L’ultima volta che è stato aperto, ma solo per visite guidate, è stato 14 anni fa, ma di fatto il Mausoleo di Augusto è uno di quei monumenti off limit, che pochi romani possono dire di conoscere. Per questo la notizia della sua riapertura, prevista dal 1 marzo al 21 aprile 2021 (ma le prenotazioni on line saranno aperte già dal 21 dicembre nel sito) è un avvenimento da salutare con entusiasmo, soprattutto in un momento come questo. Ma non basta: in realtà il 1 marzo i romani entreranno in un mausoleo interamente restaurato con i fondi dell’Amministrazione Capitolina e pronto per diventare “il monumento di se stesso”, in grado di raccontarsi in maniera nuova ed efficace, grazie ai criteri di musealizzazione finanziati dalla fondazione Tim.
Il nuovo itinerario di visita permette di seguire passo passo la storia millenaria dell’edificio, costruito nel 28 a.c. come luogo di sepoltura per Ottaviano Augusto e la dinastia giulio-claudia, fino alla tomba dell’imperatore Nerva, nel 98 d.c. Nel medioevo l’edificio era semiabbandonato: i Colonna lo trasformano in fortezza mentre nel Cinquecento con i Soderini diventa un giardino all’italiana, con siepi e sculture. Grazie al marchese portoghese Vincenzo Mani Correa nel tardo Settecento comincia ad ospitare giochi pirotecnici e corride di bufale: in questo periodo prende il nome di Anfiteatro Corea, in attività fino al 1908, quando venne restaurato per ospitare i concerti dell’Accademia di Santa Cecilia e prese il nome di Teatro Augusteo.
Quest’ultimo rimase attivo fino al 1937, quando l’intera zona venne demolita per riportare alla luce il Mausoleo, circondato da piazza Augusto Imperatore, progettata dall’architetto Vittorio Morpurgo. Soltanto oggi, grazie agli imponenti restauri (che appaiono in alcuni punti un pochino troppo aggressivi) si ritorna a leggere la storia del monumento: sono stati restaurate le scale dell’Augusteo, le strutture dell’anfiteatro Corea (ci sono perfino gli anelli metallici dove venivano attaccati i bufali) e sono stati ripristinate le scale che permettono l’accesso alle gallerie più alte, da dove si può scorgere la sovrapposizione dei diversi livelli di utilizzo dell’edificio. Un viaggio a ritroso nel tempo che sarà reso ancora più fruibile dalle tecnologie multimediali realizzate dalla fondazione Tim, grazie ad un rapporto di collaborazione pubblico-privato fecondo ed efficace.
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