Categorie: Architettura

architettura | Routines postcaad / David Serero

di - 20 Giugno 2006

Il trentenne architetto francese David Serero elabora la sua formazione internazionale tra l’accademia di Francia (Prix de Rome 2004) e un master alla Columbia University. Soprattutto quest’ultimo ambiente propone temi e modalità la cui potenza visiva è spesso fuorviante per i giovani progettisti, se non rielaborata attentamente. E questa elaborazione è riuscita appieno a Serero, che propone espressioni progettuali frutto di un sistema visivo digitale assimilato con maturità. L’architetto deriva infatti il suo linguaggio dalla prassi dei flussi di lavoro digitali, ma struttura la sua attività di progettazione attorno ad un’evidente attenzione al disegno e con conseguenze prive di derive formaliste. Un metodo postcaad. Nell’utilizzo di meshes rigorose e nella tendenza orografica di molti progetti sembra di riconoscere la linea progettuale severa e geografica che FOA ci ha presentato in Phylogenesis. (Foreign Office Architects, Phylogenesis, Actar, Barcelona, 2003).

Avverti la tua attivitĂ  progettuale come derivata -in senso anche matematico- da un ambiente contemporaneo e digitale?
Mi interessa sviluppare delle dinamiche progettuali che si ispirino e che abbiano il rigore della logica del calcolo. Un’essenza del digitale. Da questo punto di vista la complessità del progetto emerge attraverso un processo basato sulla ripetizione di routines reiterate. È un’idea vicina al lavoro del matematico americano Stephen Wolfram, che lavora allo sviluppo di simulazioni di fenomeni naturali, biologici o organici, partendo dall’interazione di processi semplici e limitati che interagiscono tra loro. La forma delle cupole acustiche a configurazione variabile per Villa Medici a Roma è stata calcolata in modo che la capacità di assorbimento e di riflessione sulla superficie delle onde sonore determinasse uno spazio dalle qualità acustiche variabili e appropriate.

Da questo punto di vista il disegno risulta essenziale. Non è solo una semplice forma di rappresentazione ma piuttosto una pratica diagrammatica, la struttura del processo progettuale. Cerco infatti di integrare nell’atto di disegnare, l’essenza stessa del progetto, del calcolo, delle interazioni con i clienti e le condizioni del sito. Il disegno come progetto e processo.

Un metodo letteralmente da applicare, vale a dire da utilizzare per ridefinire superfici…
La tendenza topografica dei progetti deriva dal fatto che i miei strumenti progettuali sono efficaci nel lavoro sulle superfici piuttosto che sui volumi o sugli oggetti. Lavoro all’idea di una visione antivolumetrica in cui lo spazio non è che il risultato di un processo di differenziazione del suolo o una rappresentazione del programma, ma non un fine in se stesso.

Mi sembra che tu abbia trovato la definizione ideale di questo processo in occasione del concorso vinto per il Park Hellenikon, modellando le tue routines sulle dinamiche naturali dei tracciati di drenaggio del territorio.
Il mio progetto sul sito dell’ex aeroporto internazionale di Atene è basato sull’idea che la costruzione di un ambiente naturale sia un processo legato a parametri semplici e misurabili. Le acque di ruscellamento dei 530 ettari del sito formano una griglia che minime alterazioni topografiche possono modificare considerevolmente con uno sforzo limitato. Il parco realizza un nuovo ecosistema derivato da questa topografia di drenaggio del sito piuttosto che la proiezione di un modello preimpostato di natura.

link correlati
www.sereroa.com

luca ruali
www.alsoavailable.net



HELLENIKON METROPOLITAN PARK INTERNATIONAL COMPETITION ATHENS. 2004 – First Prize Winner
Client: Greek Ministry of Environment and Organization for the Planning and Environmental Protection of Athens (ORSA)
Site: International airport of Athens, Greece
Size: 530 hectares – Cost: € 700 million
Design Team : David Serero, team leader and Elena Fernandez, architects + OLM, Philippe Coignet, landscape architect + Erwin Redl, artist with Ryosuke Shimoda, Go Sugimoto, Takuma Kahehi, Dominik Sigg, Yves Ubelmann.


[exibart]

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