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Franco Cipriano – Di estrema memoria
una selezione di quaranta opere datate dal 1966 al 2007 che testimoniano di un percorso di ricerca in cui l’artista ha elaborato, fin dagli esordi, esperienze pittoriche di particolare intensità e riflessione espressiva.
Comunicato stampa
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Da sabato 27 ottobre al 2 dicembre il Fondo Regionale d'Arte Contemporanea ospiterà un'ampia mostra antologica di Franco Cipriano dal titolo “di estrema memoria”. La mostra, curata da Massimo Bignardi e promossa in collaborazione con l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, l'Università degli Studi di Siena (Facoltà di Lettere e Filosofia, cattedra di Storia dell'arte contemporanea) e l'Università degli Studi di Ferrara (Facoltà di Lettere e Filosofia, cattedra di Storia dell'arte contemporanea), propone una selezione di quaranta opere datate dal 1966 al 2007 che testimoniano di un percorso di ricerca in cui l'artista ha elaborato, fin dagli esordi, esperienze pittoriche di particolare intensità e riflessione espressiva. Nella metà degli anni Settanta l'esperienza di Cipriano s'indirizza verso spazi di riflessione sul senso della pittura come soglia tra reale, memoria e linguaggio. Di questo periodo sono i cicli Messaggi e Tavole topologiche: agli inizi degli anni Ottanta realizza L'oro di Karl Marx, una serie di tavole in cui linguaggio e ideologia s'incrociano nei frammenti della loro espressione.
Il corso successivo della ricerca va verso un'idea dell'opera come immagine-pensiero che nasce nei processi materiati della pittura. Attraverso, segni, materie e impronte figurali in cui la memoria traspare frammentariamente, l'opera di Cipriano nei secondi anni Ottanta emerge come campo di eventi pittorici che si delineano quali “soglie dell'invisibile”. Orizzonti dove l'immagine appare attraverso una “cancellazione”, dove la stratificazione della “pelle” della pittura risuona di un “ascolto delle ombre irraggiungibili”, dove la figura è corpo abissale, “senza fondo”. Nei cicli La cenere del cielo e Absentia picta, degli anni Novanta, la pittura di Cipriano si connota come spazio di tracce di corpi che emergono tra frammenti di forme e segni incisi nelle superfici, nere o di velati grigi. In una ambigua positura, tra emersione e scomparsa, le figure manifestano, nella loro sindonica indeterminatezza spaziale, il dialogo tra memoria e oblìo, tra presenza e assenza.
[...]Il tema centrale della ricerca di Franco Cipriano - scrive Massimo Bignardi nel saggio al catalogo monografico pubblicato per l'occasione da Plectica Editrice - è la pittura, posta quale nodo problematico del difficile rapporto tra lo sguardo e il pensiero: centralità evidenziata sin dalle opere realizzate nei primissimi anni Ottanta, quale ricomposizione di un dialogo con le immagini, con le tracce di frammenti iconici incontrati nelle concessioni che la mente fa alle apparizioni. È una posizione chiara, tutta concentrata sulla forza di un elaborato e colto progetto che, in anni di furore transavanguardista, cerca una possibile strada, un attraversamento, lontano dalla seduzione dei linguaggi strillati dalle riviste, capace di restituire all'occhio la trascendentale esperienza del 'pensiero' offerta da una delle più antiche sobillatrice della sfera emotiva: la pittura. È un' esperienza dentro la pittura, nella doppia immagine riflessa dell'occhio, che ha contorni netti e dichiarati come, anni addietro ho già avuto modo di segnalare nel testo introduttivo al catalogo della mostra L'Officina di Scafati, uno dei primi tentativi di riassumere e dare ordine a quella meravigliosa pagina dell'articolato panorama della giovane arte italiana, tra il 1984 e il 1987, della quale furono interpreti con Cipriano, Casciello, Vollaro, Pagano e Vangone. [...] È una direzione di ricerca che, ancora oggi, spinge Cipriano a riflettere sulla natura del segno e del colore, sulla sostanza della materia, sul suo valore formale, nonché a rapportarsi al simbolico e all'onirico, con il desiderio di rincontrare la pittura o, meglio, la sua sostanza di 'rappresentazione'. Un lavoro di analisi, di selezione che, nei lavori eseguiti nel corso degli anni Novanta, segnala una piena maturità[...].
La sua ricerca mostra chiaramente, dagli inizi degli anni Novanta, di essere pratica della pittura come “memoria dell'immemoriale”. Persistente come spazio originario dell'espressione umana, la pittura cerca di far risuonare lo spazio che è prima delle cose, concependo l'opera come 'corpo' in temporale.
[...]Franco Cipriano è un mitografo - rileva Gennaro Carillo nell'introduzione - , inscena miti, trascrive, trasfigurandoli, racconti dell'origine. Immette lo sguardo - il suo, il nostro sguardo - là dove non dovrebbe essere, dove non potrebbe essere: sulla scena di un evento staccato dal corso ordinario del tempo e attingibile per un solo preziosissimo, fuggevole istante chiamato kairos, l'«attimo senza ritorno, da cogliere come un fiore miracoloso». È dunque una pittura di bagliori, di aperture, di apparizioni, stati nascenti. Una pittura che sorprende centauri acefali e pantere care a Dioniso, angeli e serpenti, interrompendo l'intrico selvoso che li circonda e li avvince nelle sue spire; una pittura che apre attorno a queste figure incongrue una radura, una Lichtung, un lucus che le mostri, le metta a nudo nella loro evidenza palmare eppure misteriosa. Sue cifre sono la soglia, il limite, il bordo, la cenere, il segno ottenuto per negazione, per cancellazione, levando. Per Cipriano, dipingere è togliere i sigilli a un enigma riposto nella materia, rivelare una crittografia, una figura che attende di essere liberata, di venire alla luce. [...]
Recentemente un ciclo scultoreo ha rilanciato il “pensiero immaginale” dell'artista verso costruzioni di spazi e forme generati in una materia segnata da gesti arcaici, “architetture dell'altrove”, luoghi-memoria proiettati nel tempo cosmico, in ascolto dell'immemore. A tal proposito scrive Ada Patrizia Fiorillo: “Vale ricordare i suoi studi, rivolti, dopo la formazione artistica, sia verso aspetti costruttivo-progettuali, sia in una direzione di taglio più prettamente umanistico che lo porteranno a frequentare tanto la facoltà di Architettura quanto quella di Lettere e Filosofia. Non è un dato irrilevante se si considera che, dopo gli anni di partecipazione al 'sociale', Cipriano imbocca, precisamente verso la fine del decennio Settanta, la strada del ripiegamento, una sorta di riflessione su se stesso e sul proprio operato che lo conduce verso i territori del simbolico e del transeunte. Tempo e spazio come categorie della vita e del suo divenire in fuga perenne, trovano posto in alcuni lavori datati proprio sul limite di quel decennio”.
La mostra resterà aperta fino al 2 dicembre.
Franco Cipriano (Scafati, 1952). Diplomato al Magistero d'Arte di Napoli, ha frequentato la Facoltà di Architettura e quella di Lettere e Filosofia dell'Ateneo napoletano. Nel 1983 è stato segnalato per la pittura da Antonio Del Guercio nel Catalogo Bolaffi- Mondadori d'Arte Moderna. Ha iniziato giovanissimo a frequentare i gruppi dell'avanguardia napoletana, partecipando al dibattito sull'arte e la cultura 'provocato' da LUCA-Luigi Castellano. La sua formazione durante gli anni Settanta ha avuto percorsi multiformi. La pratica della pittura ha incrociato in quegli anni forme di intervento multimediale, teatrale, politico. Nel 1972 a Scafati è tra i promotori del Centro Sud Arte dove organizza la mostra Politikaction, ma anche altre esposizioni, interventi e manifestazioni culturali. Fino al 1976 ha promosso diversi interventi di teatro-immagine, mostre, la rivista NO, azioni negli spazi urbani.
Si è interessato di rapporti tra pittura, cinema, musica e teatro, realizzando tra il 1969 e il 1976 diversi interventi, collaborando con il Gruppo P.66 e fondando l'Operativo Comunicazioni Territorio: in tale ambito di attività si collocano sia la redazione di un quadro manifesto per la mostra Arte in Italia, tenutasi alla Galleria Comunale d'Arte di Torino, sia l'intervento alla X Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma, del 1975, con la Sala Rossa. Nel 1971 prende parte alla III Biennale Internazionale di Barcellona. Del 1974 è la personale Immagini per una città tenuta a Napoli alla Galleria Colonna; nel 1985 prende parte all'Italie Aujord'hui: sguardi sull'arte italiana dal 1970 al 1985, presso Villa Arson per l'organizzazione del Centro Nazionale d'Arte Contemporanea di Nizza; nel 1986 alla Quadriennale d'Arte di Roma. Tra le sue ultime personali si segnalano, del 1991, Finisterre, allestita presso la Galleria EnzoEsposito arte contemporanea di Napoli, mentre, del 1995, è Absentia picta promossa dall' Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Nel 1997 si dedica alla ceramica, realizzando una serie di opere che sono esposte, nello stesso anno, nella rassegna Artinceramica, tenutasi presso le Scuderie di Palazzo Reale e, nel 1998 nella mostra Arie mediterranee, promossa dal Medelhavsmuseet di Stoccolma, entrambe curate da Massimo Bignardi. È del 2006 la mostra personale, dal titolo L'immemore, tenutasi al Monastero di Camaldoli di Arezzo. Negli anni Novanta ha promosso i “Quaderni del Sole notturno”, dialoghi di scrittura e immagine. Dal 1972 insegna negli Istituti Statali d'Arte.
Direttore artistico e scientifico Massimo Bignardi
Coordinatore organizzativo Domenico De Chiara
Il corso successivo della ricerca va verso un'idea dell'opera come immagine-pensiero che nasce nei processi materiati della pittura. Attraverso, segni, materie e impronte figurali in cui la memoria traspare frammentariamente, l'opera di Cipriano nei secondi anni Ottanta emerge come campo di eventi pittorici che si delineano quali “soglie dell'invisibile”. Orizzonti dove l'immagine appare attraverso una “cancellazione”, dove la stratificazione della “pelle” della pittura risuona di un “ascolto delle ombre irraggiungibili”, dove la figura è corpo abissale, “senza fondo”. Nei cicli La cenere del cielo e Absentia picta, degli anni Novanta, la pittura di Cipriano si connota come spazio di tracce di corpi che emergono tra frammenti di forme e segni incisi nelle superfici, nere o di velati grigi. In una ambigua positura, tra emersione e scomparsa, le figure manifestano, nella loro sindonica indeterminatezza spaziale, il dialogo tra memoria e oblìo, tra presenza e assenza.
[...]Il tema centrale della ricerca di Franco Cipriano - scrive Massimo Bignardi nel saggio al catalogo monografico pubblicato per l'occasione da Plectica Editrice - è la pittura, posta quale nodo problematico del difficile rapporto tra lo sguardo e il pensiero: centralità evidenziata sin dalle opere realizzate nei primissimi anni Ottanta, quale ricomposizione di un dialogo con le immagini, con le tracce di frammenti iconici incontrati nelle concessioni che la mente fa alle apparizioni. È una posizione chiara, tutta concentrata sulla forza di un elaborato e colto progetto che, in anni di furore transavanguardista, cerca una possibile strada, un attraversamento, lontano dalla seduzione dei linguaggi strillati dalle riviste, capace di restituire all'occhio la trascendentale esperienza del 'pensiero' offerta da una delle più antiche sobillatrice della sfera emotiva: la pittura. È un' esperienza dentro la pittura, nella doppia immagine riflessa dell'occhio, che ha contorni netti e dichiarati come, anni addietro ho già avuto modo di segnalare nel testo introduttivo al catalogo della mostra L'Officina di Scafati, uno dei primi tentativi di riassumere e dare ordine a quella meravigliosa pagina dell'articolato panorama della giovane arte italiana, tra il 1984 e il 1987, della quale furono interpreti con Cipriano, Casciello, Vollaro, Pagano e Vangone. [...] È una direzione di ricerca che, ancora oggi, spinge Cipriano a riflettere sulla natura del segno e del colore, sulla sostanza della materia, sul suo valore formale, nonché a rapportarsi al simbolico e all'onirico, con il desiderio di rincontrare la pittura o, meglio, la sua sostanza di 'rappresentazione'. Un lavoro di analisi, di selezione che, nei lavori eseguiti nel corso degli anni Novanta, segnala una piena maturità[...].
La sua ricerca mostra chiaramente, dagli inizi degli anni Novanta, di essere pratica della pittura come “memoria dell'immemoriale”. Persistente come spazio originario dell'espressione umana, la pittura cerca di far risuonare lo spazio che è prima delle cose, concependo l'opera come 'corpo' in temporale.
[...]Franco Cipriano è un mitografo - rileva Gennaro Carillo nell'introduzione - , inscena miti, trascrive, trasfigurandoli, racconti dell'origine. Immette lo sguardo - il suo, il nostro sguardo - là dove non dovrebbe essere, dove non potrebbe essere: sulla scena di un evento staccato dal corso ordinario del tempo e attingibile per un solo preziosissimo, fuggevole istante chiamato kairos, l'«attimo senza ritorno, da cogliere come un fiore miracoloso». È dunque una pittura di bagliori, di aperture, di apparizioni, stati nascenti. Una pittura che sorprende centauri acefali e pantere care a Dioniso, angeli e serpenti, interrompendo l'intrico selvoso che li circonda e li avvince nelle sue spire; una pittura che apre attorno a queste figure incongrue una radura, una Lichtung, un lucus che le mostri, le metta a nudo nella loro evidenza palmare eppure misteriosa. Sue cifre sono la soglia, il limite, il bordo, la cenere, il segno ottenuto per negazione, per cancellazione, levando. Per Cipriano, dipingere è togliere i sigilli a un enigma riposto nella materia, rivelare una crittografia, una figura che attende di essere liberata, di venire alla luce. [...]
Recentemente un ciclo scultoreo ha rilanciato il “pensiero immaginale” dell'artista verso costruzioni di spazi e forme generati in una materia segnata da gesti arcaici, “architetture dell'altrove”, luoghi-memoria proiettati nel tempo cosmico, in ascolto dell'immemore. A tal proposito scrive Ada Patrizia Fiorillo: “Vale ricordare i suoi studi, rivolti, dopo la formazione artistica, sia verso aspetti costruttivo-progettuali, sia in una direzione di taglio più prettamente umanistico che lo porteranno a frequentare tanto la facoltà di Architettura quanto quella di Lettere e Filosofia. Non è un dato irrilevante se si considera che, dopo gli anni di partecipazione al 'sociale', Cipriano imbocca, precisamente verso la fine del decennio Settanta, la strada del ripiegamento, una sorta di riflessione su se stesso e sul proprio operato che lo conduce verso i territori del simbolico e del transeunte. Tempo e spazio come categorie della vita e del suo divenire in fuga perenne, trovano posto in alcuni lavori datati proprio sul limite di quel decennio”.
La mostra resterà aperta fino al 2 dicembre.
Franco Cipriano (Scafati, 1952). Diplomato al Magistero d'Arte di Napoli, ha frequentato la Facoltà di Architettura e quella di Lettere e Filosofia dell'Ateneo napoletano. Nel 1983 è stato segnalato per la pittura da Antonio Del Guercio nel Catalogo Bolaffi- Mondadori d'Arte Moderna. Ha iniziato giovanissimo a frequentare i gruppi dell'avanguardia napoletana, partecipando al dibattito sull'arte e la cultura 'provocato' da LUCA-Luigi Castellano. La sua formazione durante gli anni Settanta ha avuto percorsi multiformi. La pratica della pittura ha incrociato in quegli anni forme di intervento multimediale, teatrale, politico. Nel 1972 a Scafati è tra i promotori del Centro Sud Arte dove organizza la mostra Politikaction, ma anche altre esposizioni, interventi e manifestazioni culturali. Fino al 1976 ha promosso diversi interventi di teatro-immagine, mostre, la rivista NO, azioni negli spazi urbani.
Si è interessato di rapporti tra pittura, cinema, musica e teatro, realizzando tra il 1969 e il 1976 diversi interventi, collaborando con il Gruppo P.66 e fondando l'Operativo Comunicazioni Territorio: in tale ambito di attività si collocano sia la redazione di un quadro manifesto per la mostra Arte in Italia, tenutasi alla Galleria Comunale d'Arte di Torino, sia l'intervento alla X Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma, del 1975, con la Sala Rossa. Nel 1971 prende parte alla III Biennale Internazionale di Barcellona. Del 1974 è la personale Immagini per una città tenuta a Napoli alla Galleria Colonna; nel 1985 prende parte all'Italie Aujord'hui: sguardi sull'arte italiana dal 1970 al 1985, presso Villa Arson per l'organizzazione del Centro Nazionale d'Arte Contemporanea di Nizza; nel 1986 alla Quadriennale d'Arte di Roma. Tra le sue ultime personali si segnalano, del 1991, Finisterre, allestita presso la Galleria EnzoEsposito arte contemporanea di Napoli, mentre, del 1995, è Absentia picta promossa dall' Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Nel 1997 si dedica alla ceramica, realizzando una serie di opere che sono esposte, nello stesso anno, nella rassegna Artinceramica, tenutasi presso le Scuderie di Palazzo Reale e, nel 1998 nella mostra Arie mediterranee, promossa dal Medelhavsmuseet di Stoccolma, entrambe curate da Massimo Bignardi. È del 2006 la mostra personale, dal titolo L'immemore, tenutasi al Monastero di Camaldoli di Arezzo. Negli anni Novanta ha promosso i “Quaderni del Sole notturno”, dialoghi di scrittura e immagine. Dal 1972 insegna negli Istituti Statali d'Arte.
Direttore artistico e scientifico Massimo Bignardi
Coordinatore organizzativo Domenico De Chiara
27
ottobre 2007
Franco Cipriano – Di estrema memoria
Dal 27 ottobre al 02 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
FRAC – CONVENTO FRANCESCANO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Baronissi, Via Convento, (Salerno)
Baronissi, Via Convento, (Salerno)
Orario di apertura
lunedì - sabato ore 9.00/12.00 - lunedì e giovedì anche ore 16.00/19.00
Vernissage
27 Ottobre 2007, ore 18,30
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