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Giuseppe Pirozzi – Le vicissitudini della materia
Pirozzi, abile maestro e sensibilissimo interprete del nostro tempo inquieto, lungo il corso di questi anni che ancora scorrono non ha mai smesso di interrogarsi e di lanciare il suo sguardo come vista trasversale.
Comunicato stampa
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Con la mostra "Le vicissitudini della materia" dello scultore Giuseppe Pirozzi inizia i suoi lavori l'Associazione Culturale MetartArte Contemporanea. Offrire in visione per la prima volta i tormenti della materia (una sorta di viaggio iniziatico ) non è cosa da poco sul territorio dove avviene, poco avvezzo alle arti
plastiche e a quelle visive in generale. Ma tale è l'energia vitale di queste opere che sono certo mentre scrivo, che essa arriverà fino in profondità nell'animo di quanti, volenti o nolenti
queste sale visiteranno. Da oscure profondità infatti risale verso la luce il "tempo della voce" che udiamo e vediamo insieme, per misterioso sortilegio di forze occulte e possenti, nascoste nel fuoco delle fusioni e delle braci, nelle lave incandescenti del bronzo che attendono di consolidarsi nella forma. Il dilemma più terribile insegue e attanaglia lo scultore d'artista: la forma. Come dare forma e concretezza ai trasalimenti dell'inconscio, come narrare nel visivo 'inesprimibile ' di cui parla il filosofo Andrea Emo quando afferma che solo "l'inesprimibile è degno di essere espresso”?
Pirozzi, abile maestro e sensibilissimo interprete del nostro tempo inquieto, lungo il corso di questi anni che ancora scorrono non ha mai smesso di interrogarsi e di lanciare il suo sguardo come vista trasversale. La trasversalità del suo sguardo avvolge per intero la materia plastica, mentre l'estetica dello sguardo si frantuma nelle continue incursioni del dato neonaturalistico, talora ricco di accentuazioni barocche. Di ampie aperture e drappeggi nella materia visitata da parte a parte, ornata di dischi, di cifre, di numeri immaginar! provenienti da uno sconosciuto universo, di sfilacciamenti che prima furono della cera o della creta e poi del bronzo, il suo medium prediletto negli ultimi quarantenni.
"L'anima si è fatta cosa" scriveva molti anni or sono quel finissimo critico che è stato Luigi Cartuccia, che aveva da par suo compreso con largo anticipo, le notevoli capacità plastiche del maestro napoletano, tanto che più avanti aggiungeva "I moti sono contratti, ridotta ali 'ultima più semplice opposizione : diastole e sistole di un povero oggetto, che forse rotola nei bassi di Napoli. Un oggetto fatto di specchi e di buio, che rotolando muta l'oscura materia in sangue e lamenti, rinnovando così l'eterno miracolo ". Come a dire Napoli città dei sangui. L'eterno miracolo della materia richiamata in vita dalle mani sapienti e febbrili, dove il modellato si sviluppa dall'interno, dal suo corpo occluso e cavernoso che spinge fuori le forme mentre la superficie alterna la lucente levigatezza dei volti femminili ad altre parti rudemente trafitte e attraversate, acuminate nel loro contatto con la luce e l'atmosfera, che diventa urto, attrito tra corpi. Allegorie notturnali che con le prime luci del giorno svaporano in nuove intenzioni tematiche, in cui anche la quotidianità domestica con i suoi oggetti ovvi e banali fa parte, come in "I tre seggi" del 1994, che sembrano scandire i rintocchi lenti del desio giornaliero.
In altre opere sempre di quel periodo come in "Le ragioni di un sogno", un grande occhio scruta dall'alto delle sue propaggini il mondo e le sue distorsioni, avvalorando in un certo senso i pulsanti automatismi onirici inconsci cari ai surrealisti.
Per arrivare alle opere più recenti, come "Unità scissa" del 2000, un blocco compatto di bronzo gremito di anfratti rugosi, che recupera e rammenta talvolta la materia solenne di un Perez, la cupa penombra dei corpi trascoloranti nel viluppo delle loro emozionalità, fino ad un lavoro del 2002 dal titolo "Portrait in square", raffigurante un bei volto a rilievo nella materia, incorniciato in un riquadro da ampie fasce, contornato da cerchi concentrici di tubi, che stringono il bei volto in una morsa tenace
Tenace e sempre vigile è l'acuta metamorfosi che trasforma, condannando ogni cosa, ogni corpo, ad essere sempre qualcosa di diverso da se, riportando ogni nuovo inizio all'origine delle nostre azioni, al di la della realtà visibile e dell'inconscio, fino al momento in cui storia e civiltà umana e mito si confondono. Come nel bronzo "Che tu sia per me il coltello " del 1999, una fusione imponente, solcata da profonde orografie e ben modellata nella sua staticità fortemente allegorica e drammatica. E ancora nei tré lavori del 2003, "Appoggio mentale", "Elogio della mano e del piede", e "Immagine Amalfitana" che rispecchiano rispettivamente momenti diversi all'interno della stessa matrice allegorica; dal volto da cui germinano foglie di fico selvatico, alla mano che si prolunga nella spazio attraverso l'arbusto, fino ali 'omaggio dell'artista alla costa di Amalfi e al suo frutto simbolo, il limone.
Attraverso le grandi masse plastiche l'opera di Pirozzi ci restituisce un corpo: il corpo della scultura come antidoto alla morte. Poi la notte, povera di sonno fa suo un verso dell 'Ecclesiaste "Neppure quando è notte ha riposto il suo cuore".
Gaetano Romano
plastiche e a quelle visive in generale. Ma tale è l'energia vitale di queste opere che sono certo mentre scrivo, che essa arriverà fino in profondità nell'animo di quanti, volenti o nolenti
queste sale visiteranno. Da oscure profondità infatti risale verso la luce il "tempo della voce" che udiamo e vediamo insieme, per misterioso sortilegio di forze occulte e possenti, nascoste nel fuoco delle fusioni e delle braci, nelle lave incandescenti del bronzo che attendono di consolidarsi nella forma. Il dilemma più terribile insegue e attanaglia lo scultore d'artista: la forma. Come dare forma e concretezza ai trasalimenti dell'inconscio, come narrare nel visivo 'inesprimibile ' di cui parla il filosofo Andrea Emo quando afferma che solo "l'inesprimibile è degno di essere espresso”?
Pirozzi, abile maestro e sensibilissimo interprete del nostro tempo inquieto, lungo il corso di questi anni che ancora scorrono non ha mai smesso di interrogarsi e di lanciare il suo sguardo come vista trasversale. La trasversalità del suo sguardo avvolge per intero la materia plastica, mentre l'estetica dello sguardo si frantuma nelle continue incursioni del dato neonaturalistico, talora ricco di accentuazioni barocche. Di ampie aperture e drappeggi nella materia visitata da parte a parte, ornata di dischi, di cifre, di numeri immaginar! provenienti da uno sconosciuto universo, di sfilacciamenti che prima furono della cera o della creta e poi del bronzo, il suo medium prediletto negli ultimi quarantenni.
"L'anima si è fatta cosa" scriveva molti anni or sono quel finissimo critico che è stato Luigi Cartuccia, che aveva da par suo compreso con largo anticipo, le notevoli capacità plastiche del maestro napoletano, tanto che più avanti aggiungeva "I moti sono contratti, ridotta ali 'ultima più semplice opposizione : diastole e sistole di un povero oggetto, che forse rotola nei bassi di Napoli. Un oggetto fatto di specchi e di buio, che rotolando muta l'oscura materia in sangue e lamenti, rinnovando così l'eterno miracolo ". Come a dire Napoli città dei sangui. L'eterno miracolo della materia richiamata in vita dalle mani sapienti e febbrili, dove il modellato si sviluppa dall'interno, dal suo corpo occluso e cavernoso che spinge fuori le forme mentre la superficie alterna la lucente levigatezza dei volti femminili ad altre parti rudemente trafitte e attraversate, acuminate nel loro contatto con la luce e l'atmosfera, che diventa urto, attrito tra corpi. Allegorie notturnali che con le prime luci del giorno svaporano in nuove intenzioni tematiche, in cui anche la quotidianità domestica con i suoi oggetti ovvi e banali fa parte, come in "I tre seggi" del 1994, che sembrano scandire i rintocchi lenti del desio giornaliero.
In altre opere sempre di quel periodo come in "Le ragioni di un sogno", un grande occhio scruta dall'alto delle sue propaggini il mondo e le sue distorsioni, avvalorando in un certo senso i pulsanti automatismi onirici inconsci cari ai surrealisti.
Per arrivare alle opere più recenti, come "Unità scissa" del 2000, un blocco compatto di bronzo gremito di anfratti rugosi, che recupera e rammenta talvolta la materia solenne di un Perez, la cupa penombra dei corpi trascoloranti nel viluppo delle loro emozionalità, fino ad un lavoro del 2002 dal titolo "Portrait in square", raffigurante un bei volto a rilievo nella materia, incorniciato in un riquadro da ampie fasce, contornato da cerchi concentrici di tubi, che stringono il bei volto in una morsa tenace
Tenace e sempre vigile è l'acuta metamorfosi che trasforma, condannando ogni cosa, ogni corpo, ad essere sempre qualcosa di diverso da se, riportando ogni nuovo inizio all'origine delle nostre azioni, al di la della realtà visibile e dell'inconscio, fino al momento in cui storia e civiltà umana e mito si confondono. Come nel bronzo "Che tu sia per me il coltello " del 1999, una fusione imponente, solcata da profonde orografie e ben modellata nella sua staticità fortemente allegorica e drammatica. E ancora nei tré lavori del 2003, "Appoggio mentale", "Elogio della mano e del piede", e "Immagine Amalfitana" che rispecchiano rispettivamente momenti diversi all'interno della stessa matrice allegorica; dal volto da cui germinano foglie di fico selvatico, alla mano che si prolunga nella spazio attraverso l'arbusto, fino ali 'omaggio dell'artista alla costa di Amalfi e al suo frutto simbolo, il limone.
Attraverso le grandi masse plastiche l'opera di Pirozzi ci restituisce un corpo: il corpo della scultura come antidoto alla morte. Poi la notte, povera di sonno fa suo un verso dell 'Ecclesiaste "Neppure quando è notte ha riposto il suo cuore".
Gaetano Romano
26
aprile 2004
Giuseppe Pirozzi – Le vicissitudini della materia
Dal 26 aprile al 30 maggio 2004
arte contemporanea
Location
METART ARTE CONTEMPORANEA
Ottaviano, Via Pentelete, 36, (Napoli)
Ottaviano, Via Pentelete, 36, (Napoli)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 10.00-13.00 e 16.30-20.00; sabato 10.00-13.00, pomeriggio per appuntamento
Vernissage
26 Aprile 2004, ore 19