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Il velo
Sette strade in un percorso espositivo che racconta e interpreta un oggetto di uso comune nelle diverse culture: il velo
Comunicato stampa
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Quante diverse interpretazioni può avere un oggetto di uso comune? Qual è la prospettiva giusta e corretta per considerare una tematica così attuale come quella dell’uso del velo? Qual è la storia di questo oggetto? E qual è, a seconda delle diverse latitudini e longitudini, il suo uso sociale, politico e antropologico?
È assolutamente evidente che il velo di una sposa italiana non ha nulla a che vedere con l’uso del sari in India, come un velario teatrale è dissimile da ciò che noi definiamo ‘un velo di polvere’ depositato su un oggetto qualsiasi.
Il velo in se è un manufatto ambiguo e sfuggente, la sua stessa composizione materiale può essere realizzata in infinite possibilità di trame e orditi. La sua storia è la storia dell’uomo, legata all’evoluzione della nostra specie e al suo trasformarsi. Dalla nascita alla morte la vita di ogni essere è vincolata a esso per pochi istanti o per molti momenti: questa mostra si ispira alla trama del tessuto e all’intrecciarsi dei suoi fili.
Il percorso espositivo vuole riprendere, in senso metaforico, l’ordito dei fili di un tessuto, povero o ricco, serico o di lino, antico o moderno che sia. Lo svolgersi del racconto sul velo avrà sette strade da seguire: la prima sulla velatura pittorica; la seconda sulla memoria e sulla traccia che sul velo lasciano le cose e in particolar modo il corpo dell’uomo; la terza il velo come simbolo della sposa, della verginità ma anche del lutto; la quarta come simbolo della sensualità e del sottile confine tra Eros e Thanatos; la quinta strada esaminerà il concetto del velo come separazione, come soglia o porta verso mondi ultraterreni e metafisici e come limite tra la vita e la morte; la sesta contrapporà orientalismo a occidentalismi e infine la settima strada proporrà una visione contemporanea di come viene utilizzato oggi il velo nelle diverse culture mondiali per inviare messaggi vecchi e nuovi.
È assolutamente evidente che il velo di una sposa italiana non ha nulla a che vedere con l’uso del sari in India, come un velario teatrale è dissimile da ciò che noi definiamo ‘un velo di polvere’ depositato su un oggetto qualsiasi.
Il velo in se è un manufatto ambiguo e sfuggente, la sua stessa composizione materiale può essere realizzata in infinite possibilità di trame e orditi. La sua storia è la storia dell’uomo, legata all’evoluzione della nostra specie e al suo trasformarsi. Dalla nascita alla morte la vita di ogni essere è vincolata a esso per pochi istanti o per molti momenti: questa mostra si ispira alla trama del tessuto e all’intrecciarsi dei suoi fili.
Il percorso espositivo vuole riprendere, in senso metaforico, l’ordito dei fili di un tessuto, povero o ricco, serico o di lino, antico o moderno che sia. Lo svolgersi del racconto sul velo avrà sette strade da seguire: la prima sulla velatura pittorica; la seconda sulla memoria e sulla traccia che sul velo lasciano le cose e in particolar modo il corpo dell’uomo; la terza il velo come simbolo della sposa, della verginità ma anche del lutto; la quarta come simbolo della sensualità e del sottile confine tra Eros e Thanatos; la quinta strada esaminerà il concetto del velo come separazione, come soglia o porta verso mondi ultraterreni e metafisici e come limite tra la vita e la morte; la sesta contrapporà orientalismo a occidentalismi e infine la settima strada proporrà una visione contemporanea di come viene utilizzato oggi il velo nelle diverse culture mondiali per inviare messaggi vecchi e nuovi.
28
ottobre 2007
Il velo
Dal 28 ottobre 2007 al 24 febbraio 2008
Location
CESAC – CENTRO SPERIMENTALE PER LE ARTI CONTEMPORANEE – IL FILATOIO
Caraglio, Via Giacomo Matteotti, 40, (Cuneo)
Caraglio, Via Giacomo Matteotti, 40, (Cuneo)
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
TAI AGENCY
Curatore