11 aprile 2024

UMESH SHAH “LOCAL LANGUAGE” DALL’8 AL 14 APRILE IN VIA MELZO 19 A MILANO E DAL 17 AL 21 APRILE SULL’ISOLA DI SAN SERVOLO, PALAZZINA LIBECCIO, A VENEZIA

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Umesh Shah è un pittore e professore di Belle Arti presso la Tribhuvan University, in Nepal.

Cresciuto in un distretto rurale del Nepal al confine con l’India, Shah ha trascorso l’infanzia osservando gli affreschi d’arte Mithila che sua nonna dipingeva sulle pareti durante le festività religiose e le funzioni familiari. L’arte Mithila è una forma di pittura tradizionale indiana, nota per l’utilizzo di piante locali come pigmenti, sterco di mucca per il trattamento della carta e bastoncini di bambù o dita al posto dei pennelli. L’artista, ad oggi, applica la pittura solo con spatole e coltelli.

Nei suoi dipinti, Umesh Shah trasforma scene rurali in narrazioni epiche con carri trainati da cavalli quasi surrealisti, colori insoliti tipici delle divinità, proporzioni sovradimensionate e riferimenti religiosi.

Il profondo legame delle figure femminili dei dipinti di Shah con la natura rende questi personaggi simili ad archetipi. Secondo le teorie di Jung, un archetipo è un’immagine mentale primitiva ereditata dai primi antenati, che si suppone sia presente nell’inconscio collettivo, con istinti naturali che presentano e motivano il comportamento umano. Ragazze e donne, nelle opere di Shah, sono spesso raffigurate mentre liberano animali dalla prigionia. Non è la raffigurazione a rappresentarle come delle dee, ma è la nobiltà dei loro gesti a farle assurgere a immagini primordiali.

Nei dipinti di Umesh Shah, i simboli semiotici indù vengono utilizzati come punti focali meditativi per la contemplazione dell’ambiente circostante e di momenti quotidiani che assumono la dignità di rituali, calando nel contemporaneo antiche tradizioni artistiche locali.

Informazioni
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Maria Acciaro
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