte (Michela di Macco), Argan e i rapporti con la Spagna (Alessandra Anselmi) e così via.  Un confronto di idee che si auspica possa giovare la Calabria, luogo che per troppo tempo è stato culturalmente emarginato, dove più che in altri luoghi la memoria del passato e la difesa del patrimonio collettivo richiedono larga e condivisa partecipazione.

a cura di isabella calidonna

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