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Renzo Francabandera – L’impazienza che mi anima
L’artista porta le due più recenti serie di lavori: “Le mosche” e “Lavabit”, la prima già esposta a Roma.
Comunicato stampa
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Dopo le mostre a Roma, presso l’Informagiovani nell’ambito di St’Art Perimetro Zero, rassegna di giovani artisti patrocinata dal Comune di Roma, l’artista porta in mostra, presso “il Circolino” della Malpensata, storica istituzione culturale e associativa cittadina, luogo di dibattito e confronto, le due più recenti serie di lavori: “Le mosche” e “Lavabit”, la prima già esposta a Roma.
L’autore, che si interessa da sempre in forma attiva di comunicazione e arte, vanta esperienze nel settore artistico, fotografico e collaborazioni con testate giornalistiche, occupandosi d’arte.
Le due serie presentate nell’occasione, in questa personale intitolata in modo volutamente neologistico “L’impazzienza che mi anima”, propongono il tema dell’irrequietezza, delle visioni vicine ma che svegliano ricordi remoti nella memoria, nell’immaginario, ansioso e così indomabile da parte dell’essere umano.
“Lavabit” è il nucleo di idee generato da quelle che l’autore ha definito le “solitudini bergamasche”, un sistema di pensieri che partendo dallo studio dell’umore umano ha trovato trasposizione in una serie di elaborazioni aventi come soggetto un elemento del familiare, ma attorno al quale e grazie al quale, si muovono e realizzano eventi incredibili. La pittura come possibilità di vedere l’impossibile, ma non l’impensabile. E il pensabile è anche nel profondo dello spettatore, nel suo inconscio, nelle sue paure ancestrali, come quelle che affiorano in lavori come “L’acqua fa ruggine” (olio su tela – nella foto) e “Non potabile”.
Anche la serie sulle mosche nasce da inquietudini di una visione vicina, domestica, che agita ma che assume la forma del consueto.
Le mosche spettatrici e parte del quotidiano, come in “Da qualche parte vicino Pensacola”, un’opera di realizzazione quasi situazionista, di interazione casuale col circostante: un paragrafo di libro aperto a caso, una frase scelta a caso, a far da sfondo al volo di una mosca su un evento di uomini, come in ogni nostra abitazione ogni giorno, spettatrice di fotogrammi di vita che, dal punto di vista dell’insetto, sono probabilmente senza senso, che si perdono in una visione del reale non umana, contrapposta allo stesso lavoro artistico, che vuole esserlo, invece, in maniera molto intima.
Ben presto, infatti, i soggetti diventano un pretesto, un lavabo o un insetto sono una trasposizione paradossale del assolutamente umano. Tutto questo in un afflato originale, ma che non esclude ispirazioni dai grandi dell’arte italiana del Novecento, che vengono citati ma anche riletti, l’informale nel figurativo, il metafisico nel realistico.
La mostra viene completata da alcune opere grafiche, a china.
A Roma, Renzo Francabandera ha esposto anche a Corviale, nel 2004, nella mostra d’arte e fotografia “Strade dell'arte, artisti raccontano la periferia – Corviale”, patrocinata del Comune di Roma, con dieci foto, e ha all’attivo alcune mostre dei lavori grafici e pittorici presso club d’arte della capitale.
L’autore, che si interessa da sempre in forma attiva di comunicazione e arte, vanta esperienze nel settore artistico, fotografico e collaborazioni con testate giornalistiche, occupandosi d’arte.
Le due serie presentate nell’occasione, in questa personale intitolata in modo volutamente neologistico “L’impazzienza che mi anima”, propongono il tema dell’irrequietezza, delle visioni vicine ma che svegliano ricordi remoti nella memoria, nell’immaginario, ansioso e così indomabile da parte dell’essere umano.
“Lavabit” è il nucleo di idee generato da quelle che l’autore ha definito le “solitudini bergamasche”, un sistema di pensieri che partendo dallo studio dell’umore umano ha trovato trasposizione in una serie di elaborazioni aventi come soggetto un elemento del familiare, ma attorno al quale e grazie al quale, si muovono e realizzano eventi incredibili. La pittura come possibilità di vedere l’impossibile, ma non l’impensabile. E il pensabile è anche nel profondo dello spettatore, nel suo inconscio, nelle sue paure ancestrali, come quelle che affiorano in lavori come “L’acqua fa ruggine” (olio su tela – nella foto) e “Non potabile”.
Anche la serie sulle mosche nasce da inquietudini di una visione vicina, domestica, che agita ma che assume la forma del consueto.
Le mosche spettatrici e parte del quotidiano, come in “Da qualche parte vicino Pensacola”, un’opera di realizzazione quasi situazionista, di interazione casuale col circostante: un paragrafo di libro aperto a caso, una frase scelta a caso, a far da sfondo al volo di una mosca su un evento di uomini, come in ogni nostra abitazione ogni giorno, spettatrice di fotogrammi di vita che, dal punto di vista dell’insetto, sono probabilmente senza senso, che si perdono in una visione del reale non umana, contrapposta allo stesso lavoro artistico, che vuole esserlo, invece, in maniera molto intima.
Ben presto, infatti, i soggetti diventano un pretesto, un lavabo o un insetto sono una trasposizione paradossale del assolutamente umano. Tutto questo in un afflato originale, ma che non esclude ispirazioni dai grandi dell’arte italiana del Novecento, che vengono citati ma anche riletti, l’informale nel figurativo, il metafisico nel realistico.
La mostra viene completata da alcune opere grafiche, a china.
A Roma, Renzo Francabandera ha esposto anche a Corviale, nel 2004, nella mostra d’arte e fotografia “Strade dell'arte, artisti raccontano la periferia – Corviale”, patrocinata del Comune di Roma, con dieci foto, e ha all’attivo alcune mostre dei lavori grafici e pittorici presso club d’arte della capitale.
23
ottobre 2007
Renzo Francabandera – L’impazienza che mi anima
Dal 23 ottobre al 07 novembre 2007
arte contemporanea
Location
IL CIRCOLINO
Bergamo, Via Luigi Luzzati, 6/C, (Bergamo)
Bergamo, Via Luigi Luzzati, 6/C, (Bergamo)
Vernissage
23 Ottobre 2007, ore 20
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