03 giugno 2004

Bergonzoni. Dal teatro alla galleria

 
E’ un artista che ha sconvolto il linguaggio. Ora Alessandro Bergonzoni racconta la sua passione per Burri, Pollock e Cattelan; della sua amicizia con Pirro Cuniberti e Mimmo Paladino, del suo disprezzo di tutto ciò che è figurativo, finanche Piero della Francesca. Una scoperta che arriva tardi ma con forza. E che lo porterà –a breve- a organizzare una mostra all’estero. E presto forse anche in Italia…

di

Ti ho visto l’anno scorso all’Arte Fiera di Bologna e mi sono chiesto: cosa c’entra Bergonzoni con l’arte?
Frequento l’Arte Fiera da quando l’amico Roberto Bissani vi ha debuttato quattro anni fa. Pirro Cuniberti, uno splendido ottantenne, mi ha in seguito introdotto nel suo studio, dove ho scoperto ciò che era dentro di me, atavicamente, chissà da quanti anni. La passione del colore e la voglia del disegno mi è scoppiata dentro brutalmente.

E quali sono le conseguenze?
Questo è un piccolo scoop per Exibart. Sto lavorando con l’arte da un anno e mezzo; cerco di vedere cosa mi sta chiamando così violentemente. E’ qualcosa di impellente che non riesco ad abbandonare. Sto lavorando anche al cinema, al teatro, alla radio e dentro c’è anche questa storia che non dà tregua. Seguo diverse mostre, andando fino a Berlino o Monaco. Sono andato a vedere Rauschenberg e per due volte Burri con un critico che adoro, Giuliano Serafini, che è anche biografo di Burri. Poi c’è l’amicizia con Mimmo Paladino. Tutto ciò mi ha fatto entrare un poco dentro le cose, da neofita che ignora, ma con una violenza “esantematica”, se sapessi cosa vuol dire esattamente…

Sembra che il tuo amore per l’arte sia nato grazie a rapporti personali. E il teatro c’entra qualcosa?
No, da qui non ci sono entrato, neppure quando ho visto Ronconi. Questo scatto violentissimo è frutto di una impollinazione artificiale che è maturato in silenzio per poi scoppiare all’improvviso.

Forse hanno influito i tuoi studi e la tua formazione giovanile?
L’educazione artistica mi divertiva tanto quanto fare i temi, niente di più. Sai cosa, però. Da quattro anni faccio scrittura figurata, da dipingere sui muri: è stata un’altra esperienza che mi ha sconvolto. Forse vedendo certi Basquiat, certi Duchamp, ho fotografato tutte queste cose per poi rifarle istintualmente e subliminalmente. Adesso è emerso l’iceberg ma lavoravo già prima mentalmente.

Ora parliamo proprio dei tuoi lavori. Cosa stai facendo?
Sto lavorando a dei pallets con della scrittura sopra. Sto anche facendo della carta con pittura e scrittura, composizioni scultoree e installazioni con tubi di plastica e di ferro. Sto facendo quello che è già stato inventato, però mi rendo conto che prima di me c’erano Cochi e Renato e i Fratelli Marx e che quindi non ho inventato niente neanche nel teatro. Come autore di cinema ho difficoltà ad immaginarmi le scene. Questo significa che la mia porta verso l’arte è più materica, pittorica, pollockiana. Il film sulla sua vita mi ha fatto male davvero. Sono uscito dicendo non perdo più tempo, devo buttarmi dentro.
Alessandro Bergonzoni
C’è già qualche galleria che si occupa di te?
Questo sì, ma si occupano del personaggio di spettacolo che fa altre cose. Io vorrei provare a passare da una porta che prescinde dal mio essere comico. Mi piacerebbe debuttare all’estero e vedere cosa dice la gente che vede un Bergonzoni ma non lo associa al mio personaggio. Il mio progetto sfocerà sicuramente in una mostra. E’ una promessa.

Introdurrai nel lavoro visivo anche la tua capacità di plasmare il linguaggio?
Sì, perché la tela e la scrittura mi stanno manipolando di brutto. Ho anche bisogno di colore. Dopo aver visto Burri sono stato male, male, male. I suoi rossi… Il mio modo di arrivare all’arte è molto informale e anarchico, anche ignorante. Il che non mi impedisce di andare a curiosare dentro. Ho un po’ di cose da raccontare.

Mi hai sempre dato l’idea di “soffrire” di bulimia intellettuale, ti succede anche con le mostre?
Sono come tu dici con quello che mi martoria maggiormente. Con il teatro non è così: ci vado poche volte l’anno per vedere cose specialissime. Con il cinema invece vado a vedere di tutto. Corro in automobile da cinque anni e anche lì sono un bulimico del fare. Non mi interessa andare nei circuiti a vedere la Formula 1, devo correre io. Vado alle mostre per uscirne disturbato. E’ una malattia, una grossa perturbazione, come gli incontri, le opere e le molte biografie d’artista che leggo. C’è un disturbo e una violenza creativa maggiore che nel teatro, che mi dà meno anche se lo faccio da vent’anni.

La tua immaginazione sembra un tornado di parole. Si arresta quando sei davanti alle opere?
Esternamente sì, dentro un macrocosmo prende il sopravvento. Ti parlo di tempesta ormonale, di violenza e bombardamento psicologico in cui si muove tutto, il mio passato e il mio presente. E’ un campo minato, distruttivo, che però forma dei buchi meravigliosi dove io andrò a lavorare.

Si possono vedere le tue opere?
No, nella maniera più assoluta.

Ne sei geloso?
No, no…

Se ti mando un fotografo per un servizio?
Non posso, non posso, non devo. Mi è già stato chiesto ma io voglio andare prima a misurarmi all’estero.

Quindi esporrai prima all’estero e poi verrai in Italia?
Sicuro. Oppure, ma non posso dire di più, ho un progetto davvero grosso. E’ un lavoro su un luogo tra Bologna e Firenze, di grande sensualità ed erotismo visivo, innovativo e curioso al pari delle opere che esporrò. Avrò la risposta a fine anno.

Quale arte non ti piace?
Tutto quello che è figurativo. Quando sono andato a Città di Castello per vedere Burri, ho rifiutato di visitare Piero Della Francesca. So che la mia è una volgare bestemmia, ma quello che viene prima del Novecento non mi interessa. So che è diabolico, perché lì dentro ci sono delle precursioni eccezionali, però ti parlo da disturbato e non da cultore dell’arte.

Secondo te c’è attinenza tra il mondo del Novecento e la sua arte?
Specifica, spirituale, avulsa, comica quasi: questa è per me l’arte del Novecento. I critici dicono che tanti grandi artisti ci parlano della città. Sono d’accordo, però trovo che il loro modo di farlo è avulso. L’arte è un’anarchia totale.
Alessandro Bergonzoni
Hai visto l’ultima Biennale di Venezia?
No, ma quella precedente sì. E capisco che lì si aprono controversie, come quella di Cattelan, che apprezzo molto. Capisco che possa essere modaiolo, ma non mi interessa. L’arte deve essere una cosa libera.

Cosa ne pensi della sua opera vandalizzata a Milano?
Lo scandalo è nella mancanza di idee e di creatività. Invece di togliere i manichini di bambini impiccati, che forse è vero potrebbero essere messi in mostra piuttosto che in piazza, possiamo parlarne per ore, dobbiamo scandalizzarci dell’ironia caduta in mano a politici e giornalisti. Lo scandalo è che tutto ormai è tv, che tutto è merce. Dobbiamo tirare giù questi impiccati qua prima di censurare l’arte, che ci salverà perché è l’unica via di scampo. La ricchezza e il potere devono portare all’arte. Altrimenti moriamo.

Stai per approdare anche al cinema…
Ho consegnato la sceneggiatura alla Mikado film ma abbiamo un ritardo psico-tattil-economic-organizzativo e lo gireremo nel 2005. Sarà un road movie, dove io vado in giro per il mondo a cercare le verità assolute, non un monologo cinematografico o un comico che fa cinema per fare le stesse cose che a teatro. Il regista sarà Fabio Scamoni, aiuto regista di Salvatores. Un’operazione grammaticale nuova.

articoli correlati
Bergonzoni scrive per Cuniberti
Tratto continuo
link correlati
www.bergonzoni.it

nicola angerame

[exibart]

10 Commenti

  1. Mah, a leggere il numero di arte di due mesi fa Bergonzoni conosceva a malapena due artisti secondari e citava come sua musa una gallerista della sua città che qui non compare.
    E poi ai vernissage mi sembra lì più per essere lui in mostra che vedere la stessa…

  2. Piero Della Francesca è un pittore “figurativo”.
    Ti piace l’astratto? Perché non mi vieni ad imbiancare le pareti di casa?

  3. L’amicizia con Pirro Cuniberti? Vorrete dire l’amicizia con la figlia di Pirro Cuniberti… E per il resto do ragione al Maltese. Fatto salvo il fatto che non ho ancora visto niente di suo e magari dietro al suo vocione nasconde effettivamente una notevole sfera emotiva.

  4. Fantastico,il mio stimolatore di materia grigia preferito si interessa pure di Burri!

    Io sto lavorando su un progetto di danza contemporanea sull’arte del maestro!
    Mangio pane e “Muffe”da due anni; sarei curiosissima di sapere cosa ne pensi della sua arte!

    Intanto fra un po’ arrivi nella mia città con il tuo ultimo spettacolo, verrò a vederti!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui