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Francesco Trentini
Mostra monografica. Le opere in esposizione intrecciano un percorso fatto di rimandi dove il disegno prende forma plastica nella ceramica che definisce non solo motivi ornamentali ma anche un interessante spaccato della realta’ della montagna.
												Comunicato stampa 
						 
						
	
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					Uno scultore trentino ancora non molto noto, la cui personalità si sta rapidamente riscoprendo: è Francesco Trentini, originario di Lasino, cui il MAG dedica una mostra monografica a Palazzo dei Panni di Arco che s’inaugura sabato 27 novembre alle ore 18, a cura di Giovanna Nicoletti. Le opere in mostra intrecciano un percorso fatto di rimandi dove il disegno prende forma plastica nella ceramica che definisce non solo motivi ornamentali ma anche un interessante spaccato della realtà della montagna. Ripercorrere le tappe di questa vicenda artistica è una piccola sfida: in parte per i pochi materiali esistenti e in parte per il carattere estremamente schivo dello scultore.
Vissuto tra il 1876 e il 1966 prevalentemente a Lasino, sua terra natale, Francesco Trentini si forma all'Accademia di Belle Arti di Vienna, raggiungendo un discreto successo e ritornando presto in Trentino, dove partecipa alla realizzazione di alcuni monumenti ai caduti della grande guerra. Interessante l'intrecciarsi di due percorsi paralleli come quello di Luigi Bonazza e di Francesco Trentini, nati a distanza di un anno (Bonazza nasce nel 1877) e formatisi entrambi all'Accademia di Vienna. Anche Bonazza terminati gli studi rientra in Trentino e anche lui persegue l'idea di una rappresentazione ideale che possa dare voce ad una opera d'arte totale che si materializza nel ciclo decorativo della sua casa costruita nella periferia a sud della città di Trento.
Segni di un percorso che intreccia e rende visibili le vicende di inizio Novecento attraverso l'opera di Francesco Trentini si rintracciano già a partire dalla bella scultura intitola il Fauno ebbro esposta in mostra. Francesco Trentini la realizza intorno al 1908 a conclusione del suo percorso all'Accademia e la dona al Municipio di Trento, che la colloca sulle scale di Castelvecchio al Castello del Buonconsiglio a Trento, dove rimane per decenni. La figura del giovane fauno è un soggetto molto rappresentato dallo scultore che lo riprende, dagli anni Venti in poi, nei suoi progetti decorativi.
Negli anni Venti Trentini esercita pienamente la forza compositiva adoperandosi nelle sculture monumentali ai caduti della grande guerra. Sono sculture - realizzate per le comunità di Calavino, Breguzzo, Ragoli e Lasino - che, nella complessità della struttura monumentale ricostruiscono una tensione unitaria ridefinendo le figure eseguite durante i corsi dell'Accademia. Sono corpi allungate collocati su piani differenti, quasi incisi e carichi di una energia che muove le membra fino a ripiegarle su se stesse, nella tensione dinamica delle forze (si veda Il bozzetto per il monumento ai caduti o la Figura sdraiata). La terra, il basamento, sono punti nevralgici usati come lavagne dove apporre il riferimento simbolico che descrive l'immagine. Sono anche segni di appartenenza ad un territorio aspro e pregno di memoria: non a caso Trentini scolpisce nella pietra le decorazioni della propria casa di Lasino. Anche lui come Bonazza realizza una dimora dove lasciare il segno dell'arte ma ormai le stagioni delle secessioni sono concluse e non resta che guardare al profilo della roccia dalla quale esce la testa barbuta e curiosa dell'uomo di montagna.
Tra i motivi decorativi dei lavori in ceramica, accanto alle figure che nascono da una rilettura dei Motivi rustici legati alle guerre contadine del Cinquecento e alla figura del Bernardo Clesio, Trentini indaga i caratteri dei monti a partire dalla rappresentazione de Le streghe di Cagliano alla Montanara araba a Montanara, tutte figure che trovano un esatto riscontro nel disegno preparatorio ma che nella ceramica acquistano una definizione cromatica e una sempre maggiore precisione nel dettaglio.
La sua costante ricerca della bellezza non tralascia mai la forma preziosa delle cose. Il suo sguardo verso il mondo animale funziona allo stesso modo: gli animali sono quelli esotici, come le scimmie, oppure appartengono anche loro al mondo della montagna, come le mucche, le pecore, i caprioli. Solitamente anche gli animali sembrano essere appesantiti dalla fatica del vivere. Nella materia Trentini incide come solchi le ossa, disegna l'andatura rassegnata dell'animale tanto da trasporre questo "segno" sui vasi, che qui diventa motivo decorativo. Nella ceramica Trentini, accanto ad una descrizione veritiera della natura tradotta con la minuzia di un erbario, si abbandona anche alla descrizione di mondo parallelo abitato da creature fantastiche che si intrecciano a motivi floreali, dando corpo a volte a forme inconsuete.
						Vissuto tra il 1876 e il 1966 prevalentemente a Lasino, sua terra natale, Francesco Trentini si forma all'Accademia di Belle Arti di Vienna, raggiungendo un discreto successo e ritornando presto in Trentino, dove partecipa alla realizzazione di alcuni monumenti ai caduti della grande guerra. Interessante l'intrecciarsi di due percorsi paralleli come quello di Luigi Bonazza e di Francesco Trentini, nati a distanza di un anno (Bonazza nasce nel 1877) e formatisi entrambi all'Accademia di Vienna. Anche Bonazza terminati gli studi rientra in Trentino e anche lui persegue l'idea di una rappresentazione ideale che possa dare voce ad una opera d'arte totale che si materializza nel ciclo decorativo della sua casa costruita nella periferia a sud della città di Trento.
Segni di un percorso che intreccia e rende visibili le vicende di inizio Novecento attraverso l'opera di Francesco Trentini si rintracciano già a partire dalla bella scultura intitola il Fauno ebbro esposta in mostra. Francesco Trentini la realizza intorno al 1908 a conclusione del suo percorso all'Accademia e la dona al Municipio di Trento, che la colloca sulle scale di Castelvecchio al Castello del Buonconsiglio a Trento, dove rimane per decenni. La figura del giovane fauno è un soggetto molto rappresentato dallo scultore che lo riprende, dagli anni Venti in poi, nei suoi progetti decorativi.
Negli anni Venti Trentini esercita pienamente la forza compositiva adoperandosi nelle sculture monumentali ai caduti della grande guerra. Sono sculture - realizzate per le comunità di Calavino, Breguzzo, Ragoli e Lasino - che, nella complessità della struttura monumentale ricostruiscono una tensione unitaria ridefinendo le figure eseguite durante i corsi dell'Accademia. Sono corpi allungate collocati su piani differenti, quasi incisi e carichi di una energia che muove le membra fino a ripiegarle su se stesse, nella tensione dinamica delle forze (si veda Il bozzetto per il monumento ai caduti o la Figura sdraiata). La terra, il basamento, sono punti nevralgici usati come lavagne dove apporre il riferimento simbolico che descrive l'immagine. Sono anche segni di appartenenza ad un territorio aspro e pregno di memoria: non a caso Trentini scolpisce nella pietra le decorazioni della propria casa di Lasino. Anche lui come Bonazza realizza una dimora dove lasciare il segno dell'arte ma ormai le stagioni delle secessioni sono concluse e non resta che guardare al profilo della roccia dalla quale esce la testa barbuta e curiosa dell'uomo di montagna.
Tra i motivi decorativi dei lavori in ceramica, accanto alle figure che nascono da una rilettura dei Motivi rustici legati alle guerre contadine del Cinquecento e alla figura del Bernardo Clesio, Trentini indaga i caratteri dei monti a partire dalla rappresentazione de Le streghe di Cagliano alla Montanara araba a Montanara, tutte figure che trovano un esatto riscontro nel disegno preparatorio ma che nella ceramica acquistano una definizione cromatica e una sempre maggiore precisione nel dettaglio.
La sua costante ricerca della bellezza non tralascia mai la forma preziosa delle cose. Il suo sguardo verso il mondo animale funziona allo stesso modo: gli animali sono quelli esotici, come le scimmie, oppure appartengono anche loro al mondo della montagna, come le mucche, le pecore, i caprioli. Solitamente anche gli animali sembrano essere appesantiti dalla fatica del vivere. Nella materia Trentini incide come solchi le ossa, disegna l'andatura rassegnata dell'animale tanto da trasporre questo "segno" sui vasi, che qui diventa motivo decorativo. Nella ceramica Trentini, accanto ad una descrizione veritiera della natura tradotta con la minuzia di un erbario, si abbandona anche alla descrizione di mondo parallelo abitato da creature fantastiche che si intrecciano a motivi floreali, dando corpo a volte a forme inconsuete.
					27
					novembre 2010
				
				Francesco Trentini
Dal 27 novembre al 27 dicembre 2010
	
				
			arte contemporanea
						Location
			MAG MUSEO ALTO GARDA – MUSEO  RIVA DEL GARDA
Riva Del Garda, Piazza Cesare Battisti, 3a, (Trento)
				
			
			Riva Del Garda, Piazza Cesare Battisti, 3a, (Trento)
Biglietti
			Biglietto d'ingresso
Museo, compresa salita al Mastio, € 2,00
Torre Apponale, € 1,00
				
												
				
			Orario di apertura 
			10 - 12.30 / 13.30 - 18, lun chiuso
	
			
			
			Vernissage
			27 Novembre 2010, ore 18
	
		
	
					
		 
			
		Autore
		  
		 		
			 Curatore
		 		
 						
				 
			 			 
						
			
 


 
            
 


 
			  
     
            