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Moataz Nasr – A Memory Fills with Holes
La fragilità politica, l’impossibilità di sviluppare un progetto esistenziale hanno mutato il quadro africano, i sentimenti di instabilità hanno così raggiunto l’identità dei singoli individui
Comunicato stampa
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A due anni di distanza dalla sua prima personale a Galleria Continua, l’artista egiziano Moataz Nasr torna ad esporre a San Gimignano con A Memory Fills with Holes, un nuovo nucleo di opere appositamente realizzate per questo progetto espositivo.
Simon Njami, nel testo critico che accompagna la mostra, coglie l’essenza dell’opera di Moataz Nasr e con queste parole commenta il titolo della mostra A Memory Fills with Holes (Una memoria piena di fori): "Quanto tempo ci vuole per dipingere un quadro o concepire un’installazione? Una vita intera, certe volte. E il risultato che ci viene consegnato, per quanto materiale sia, non può inscriversi nella temporalità dell’istante. La misura del tempo, nell’esercizio artistico, è alterata dal lavoro di creazione e di restituzione. Nei suoi ultimi lavori, Moataz Nasr ce ne dà un esempio stupefacente. Fa risorgere dalla sua memoria che a volte si confonde con la nostra, degli avvenimenti che non hanno più la priorità delle prime pagine dei giornali.” Ecco dunque come l’artista utilizza gli avvenimenti come materia prima del suo lavoro: "Si tratta qui di un esercizio personale. Un tentativo di dare un senso alle cose e di decriptare tutti i sismi che agitano una vita e costituiscano quello che è ormai convenzione, chiamare “la memoria collettiva”. ... Il Medio Oriente, l’Iraq, la perdita della personalità, la confusione dei sentimenti nella quale l’epoca ci trascina non sono che dei sintomi di quello che Freud chiamava II malessere della civiltà (1929). Ma Nasr non intende colpevolizzarci. Semplicemente, si augura che ricordiamo che niente di quel che sconvolge dovrebbe esserci estraneo. Ne siamo la causa e la conseguenza.”
Il mondo islamico è percorso da una vena di incredibile vitalità, lo racconta Gaia Serena Simionati nel libro di prossima uscita “AISH - pane e vita- Un altro Islam” (Skira Editore). L’autrice, parlando dell’opera di Nasr, scrive: “…Esiste poi in modo denso Moataz Nasr (1961), il cui cognome in arabo significa, indubbiamente non a caso, secondo il criterio del nomen omen e valutando le sue opere: Vittoria. L’artista, nato al Cairo, esplora il silenzio dei dettagli. Nell’evidenza delle cose non viste, rende vivo il corollario della cultura della tradizione, esplicitando l’antico in tecnologie moderne come ad esempio nella video installazione, “A Hear of Dough, Another of Mud”. Il delizioso lavoro, composto da una proiezione video e da una parete fatta di tante piccole orecchie composte di pane e argilla, racconta la storia egiziana di Goha e, non a caso, ha “vittoriosamente” vinto il premio come opera migliore nell’VIII Biennale del Cairo.”
Moataz Nasr è, dunque, uno dei maggiori artefici ed esponenti dell’arte pan-araba contemporanea. Testimone del complesso processo culturale che il mondo islamico sta attraversando, la sua opera si pone l’obbiettivo di superare i particolarismi e i confini geografici per farsi portavoce delle istanze e delle problematiche dell’intero continente africano. L’artista sostiene che la sua vera attività artistica ha avuto inizio solo nel 2002, quando, in occasione della partecipazione alla 5° Biennale di Daker, si è sentito, per la prima volta, un artista africano. Tabla, esposto nel 2003 alla Biennale di Venezia, è il lavoro che dà inizio a questo nuovo percorso artistico. L’installazione -composta da tamburi che risuonano seguendo il grande tamburo madre del video- si pone come metafora della relazione tra governo e governati. “Qui Nasr ha portato il dramma del potere indietro fino al livello centrale. Mentre scrivo queste parole, mentre le nazioni occidentali e orientali concorrono a portare avanti la retorica rumorosa che presagisce alla guerra, è impossibile non proiettarci al di là delle frontiere dell’Egitto” (Simon Njami).
Uno dei temi centrali della poetica di Moataz Nasr è l’incapacità dell’uomo di agire, o meglio, di reagire. Secondo l’artista, sono proprio l’indolenza e la passività che impediscono ogni possibilità di reale cambiamento sociale, politico e di pensiero. In A Memory Fills with Holes l’autore sviluppa ulteriormente questo tema andando oltre la necessaria presa di coscienza politica e identitaria; la fragilità politica, l’impossibilità di sviluppare un progetto esistenziale hanno mutato il quadro africano, i sentimenti di instabilità hanno così raggiunto l’identità dei singoli individui. Particolarmente emblematico, in questo senso, uno dei video che compongono il percorso espositivo, "Two Faces of a Coin": un uomo, al centro di una stanza, prova ripetutamente ad infilarsi una maglietta il cui collo è completamente cucito. L’impossibilità di portare a compimento il gesto fa crescere nell’uomo, e in tutti quelli che ci provano dopo di lui, un senso di profonda rabbia e frustrazione.
In Propaganda, altra opera inedita presentata in questa personale, Moataz Nasr riscopre la tradizione tribale del ricamo su pelle per raccontare la propaganda americana prima dell’invasione dell’Iraq. “E’ una tecnica molto antica”, spiega l’artista. “Veniva usata per decorare le tende dei faraoni prima che questi partissero per una battaglia o per una battuta di caccia. In seguito le persone iniziarono ad utilizzarla per fare tende speciali per i matrimoni e i funerali. E oggi è utilizzata soltanto per fare tende quando uno dei nostri cari muore!! È una storia incredibile...” Ecco dunque che la flebile ombra di una passata grandezza s’imprime nei tessuti attraverso gesti millenari, e colloca l’opera all’interno del contrasto fra visioni opposte entrambe sotto l’azione di una memoria che ha bisogno di ricordare mentre continua a perdere le sue parti.
La trama narrativa della mostra prosegue attraverso dialoghi e rimandi che, da un’opera all’altra, danno vita ad un linguaggio perentorio che collega storie, provenienze, sentimenti e culture.
Moataz Nasr nasce ad Alessandria D’Egitto nel 1961, vive e lavora al Cairo.
L’esigenza di appartenere ad un preciso contesto geopolitico e culturale mantenendo forte il legame con il proprio luogo d’origine è un elemento portante dell’opera e della vita di Moataz Nasr. Il linguaggio con cui si esprime è soprattutto quello dell’installazione o della video installazione. Numerose le sue partecipazioni ad eventi di rilievo internazionale tra questi ricordiamo la Biennale di Venezia (2003), la Biennale di Seul (2004), la Biennale di Sao Paulo (2004), la Triennale di Yokohama (2005) e le rassegne collettive Arte all’Arte (San Gimignano, 2004), Le Opere e i Giorni (Certosa di Padula, 2004), Africa Remix (Dusseldorf, Kunst Palast, 2004; Hayward Gallery, London, 2005; Centre Pompidou, Paris, 2005; Mori Art Museum, Tokyo, 2006; Johannesburg Art Gallery, Johannesburg, 2007), Ghosts of Self and State, Monash University Museum of Art di Melbourne (2006) e, non ultima, la personale presso The Khalid Shoman Foundation, Darat al Funun, Amman, Giordania (2006). Tra le collettive più recenti: Machine-RAUM, Vejle Art Museum e Spinning factory, Vejle, Danimarca (2007); 11 artists from Africa Remix, Maseru, Lesotho; Durban, South Africa; Cape Town, South Africa, (2007); Traversées (Crossings), Grand Palais, Paris, Francia (2008); Les Recontres Internationales de la Poto, Centre Cervantes, Fes, Marocco (2008).
Simon Njami, nel testo critico che accompagna la mostra, coglie l’essenza dell’opera di Moataz Nasr e con queste parole commenta il titolo della mostra A Memory Fills with Holes (Una memoria piena di fori): "Quanto tempo ci vuole per dipingere un quadro o concepire un’installazione? Una vita intera, certe volte. E il risultato che ci viene consegnato, per quanto materiale sia, non può inscriversi nella temporalità dell’istante. La misura del tempo, nell’esercizio artistico, è alterata dal lavoro di creazione e di restituzione. Nei suoi ultimi lavori, Moataz Nasr ce ne dà un esempio stupefacente. Fa risorgere dalla sua memoria che a volte si confonde con la nostra, degli avvenimenti che non hanno più la priorità delle prime pagine dei giornali.” Ecco dunque come l’artista utilizza gli avvenimenti come materia prima del suo lavoro: "Si tratta qui di un esercizio personale. Un tentativo di dare un senso alle cose e di decriptare tutti i sismi che agitano una vita e costituiscano quello che è ormai convenzione, chiamare “la memoria collettiva”. ... Il Medio Oriente, l’Iraq, la perdita della personalità, la confusione dei sentimenti nella quale l’epoca ci trascina non sono che dei sintomi di quello che Freud chiamava II malessere della civiltà (1929). Ma Nasr non intende colpevolizzarci. Semplicemente, si augura che ricordiamo che niente di quel che sconvolge dovrebbe esserci estraneo. Ne siamo la causa e la conseguenza.”
Il mondo islamico è percorso da una vena di incredibile vitalità, lo racconta Gaia Serena Simionati nel libro di prossima uscita “AISH - pane e vita- Un altro Islam” (Skira Editore). L’autrice, parlando dell’opera di Nasr, scrive: “…Esiste poi in modo denso Moataz Nasr (1961), il cui cognome in arabo significa, indubbiamente non a caso, secondo il criterio del nomen omen e valutando le sue opere: Vittoria. L’artista, nato al Cairo, esplora il silenzio dei dettagli. Nell’evidenza delle cose non viste, rende vivo il corollario della cultura della tradizione, esplicitando l’antico in tecnologie moderne come ad esempio nella video installazione, “A Hear of Dough, Another of Mud”. Il delizioso lavoro, composto da una proiezione video e da una parete fatta di tante piccole orecchie composte di pane e argilla, racconta la storia egiziana di Goha e, non a caso, ha “vittoriosamente” vinto il premio come opera migliore nell’VIII Biennale del Cairo.”
Moataz Nasr è, dunque, uno dei maggiori artefici ed esponenti dell’arte pan-araba contemporanea. Testimone del complesso processo culturale che il mondo islamico sta attraversando, la sua opera si pone l’obbiettivo di superare i particolarismi e i confini geografici per farsi portavoce delle istanze e delle problematiche dell’intero continente africano. L’artista sostiene che la sua vera attività artistica ha avuto inizio solo nel 2002, quando, in occasione della partecipazione alla 5° Biennale di Daker, si è sentito, per la prima volta, un artista africano. Tabla, esposto nel 2003 alla Biennale di Venezia, è il lavoro che dà inizio a questo nuovo percorso artistico. L’installazione -composta da tamburi che risuonano seguendo il grande tamburo madre del video- si pone come metafora della relazione tra governo e governati. “Qui Nasr ha portato il dramma del potere indietro fino al livello centrale. Mentre scrivo queste parole, mentre le nazioni occidentali e orientali concorrono a portare avanti la retorica rumorosa che presagisce alla guerra, è impossibile non proiettarci al di là delle frontiere dell’Egitto” (Simon Njami).
Uno dei temi centrali della poetica di Moataz Nasr è l’incapacità dell’uomo di agire, o meglio, di reagire. Secondo l’artista, sono proprio l’indolenza e la passività che impediscono ogni possibilità di reale cambiamento sociale, politico e di pensiero. In A Memory Fills with Holes l’autore sviluppa ulteriormente questo tema andando oltre la necessaria presa di coscienza politica e identitaria; la fragilità politica, l’impossibilità di sviluppare un progetto esistenziale hanno mutato il quadro africano, i sentimenti di instabilità hanno così raggiunto l’identità dei singoli individui. Particolarmente emblematico, in questo senso, uno dei video che compongono il percorso espositivo, "Two Faces of a Coin": un uomo, al centro di una stanza, prova ripetutamente ad infilarsi una maglietta il cui collo è completamente cucito. L’impossibilità di portare a compimento il gesto fa crescere nell’uomo, e in tutti quelli che ci provano dopo di lui, un senso di profonda rabbia e frustrazione.
In Propaganda, altra opera inedita presentata in questa personale, Moataz Nasr riscopre la tradizione tribale del ricamo su pelle per raccontare la propaganda americana prima dell’invasione dell’Iraq. “E’ una tecnica molto antica”, spiega l’artista. “Veniva usata per decorare le tende dei faraoni prima che questi partissero per una battaglia o per una battuta di caccia. In seguito le persone iniziarono ad utilizzarla per fare tende speciali per i matrimoni e i funerali. E oggi è utilizzata soltanto per fare tende quando uno dei nostri cari muore!! È una storia incredibile...” Ecco dunque che la flebile ombra di una passata grandezza s’imprime nei tessuti attraverso gesti millenari, e colloca l’opera all’interno del contrasto fra visioni opposte entrambe sotto l’azione di una memoria che ha bisogno di ricordare mentre continua a perdere le sue parti.
La trama narrativa della mostra prosegue attraverso dialoghi e rimandi che, da un’opera all’altra, danno vita ad un linguaggio perentorio che collega storie, provenienze, sentimenti e culture.
Moataz Nasr nasce ad Alessandria D’Egitto nel 1961, vive e lavora al Cairo.
L’esigenza di appartenere ad un preciso contesto geopolitico e culturale mantenendo forte il legame con il proprio luogo d’origine è un elemento portante dell’opera e della vita di Moataz Nasr. Il linguaggio con cui si esprime è soprattutto quello dell’installazione o della video installazione. Numerose le sue partecipazioni ad eventi di rilievo internazionale tra questi ricordiamo la Biennale di Venezia (2003), la Biennale di Seul (2004), la Biennale di Sao Paulo (2004), la Triennale di Yokohama (2005) e le rassegne collettive Arte all’Arte (San Gimignano, 2004), Le Opere e i Giorni (Certosa di Padula, 2004), Africa Remix (Dusseldorf, Kunst Palast, 2004; Hayward Gallery, London, 2005; Centre Pompidou, Paris, 2005; Mori Art Museum, Tokyo, 2006; Johannesburg Art Gallery, Johannesburg, 2007), Ghosts of Self and State, Monash University Museum of Art di Melbourne (2006) e, non ultima, la personale presso The Khalid Shoman Foundation, Darat al Funun, Amman, Giordania (2006). Tra le collettive più recenti: Machine-RAUM, Vejle Art Museum e Spinning factory, Vejle, Danimarca (2007); 11 artists from Africa Remix, Maseru, Lesotho; Durban, South Africa; Cape Town, South Africa, (2007); Traversées (Crossings), Grand Palais, Paris, Francia (2008); Les Recontres Internationales de la Poto, Centre Cervantes, Fes, Marocco (2008).
29
novembre 2008
Moataz Nasr – A Memory Fills with Holes
Dal 29 novembre 2008 al 24 gennaio 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA CONTINUA
San Gimignano, Via Del Castello, 11, (Siena)
San Gimignano, Via Del Castello, 11, (Siena)
Orario di apertura
mar-sab ore 14-19
Vernissage
29 Novembre 2008, dalle ore 18 alle ore 24
Autore