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Luigi Ghirri – Polaroids
E’ come guardare le metafisiche -Piazze d’Italia- di Giorgio De Chirico: senza tempo, senza presenze umane, in cui tutto e’ immobile ed il tempo si e’ fermato. Si crea cosi’ un senso d’enigma, malinconia e spaesamento. Il vero artista riesce a tradurlo in immagini. Inquietanti e allo stesso tempo attraenti. Come i -paesaggi mentali- di Luigi Ghirri. (Claudio Composti)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Ca' di Fra' inaugura la stagione espositiva 2009 con una mostra importante e preziosa: Luigi Ghirri - POLAROIDS.
Importante, perche' Luigi Ghirri (Fellegara 1943-Roncocesi 1992) e' tra gli autori indiscussi nel panorama della fotografia contemporanea italiana. Preziosa, perche' non e' facile vedere le Polaroids di Ghirri, un aspetto molto importante e significativo della sua produzione. Dal 1979 Ghirri inizia ad usare anche la Polaroid 600 (oltre a una Mamya con dorso Polaroid).
Lo stesso anno, ai -Rencontres- di Arles, i lavori di Ghirri sono notati da Manfred Heiting, al tempo direttore della Polaroid Intl. di Amsterdam. In quel periodo, la Ditta Polaroid invitava vari fotografi per utilizzare una foto-camera sperimentale, la Giant Camera Polaroid, che produceva foto Polaroid giganti, di formato 50x60cm. Ghirri fu invitato nella sede centrale per due anni - 1980-1981 - e rifornito periodicamente di modelli Polaroid da provare. Qui nasce la serie -Amsterdam 1981-, versione -ingigantita- della serie -Still-Life- (1980) che scattava in piccolo formato, in Italia.
Non bisogna tuttavia considerare l'uso della macchina Polaroid 600 come un caso isolato o sperimentale per Ghirri: era un mezzo espressivo per i suoi -racconti visivi- (-Roma- 1979, -Identikit- Modena 1980) esattamente come le altre macchine fotografiche reflex che usava. Anzi, ancor piu' forte l'effetto straniante del narrare una quotidianità di luoghi e oggetti, estrapolati dal loro contesto, che diventano -altro- da se' stessi per essere specchio di una realtà ormai divenuta fantasia, ricordo, rimando, grazie all'immediatezza da -carpe diem- del mezzo Polaroid.
Prova del suo approccio intellettuale e concettuale all'arte e alla fotografia: --I mobili sottratti all'atmosfera che regna nelle nostre case ed esposti all'aperto suscitano in noi un'emozione che ci fa vedere anche la strada sotto una luce nuova-.Immaginiamoci una poltrona, un divano, delle seggiole, radunate-nelle praterie anonime della lontana America. Per contrasto anche l'ambiente naturale tutto intorno assume un aspetto prima sconosciuto... » (Giorgio de Chirico, da -Statues, meubles et ge'ne'raux- 1927)
Con la fotografia, Ghirri ha raccontato il suo mondo, quello interiore. L'immagine del paesaggio diventa cosi' una scusa e una metafora per narrare qualcosa di ben piu' profondo. I luoghi quotidiani sono delle -porte temporali-, in cui tutti noi entriamo ogni volta con il nostro bagaglio di sentimenti e ricordi. L'approccio -poetico- al paesaggio italiano, di cui diviene indiscusso interprete, e' anche la sua inconfondibile cifra stilistica. La sua lettura nasce dall'anima, prima che dagli occhi, con cui scopre (o ri-scopre) la quotidianità dei luoghi e degli oggetti semplici, registrati con la macchina fotografica, sia essa Polaroid o reflex- --Perche' fotografare e' soprattutto rinnovare lo stupore-- come lui stesso sosteneva.
E' come guardare le metafisiche -Piazze d'Italia- di Giorgio De Chirico: senza tempo, senza presenze umane, in cui tutto e' immobile ed il tempo si e' fermato. Si crea cosi' un senso d'enigma, malinconia e spaesamento. Il vero artista riesce a tradurlo in immagini. Inquietanti e allo stesso tempo attraenti. Come i -paesaggi mentali- di Luigi Ghirri. (Claudio Composti)
Importante, perche' Luigi Ghirri (Fellegara 1943-Roncocesi 1992) e' tra gli autori indiscussi nel panorama della fotografia contemporanea italiana. Preziosa, perche' non e' facile vedere le Polaroids di Ghirri, un aspetto molto importante e significativo della sua produzione. Dal 1979 Ghirri inizia ad usare anche la Polaroid 600 (oltre a una Mamya con dorso Polaroid).
Lo stesso anno, ai -Rencontres- di Arles, i lavori di Ghirri sono notati da Manfred Heiting, al tempo direttore della Polaroid Intl. di Amsterdam. In quel periodo, la Ditta Polaroid invitava vari fotografi per utilizzare una foto-camera sperimentale, la Giant Camera Polaroid, che produceva foto Polaroid giganti, di formato 50x60cm. Ghirri fu invitato nella sede centrale per due anni - 1980-1981 - e rifornito periodicamente di modelli Polaroid da provare. Qui nasce la serie -Amsterdam 1981-, versione -ingigantita- della serie -Still-Life- (1980) che scattava in piccolo formato, in Italia.
Non bisogna tuttavia considerare l'uso della macchina Polaroid 600 come un caso isolato o sperimentale per Ghirri: era un mezzo espressivo per i suoi -racconti visivi- (-Roma- 1979, -Identikit- Modena 1980) esattamente come le altre macchine fotografiche reflex che usava. Anzi, ancor piu' forte l'effetto straniante del narrare una quotidianità di luoghi e oggetti, estrapolati dal loro contesto, che diventano -altro- da se' stessi per essere specchio di una realtà ormai divenuta fantasia, ricordo, rimando, grazie all'immediatezza da -carpe diem- del mezzo Polaroid.
Prova del suo approccio intellettuale e concettuale all'arte e alla fotografia: --I mobili sottratti all'atmosfera che regna nelle nostre case ed esposti all'aperto suscitano in noi un'emozione che ci fa vedere anche la strada sotto una luce nuova-.Immaginiamoci una poltrona, un divano, delle seggiole, radunate-nelle praterie anonime della lontana America. Per contrasto anche l'ambiente naturale tutto intorno assume un aspetto prima sconosciuto... » (Giorgio de Chirico, da -Statues, meubles et ge'ne'raux- 1927)
Con la fotografia, Ghirri ha raccontato il suo mondo, quello interiore. L'immagine del paesaggio diventa cosi' una scusa e una metafora per narrare qualcosa di ben piu' profondo. I luoghi quotidiani sono delle -porte temporali-, in cui tutti noi entriamo ogni volta con il nostro bagaglio di sentimenti e ricordi. L'approccio -poetico- al paesaggio italiano, di cui diviene indiscusso interprete, e' anche la sua inconfondibile cifra stilistica. La sua lettura nasce dall'anima, prima che dagli occhi, con cui scopre (o ri-scopre) la quotidianità dei luoghi e degli oggetti semplici, registrati con la macchina fotografica, sia essa Polaroid o reflex- --Perche' fotografare e' soprattutto rinnovare lo stupore-- come lui stesso sosteneva.
E' come guardare le metafisiche -Piazze d'Italia- di Giorgio De Chirico: senza tempo, senza presenze umane, in cui tutto e' immobile ed il tempo si e' fermato. Si crea cosi' un senso d'enigma, malinconia e spaesamento. Il vero artista riesce a tradurlo in immagini. Inquietanti e allo stesso tempo attraenti. Come i -paesaggi mentali- di Luigi Ghirri. (Claudio Composti)
05
febbraio 2009
Luigi Ghirri – Polaroids
Dal 05 febbraio al 14 marzo 2009
fotografia
Location
GALLERIA CA’ DI FRA’
Milano, Via Carlo Farini, 2, (Milano)
Milano, Via Carlo Farini, 2, (Milano)
Orario di apertura
Lunedi-Sabato: 10-13 e 15-19
Vernissage
5 Febbraio 2009, dalle 18 alle 21
Autore