CâĂš Frieze (London, Masters e Sculptures) a rubare la scena dellâart market, con il meglio dellâarte antica e contemporanea radunato sotto il cielo autunnale di Londra (qui le testimonianze della giornata di preview). Ci sono anche le altre fiere, quelle che strategicamente aprono i battenti nella settimana di frenesia dellâarte internazionale, da 1-54 a PAD London, fino alla nuovissima WIAF (ve ne parlavamo qui). E ci sono gli incanti delle major, Sothebyâs, Christieâs, Phillips e Bonhams in prima linea, hanno visto contendersi le opere delle superstar del mercato, ma anche il flop di un iconico Abstraktes Bild di Gerhard Richter da Sothebyâs, invenduto, stimato ÂŁÂ 16-24 milioni (altri dettagli qui). Vi presentiamo adesso tre mostre sparpagliate in altrettante gallerie della Smoke City, da visitare nel weekend affollato di Frieze. Si parte con Christina Quarles, dal quartiere di Mayfair.
Pilar Corrias, la prima tappa del nostro tour londinese, nel weekend affollatissimo di Frieze. Ă Christina Quarles la protagonista assoluta di Tripping Over My Joy da Pilar Corrias (10 ottobre-16 dicembre), la stessa artista che proprio oggi, da Phillips, vedeva aggiudicare il suo Lilâ Dapple Do Ya per ÂŁ 508,000. Con sette nuovi dipinti su tela e nove opere su carta (nuove per la sua pratica, e in scala ridotta), la mostra di Quarles inaugura adesso il nuovo spazio della galleria a Mayfair, al 51 di Conduit Street. CâĂš Los Angeles tra i colori dei suoi dipinti â piscine, tramonti e strisce fitte vengono riproposti come ambienti intricati, creando molteplici strati di significato allâinterno dellâopera, una serie di immagini statiche, ma in continuo divenire. Due esempi per tutti, Too Hot to Hoote Burden Of Yer Own Making. Entrambe realizzate con un piano inclinato, per favorire â e indurre â un vero e proprio cambiamento di prospettiva, insieme a unâindagine sempre piĂč profonda attraverso la rifrazione delle immagini, e insieme alle sfaccettature dei contesti psicologici, profondamente emotivi. «Attraverso questo nuovo corpus di lavori continuo a imparare, a fare perno e a cambiare, mettendo continuamente in discussione i processi e le tecniche con cui ho familiarità », spiega lâartista, classe 1985, che nel 2018 vedeva organizzare proprio da Pilar Corrias la sua prima mostra europea. «Da quando ci siamo incontrate per la prima volta nel 2017, la carriera di Christina Quarles Ăš cresciuta in modo esponenziale», conferma la galleria. Solo per rendere lâidea della sua corsa sul mercato, nel 2022 Night Fell Upon Us Up On Us trovava un acquirente da Sothebyâs New york per $ 4,5 milioni, seguita pochi mesi piĂč tardi da Bits nâ Pieces, $ 1,6 milioni toccati senza sforzo, ancora una volta Sothebyâs, ancora una volta tra i grattacieli della Grande Mela. Ha esposto, tra le altre, tra le artiste della Biennale di Cecilia Alemani.
Siamo ancora a Londra, ci spostiamo al 4 di Princelet Street, nel quartiere di Spitalfields. Gagosian lancia il primo dei progetti della serie off-site Gagosian Open, un nuovo programma di mostre temporanee situate al di lĂ delle mura della galleria. Il protagonista del debutto: le prime opere di Christo, quelle degli anni â60 e â70, che anticipano i lavori monumentali che resero celebre lâartista, da The Pont Neuf Wrapped (Parigi, 1975-85) a The Umbrellas (Giappone-USA, 1984-91), passando per The Floating Piers (Lago dâIseo, Italia, 2014-16) al postumo Arc de Triomphe Wrapped (Parigi, 1961-2021). La location dâeccezione, per questo nuovo progetto di Gagosian, fuori dal tradizionale spazio white-cube: una casa georgiana nellâEast End che appartenne anche a Sir Benjamin Truman â attratto, allora, dalla vicinanza dellâedificio alla fabbrica di birra della sua famiglia. Trattando le idee di movimento, migrazione e conservazione, le opere in mostra evidenziano lâereditĂ plurale di Christo e la sua esperienza di rifugiato politico, che nel 1956 fuggĂŹ dalla Bulgaria comunista e da lĂŹ si spostĂČ da Praga a Vienna a Parigi, per poi stabilirsi definitivamente a New York. «Ero lâĂ©tranger», diceva, «lo straniero, ero un rifugiato, ero apolide». Unâeco che si ritrova, puntale, nella storia stessa del numero 4 di Princelet Street, una casa che ha ospitato diverse famiglie di immigrati da Irlanda, Polonia e Russia sin dalla sua costruzione nel 1723, anno in cui fu costruita proprio per ospitare rifugiati ugonotti. Dal 6 al 22 ottobre.
Terzo e ultimo pit-stop della nostra rassegna, la mostra dellâartista di Los Angeles Austyn Weiner (dal 10 ottobre allâ11 novembre). Il titolo Ăš Blood on Blood, come la canzone di Bruce Springsteen Highway Patrolman che parla dellâamore incondizionato per i propri familiari. Lo stesso tema delle tele di Weiner, in effetti: unâesplorazione profondamente personale delle relazioni, che comprende la famiglia, e insieme i diversi ruoli che Weiner incarna come figlia (la piĂč piccola di 4), sorella, partner. La pratica dellâartista, caotica e carica di emozioni, nasce tra la ripetizione frenetica della musica e le incessanti telefonate ai propri cari. «La mostra puĂČ essere intesa come un concept album, con ogni dipinto che funge da traccia, informata dalle abitudini di ascolto di Weiner stesso», spiega Justine Ludwig, direttore esecutivo di Creative Time. «Influenzato dallo stile di scrittura dellâalbum Nebraska, ogni dipinto della mostra offre una visione e una comprensione distinte, pur unendosi per svelare una narrazione complessiva». CâĂš Thunder Moon (The Twins), dove lâartista presenta i suoi fratelli maggiori attraverso un dipinto che sembra evocare le ninfee di Monet. Non a caso, si tratta di un dittico: una rappresentazione di due entitĂ che si fondono in unâunica superficie. CâĂš Six of Us, che riunisce sulla tela tutti i membri del suo nucleo familiare, tutti insieme nello stesso sacco embrionale, abbracciati e avvolti da un liquido giallo brillante. E ancora Whites of my Eyes, che vede protagonista lâartista stessa. Oggi trentenne, Weiner ricorda vividamente un momento della creazione delle opere per questa mostra, quando si guardĂČ allo specchio e «i suoi occhi assunsero una tonalitĂ giallastra. Questo significava la perdita dellâinnocenza, la perdita della giovinezza».
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