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Maria Cristina Carlini – La città che sale
L’occasione del via ai preparativi del prossimo EXPO 2015 fa mettere in risalto l’opera “La città che sale ”,di grandi dimensioni e in materiale ferroso, installata permanentemente davanti al Piazzale di Ingresso principale dello NUOVA FIERA DI MILANO-RHO, lasciandola leggere come monumentale capolavoro del terzo millennio.
Comunicato stampa
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E al via la collocazione dell’opera monumentale che ha titolo “LA CITTA’ CHE SALE” dell’artista Maria Cristina Carlini sul Piazzale d’Ingresso Principale della FIERA di MILANO-RHO.Tutto segue il precedente progetto, già curato dallo storico dell’arte Prof. Carlo Franza,e costituito sia dalla collocazione dell’opera monumentale “Fortezza”nel Piazzale degli Archivi di Stato in Roma EUR,sia dalla collocazione della “Porta della Giustizia” sul Piazzale della Corte dei Conti di Milano, sia dalla triade di mostre che sempre il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha voluto per l’illustre artista italiana a Sant’Ivo alla Sapienza a Roma con il titolo “Tracce e Luoghi”(2004),a Palazzo Reale a Torino con il titolo “Stanze” ( 2005),e al Museo di Villa Pisani a Strà – Venezia con il titolo “Reperti”(2005). L’artista, ormai conosciuta in Italia e all’estero per le sue sculture-installazioni che sono l’espressione più vera del contemporaneo per la commistione di materiali ,dalla terra al ferro, declinati in un farsi gestuale di sorprendente poesia , e rivelatori di sorgive metafore ,è da anni apparsa agli occhi della critica internazionale come una delle figure più significative dei nostri tempi.
L’installazione monumentale permanente curata dal Prof. Carlo Franza ,illustre Storico dell’Arte di fama internazionale ,che firma anche il testo ,dal titolo “LA CITTA’ CHE SALE / OPERA MONUMENTALE ”, per il volume edito da SKIRA EDITORE , fa leggere l’opera di grandi dimensioni e in materiale ferroso come monumentale capolavoro del terzo millennio .Fattore culturale,questo, che si caratterizza come un evento straordinario . L’artista irrompe sulla scena artistica internazionale agli inizi degli anni Settanta del Novecento , con la ricerca e il lavoro sulla ceramica , portandosi poi verso un’arte più informale e astratta , e coniugando oggi complesse installazioni rivelatrici di narrazioni aperte, leggibili come metafore del mondo e dell’umano , divenendo così una figura miliare nel panorama contemporaneo.
L’occasione del via ai preparativi del prossimo EXPO 2015 fa mettere in risalto l’opera “La città che sale ”,di grandi dimensioni e in materiale ferroso, installata permanentemente davanti al Piazzale di Ingresso principale dello NUOVA FIERA DI MILANO-RHO, lasciandola leggere come monumentale capolavoro del terzo millennio . Fattore culturale,questo,che si caratterizza come un evento nell’evento.
All’inaugurazione ci sarà una prolusione del Prof. Carlo Franza,illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea e curatore della collocazione, del Dott. Michele Perini, Presidente della FIERA DI MILANO-RHO , la presenza dell’artista che firmerà i cataloghi , personalizzandoli , unitamente a personalità dello Stato,della Provincia e del Comune di Milano,della Confindustria e a intellettuali italiani e stranieri.
Scrive Carlo Franza nel testo : “Il ciclo delle sculture monumentali che da qualche tempo coraggiosamente Maria Cristina Carlini ha iniziato a seminare in Italia con la mia sovrintendenza, basti pensare a “Fortezza” sul Piazzale degli Archivi di Stato a Roma Eur, dinanzi all’Archivio Centrale dello Stato,e alla “Porta della Giustizia” a Milano nel Piazzale antistante la sede della Corte dei Conti ,trova oggi una ulteriore stazione, con la posatura a dimora permanente, ancora a Milano, di un’opera che si connatura con il volto in cambiamento della città. La nuova scultura di Maria Cristina Carlini dal titolo “La città che sale” è una scala ferrosa che muove dal basso verso l’alto,e suggerisce ,proprio perché installata all’interno della nuova sede della Fiera di Milano-Rho,la movimentazione e la trasformazione di una Milano megalopoli del mondo in vista del nuovo Expo 2015. Quella dell’’artista è una sorta di candida constatazione similare a quanto ci fu nei primi anni del Novecento a Milano.Anche allora Milano viveva momenti di fibrillazione per l’Expo che ci fu nel 1906 e che lasciò ai milanesi la Fiera e l’Acquario. Nel primo decennio del Novecento impazzava a Milano la furia dei Futuristi;nel 1909 Boccioni entrava in contatto con Marinetti e l’anno successivo firmava il Manifesto dei pittori futuristi.Del 1910-11 è il dipinto “La città che sale” di Boccioni oggi al Museum of Modern Art di New Jork; segnava con la sua ricerca dinamica Milano città moderna che si espandeva e avanzava irresistibilmente,in una trasformazione senza pari.Boccioni dal suo studio in Bastioni di Porta Romana osservava la città crescere in larghezza e maggiormente in altezza. La città d’altronde è luogo moderno per eccellenza,e motore che sollecita energie meccaniche,commerciali,psichiche ed emotive di uomini e cose. La capitale lombarda cresceva,i campi diventavano periferie industriali,le casette si trasformavano in agglomerati di edifici urbani. L’artista futurista voleva comunicare il vorticoso e inquieto dinamismo della vita moderna che stava per muovere i primi passi.Perché partiamo da Boccioni? Per il richiamo simbolico al titolo boccioniano che è anche dell’opera monumentale di Maria Cristina Carlini per la nuova sede della Fiera di Milano-Rho . “La città che sale” della scultrice lombarda, collocata in uno vasca acquatica proprio sulla destra dell’entrata principale della Fiera ,in stretta relazione anche con il logo dell’Ente che campeggia in un’altra vasca sulla sinistra, “è uno dei simboli forti della produttività e della storia di Milano che guarda al futuro” ha scritto il presidente Michele Perini. Moderna,modernissima, tensiva, architetturale “La città che sale”,quanto basta a legarsi allo spazio in cui è stata collocata.Si staglia con il paesaggio architettonico di Massimiliano Fuksas,le famose vele,tanto aeree quanto identificative con il sogno dell’avvenire. La scala di Maria Cristina Carlini è già uno spazio in cui muoversi,salire,spazio in movimento,e spazio reattivo sensibile alla presenza invisibile del vento che pure vi batte contro,come fa increspare l’acqua della vasca che la contiene,e sensibile a quella concreta dei visitatori.Tutto è collegato in un gioco dinamico che avviene nello spazio reale e l’architettura di Fuksas. E’ una scala ideale,scenografica, forsanche finestra dall’alto aperta sulle caotiche e contraddittorie dimensioni delle città reali dove convivono grattacieli e bidonville.
Possiamo anche dire che “La città che sale” è un elemento dinamico di scambio, di collegamento, di comunicazione e di sconfinamento; tantè che a ricerca di un sistema formale che intende anche una sorta di architettura riconoscibile( citazione di elementi tradizionali come i gradini di una scala) ,trasforma poi la nuova dimensione spaziale ,nuovo punto di incontro e continuità tra le forme di espressione e gli strumenti di relazione che caratterizzano il nostro spazio. La scala è una scatola architettonica alla ricerca di nuovi valori spaziali,volumetrici anzitutto, eppoi anche decorativi superficialmente per quella coloritura ferrosa che raccoglie l’ansimare del tempo. Facciamo un passo avanti.Da sempre Maria Cristina Carlini interagisce con i materiali; in questo caso il materiale ferroso è di grande attualità,perché coinvolge larga parte delle arti visive oggi, eppoi rielabora una sorta di eredità e di esperienza della Land Art e dell’Arte Povera,un confronto con la natura,luogo di intervento dell’artista.Questo atteggiamento sublima esteticamente l’oggetto scultoreo,si sostituisce al concetto aristotelico di imitazione e utilizza il nuovo concetto di naturalizzazione concreta dell’arte. Il paesaggio,anche quello cittadino e architettonico,non è più solo contesto,ma coincide con la totalità dell’opera stessa. Luogo,spazio,tempo,storia,tutto si condensa su “La città che sale”. E’ il tempo della storia che sopra vi si richiama, ma è anche la storia che si proietta verso il futuro. Quest’opera rivela non solo il senso di esplorazione dello spazio,ma tende a vivacizzare il clima generale di “rinascita” della città lombarda dopo un decennio e più di torpore culturale. Si fece similarmente anche a Napoli nel 1996 in Piazza Plebisciti con l’installazione di J. Kounellis. Geometrie inattese si aprono allo sguardo del visitatore, per via di gradini che nella torsione della salita svettano in quel crescendo di spazio che fa da scenario alla scultura monumentale,e la contaminazione dei materiali,i propri che sono quelli della scultura e quelli impropri che fanno da scenario alla scultura monumento. I propri fuoriescono dall’acqua, perché l’intero corpo poggia e si riflette sull’increspatura che nel suo corrugarsi si stringe in quell’unità di intenti espressivi ,pur con l’unicità del materiale che non esclude la tecnica dell’assemblaggio. Questa scalinata aggallante pare quasi un’isola e l’isola è un concetto che ha una forma minimalista. Si capirà allora come arte,scultura e architettura siano funzionali a tenere insieme un territorio senza confini.La sola scultura non sarebbe bastata da sola alla creazione di una forma,di un linguaggio e di un’opera. La trasversalità e la interdisciplinarietà diventano il mezzo più forte per la realizzazione. Così è stato anche in questo caso,tanto da potere definire che anche quest’opera della Carlini appartiene ai segni distintivi delle “site specific”,nel senso che si nutre di tutto ciò che appartiene a un determinato contesto. La visione e la percezione di queste “Primary Structures” a cui da tempo la Carlini si dedica con attenzione è giocoforza segnale della nascita di un movimento artistico internazionale che pur interessato a una nuova informalità preferisce processi interculturali agli oggetti finiti,nel senso più forte del termine dove interculturalità e outlet di volumi d’affari per l’arte contemporanea diventano segnale di primaria tendenza. La nostra scultrice da qualche tempo sperimenta concezioni dello spazio e del mondo,quale vissuto;ma la consistenza di questa nuova opera è un pezzo di mondo che nel linguaggio più odierno,che è quello della globalizzazione ,fa vivere questo suo “particolarismo” come componente di una totalità,tanto da far esistere e dimensionare questa scala-isola come luogo aperto e di incontro. Maria Cristina Carlini chiarisce poi il nesso profondo per cui quest’opera si connatura con la città che l’accoglie e con l’istituzione nella quale essa diventa strumento e riferimento”.
L’installazione monumentale permanente curata dal Prof. Carlo Franza ,illustre Storico dell’Arte di fama internazionale ,che firma anche il testo ,dal titolo “LA CITTA’ CHE SALE / OPERA MONUMENTALE ”, per il volume edito da SKIRA EDITORE , fa leggere l’opera di grandi dimensioni e in materiale ferroso come monumentale capolavoro del terzo millennio .Fattore culturale,questo, che si caratterizza come un evento straordinario . L’artista irrompe sulla scena artistica internazionale agli inizi degli anni Settanta del Novecento , con la ricerca e il lavoro sulla ceramica , portandosi poi verso un’arte più informale e astratta , e coniugando oggi complesse installazioni rivelatrici di narrazioni aperte, leggibili come metafore del mondo e dell’umano , divenendo così una figura miliare nel panorama contemporaneo.
L’occasione del via ai preparativi del prossimo EXPO 2015 fa mettere in risalto l’opera “La città che sale ”,di grandi dimensioni e in materiale ferroso, installata permanentemente davanti al Piazzale di Ingresso principale dello NUOVA FIERA DI MILANO-RHO, lasciandola leggere come monumentale capolavoro del terzo millennio . Fattore culturale,questo,che si caratterizza come un evento nell’evento.
All’inaugurazione ci sarà una prolusione del Prof. Carlo Franza,illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea e curatore della collocazione, del Dott. Michele Perini, Presidente della FIERA DI MILANO-RHO , la presenza dell’artista che firmerà i cataloghi , personalizzandoli , unitamente a personalità dello Stato,della Provincia e del Comune di Milano,della Confindustria e a intellettuali italiani e stranieri.
Scrive Carlo Franza nel testo : “Il ciclo delle sculture monumentali che da qualche tempo coraggiosamente Maria Cristina Carlini ha iniziato a seminare in Italia con la mia sovrintendenza, basti pensare a “Fortezza” sul Piazzale degli Archivi di Stato a Roma Eur, dinanzi all’Archivio Centrale dello Stato,e alla “Porta della Giustizia” a Milano nel Piazzale antistante la sede della Corte dei Conti ,trova oggi una ulteriore stazione, con la posatura a dimora permanente, ancora a Milano, di un’opera che si connatura con il volto in cambiamento della città. La nuova scultura di Maria Cristina Carlini dal titolo “La città che sale” è una scala ferrosa che muove dal basso verso l’alto,e suggerisce ,proprio perché installata all’interno della nuova sede della Fiera di Milano-Rho,la movimentazione e la trasformazione di una Milano megalopoli del mondo in vista del nuovo Expo 2015. Quella dell’’artista è una sorta di candida constatazione similare a quanto ci fu nei primi anni del Novecento a Milano.Anche allora Milano viveva momenti di fibrillazione per l’Expo che ci fu nel 1906 e che lasciò ai milanesi la Fiera e l’Acquario. Nel primo decennio del Novecento impazzava a Milano la furia dei Futuristi;nel 1909 Boccioni entrava in contatto con Marinetti e l’anno successivo firmava il Manifesto dei pittori futuristi.Del 1910-11 è il dipinto “La città che sale” di Boccioni oggi al Museum of Modern Art di New Jork; segnava con la sua ricerca dinamica Milano città moderna che si espandeva e avanzava irresistibilmente,in una trasformazione senza pari.Boccioni dal suo studio in Bastioni di Porta Romana osservava la città crescere in larghezza e maggiormente in altezza. La città d’altronde è luogo moderno per eccellenza,e motore che sollecita energie meccaniche,commerciali,psichiche ed emotive di uomini e cose. La capitale lombarda cresceva,i campi diventavano periferie industriali,le casette si trasformavano in agglomerati di edifici urbani. L’artista futurista voleva comunicare il vorticoso e inquieto dinamismo della vita moderna che stava per muovere i primi passi.Perché partiamo da Boccioni? Per il richiamo simbolico al titolo boccioniano che è anche dell’opera monumentale di Maria Cristina Carlini per la nuova sede della Fiera di Milano-Rho . “La città che sale” della scultrice lombarda, collocata in uno vasca acquatica proprio sulla destra dell’entrata principale della Fiera ,in stretta relazione anche con il logo dell’Ente che campeggia in un’altra vasca sulla sinistra, “è uno dei simboli forti della produttività e della storia di Milano che guarda al futuro” ha scritto il presidente Michele Perini. Moderna,modernissima, tensiva, architetturale “La città che sale”,quanto basta a legarsi allo spazio in cui è stata collocata.Si staglia con il paesaggio architettonico di Massimiliano Fuksas,le famose vele,tanto aeree quanto identificative con il sogno dell’avvenire. La scala di Maria Cristina Carlini è già uno spazio in cui muoversi,salire,spazio in movimento,e spazio reattivo sensibile alla presenza invisibile del vento che pure vi batte contro,come fa increspare l’acqua della vasca che la contiene,e sensibile a quella concreta dei visitatori.Tutto è collegato in un gioco dinamico che avviene nello spazio reale e l’architettura di Fuksas. E’ una scala ideale,scenografica, forsanche finestra dall’alto aperta sulle caotiche e contraddittorie dimensioni delle città reali dove convivono grattacieli e bidonville.
Possiamo anche dire che “La città che sale” è un elemento dinamico di scambio, di collegamento, di comunicazione e di sconfinamento; tantè che a ricerca di un sistema formale che intende anche una sorta di architettura riconoscibile( citazione di elementi tradizionali come i gradini di una scala) ,trasforma poi la nuova dimensione spaziale ,nuovo punto di incontro e continuità tra le forme di espressione e gli strumenti di relazione che caratterizzano il nostro spazio. La scala è una scatola architettonica alla ricerca di nuovi valori spaziali,volumetrici anzitutto, eppoi anche decorativi superficialmente per quella coloritura ferrosa che raccoglie l’ansimare del tempo. Facciamo un passo avanti.Da sempre Maria Cristina Carlini interagisce con i materiali; in questo caso il materiale ferroso è di grande attualità,perché coinvolge larga parte delle arti visive oggi, eppoi rielabora una sorta di eredità e di esperienza della Land Art e dell’Arte Povera,un confronto con la natura,luogo di intervento dell’artista.Questo atteggiamento sublima esteticamente l’oggetto scultoreo,si sostituisce al concetto aristotelico di imitazione e utilizza il nuovo concetto di naturalizzazione concreta dell’arte. Il paesaggio,anche quello cittadino e architettonico,non è più solo contesto,ma coincide con la totalità dell’opera stessa. Luogo,spazio,tempo,storia,tutto si condensa su “La città che sale”. E’ il tempo della storia che sopra vi si richiama, ma è anche la storia che si proietta verso il futuro. Quest’opera rivela non solo il senso di esplorazione dello spazio,ma tende a vivacizzare il clima generale di “rinascita” della città lombarda dopo un decennio e più di torpore culturale. Si fece similarmente anche a Napoli nel 1996 in Piazza Plebisciti con l’installazione di J. Kounellis. Geometrie inattese si aprono allo sguardo del visitatore, per via di gradini che nella torsione della salita svettano in quel crescendo di spazio che fa da scenario alla scultura monumentale,e la contaminazione dei materiali,i propri che sono quelli della scultura e quelli impropri che fanno da scenario alla scultura monumento. I propri fuoriescono dall’acqua, perché l’intero corpo poggia e si riflette sull’increspatura che nel suo corrugarsi si stringe in quell’unità di intenti espressivi ,pur con l’unicità del materiale che non esclude la tecnica dell’assemblaggio. Questa scalinata aggallante pare quasi un’isola e l’isola è un concetto che ha una forma minimalista. Si capirà allora come arte,scultura e architettura siano funzionali a tenere insieme un territorio senza confini.La sola scultura non sarebbe bastata da sola alla creazione di una forma,di un linguaggio e di un’opera. La trasversalità e la interdisciplinarietà diventano il mezzo più forte per la realizzazione. Così è stato anche in questo caso,tanto da potere definire che anche quest’opera della Carlini appartiene ai segni distintivi delle “site specific”,nel senso che si nutre di tutto ciò che appartiene a un determinato contesto. La visione e la percezione di queste “Primary Structures” a cui da tempo la Carlini si dedica con attenzione è giocoforza segnale della nascita di un movimento artistico internazionale che pur interessato a una nuova informalità preferisce processi interculturali agli oggetti finiti,nel senso più forte del termine dove interculturalità e outlet di volumi d’affari per l’arte contemporanea diventano segnale di primaria tendenza. La nostra scultrice da qualche tempo sperimenta concezioni dello spazio e del mondo,quale vissuto;ma la consistenza di questa nuova opera è un pezzo di mondo che nel linguaggio più odierno,che è quello della globalizzazione ,fa vivere questo suo “particolarismo” come componente di una totalità,tanto da far esistere e dimensionare questa scala-isola come luogo aperto e di incontro. Maria Cristina Carlini chiarisce poi il nesso profondo per cui quest’opera si connatura con la città che l’accoglie e con l’istituzione nella quale essa diventa strumento e riferimento”.
11
dicembre 2008
Maria Cristina Carlini – La città che sale
Dall'undici al 31 dicembre 2008
arte contemporanea
Location
FIERA MILANO RHO
Rho, Strada Statale Del Sempione, 28, (Milano)
Rho, Strada Statale Del Sempione, 28, (Milano)
Editore
SKIRA
Autore
Curatore