25 maggio 2007

fino al 27.V.2007 Love Addiction Monfalcone (go), Galleria Comunale

 
Le avanguardie degli anni Sessanta e Settanta e la produzione degli ultimi anni, accostati in un'inedita chiave di lettura: l'amore. Che evolve da gesto libertario e sovversivo ad operazione estetica...

di

Amare è donare ciò che non si ha a qualcuno che non lo vuole. Potrebbe muovere dalle parole di Lacan la ricognizione sui trenta video di questa rassegna. Evento che propone una chiave di lettura particolare e trasversale come l’amore, per certi aspetti inevitabilmente un pensiero debole. La mostra è costruita infatti sulle dinamiche di prossimità di questo sentimento e di conseguenza i soggetti dei video lambiscono talvolta solo lateralmente il tema, anche se la carica emotiva trasmessa è sempre riconducibile al sentimento che da secoli fa cantare i poeti e ansimare gli uomini.
L’allestimento è molto curato e stimolante poiché permette, nella sala maggiore, una visione contemporanea nelle diverse postazioni, senza vi siano interferenze sonore tra i vari lavori (che grazie ad un sistema di altoparlanti a ombrello). Sono così accostati video riprodotti una sola volta con altri in loop. Il che, se da un lato può rendere la fruizione faticosa, permette di muoversi liberamente senza avere la sensazione di perdersi qualcosa.
Il nucleo storico è composto da opere molto note, realizzate tra gli anni Sessanta e Settanta, per loro natura estreme, nel linguaggio, nelle intenzioni e nell’approccio degli artisti. Ecco così il surreale e orgiastico Flaming Creatures di Jack Smith e Undertone (1972) in cui Vito Acconci (cui è dedicato anche il lavoro soft porno a quattro mani Fresh Acconci di McCarthy-Kelley) è seduto ad un tavolo, esattamente all’opposto dello spettatore, mentre si masturba convincendosi -e convincendoci- della presenza di una donna sotto il tavolo.
Johanna Billing, Where She Is At, 2001 durata 7
Intelligentemente il video di Yoko Ono che cerca di togliersi un soffocante reggiseno è affiancato dalla documentazione della lunghissima performance realizzata nel ’77 da Marina Abramović e dall’allora compagno Ulay legati per i capelli, schiena contro schiena, impossibilitati a muoversi. Liberi ma chiusi nei lacci dell’amore che li costringe in un muto corpo a corpo.
Mostruosi fino ad essere esilaranti i personaggi in plastilina di Nathalie Djurberg, che sembrano sviscerare le stesse dinamiche di violenza che sottendono la lettura psicoanalitica delle fiabe infantili. E anche gli amanti ritratti nel video Hurt So Good di Ottonella Mocellin e Simone Pellegrini giocano ad affogarsi a vicenda nell’acqua del mare, mentre in sottofondo una canzone ci racconta che piacere e dolore si intrecciano. Si abbracciano in un bacio lungo e appassionato due dei tre protagonisti del sofisticatissimo video di Jusper Just, bacio in grado di sciogliere le tensioni sotterranee abilmente costruite con uno stile misurato che strizza l’occhio al cinema e alla pubblicità. Valerio Rocco Orlando presenta, senza mai staccare l’obiettivo, un’altra delle sue figure femminili: è la cantante Amalia Grè, seduta su di un divano, mentre canta una canzone tra sé e sé. E l’amore, si sente, è quello dell’artista per la persona che ritrae.
Yang Fudong, Liu Lan, 1993, durata 14
Altre sensazioni invece trasmette il ballo di Julio & Lupita di Aurora Reinhard, in cui un uomo di mezza età balla con trasporto e forte intensità erotica con una bambola a dimensioni reali, che sublima da infantile oggetto transazionale a metafora di desiderio e mancanza. In altri video (per esempio Mathew Sawyer o Johanna Billing) il valore dell’amore è solo metaforico e forse troppo periferico per giustificare una lettura come quella suggerita da Love Addiction. Che forse avrebbe dovuto −visti i tempi− premere maggiormente su aspetti ancora più controversi, non ultimo l’omosessualità.

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Love Addiction. Pratiche video dal 61’ ad oggi
a cura di Andrea Bruciati
catalogo in preparazione con testi di Andrea Bruciati, Caroline Corbetta, Milovan Farronato, Luigi Fassi, Daniele Perra, Elena Volpato
(video di Marina Abramović e Ulay, Vito Acconci, Emmanuelle Antille, Johanna Billing, Mircea Cantor, David Claerbout, Elenia Depedro, Nathalie Djurberg, Koo Donghee, Yang Fudong, Jonathan Horowitz, Jesper Just, Martin Kersels, Yayoi Kusama, Annika Larsson, Lovett & Codagnone, Paul McCarthy e Mike Kelley, Slava Mogutin, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Jonathan Monk, Yoshua Okon, Anneè Olofsson, Yoko Ono, Valerio Rocco Orlando, Aurora Reinhard, Moira Ricci, Mathew Sawyer, Markus Schinwald, Jack Smith, Salla Tykkä, Scott Treleaven, James Yamada, Bruce e Norman Yonemoto, Clemens von Wedemeyer, T.J.Wilcox)
Monfalcone (Go), Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Piazza Cavour 44 (centro città)
tutti i giorni 20-23
ingresso libero
attività didattiche e visite guidate a cura di Eva Comuzzi
per informazioni tel. 0481 494369, fax 0481 494352
galleria@comune.monfalcone.go.it
www.comune.monfalcone.go.it/galleria


[exibart]

3 Commenti

  1. @@@Potresti fare una sintesi dei principali problemi e di come pensi di risolverli da qui al 2010?–

    da http://fondo-investimento-etico.blog.kataweb.it/

    L’acqua con la Serpentina. L’energia con il Motore di Schietti.

    Poi i fondi di investimento in piccole aziende etiche per innescare cicli virtuosi economici. Quindi investimenti in agriturismi, piscine Solari, biomassa, licenze di uso razionale delle foreste, case ecologiche, riserve di pesca artificiali, compagnie teatrali itineranti, aziende istallatrici di Serpentine, Motori di Schietti, ecc ecc

    Chi è senza lavoro, venditori di fondi etici e di biglietti per festival culturali popolari.

    I festival di cultura popolare nei giardinetti dei quartieri con spazi appositi per i bambini più piccoli e campetti sportivi per quelli più grandi organizzati dai comitati autonomi di residenti.

    I comitati autonomi con l’obiettivo di finanziarsi con iniziative culturali e di investire parte dei proventi in fondi etici con l’obiettivo entro 4 anni di retribuire tutti i volontari.

    La biomassa e l’uso razionale delle foreste è molto importante e quindi lo ridico.

    Le linee di prodotti di aziende etiche che rispettano i diritti dei lavoratori, dell’ambiente e dei consumatori, i detersivi biodegradabili.

    I legumi al posto della carne e le riserve di pesca artificiali modello Torre.

    Tecnici che offrano consulenza gratuita. Servizio civile obbligatorio, eurocomunali, … E poi chi più ne ha più ne metta.

    L’unica cosa che non serve è la scuola, potete farne a meno, non serve a niente, non si impara niente, il 70% degli studenti sono drogati, ci sono più suicidi che morti in incidenti stradali, gli ingegneri non sanno avvitare le lampadina.

    Le scuole superiori ed universitarie non servono a niente, non perdete tempo a costruire scuole, datevi da fare con le dinamiche nonviolente schie,ttiste.

  2. personalmente credo che il tema dell’omosessualità fosse presente in modo molto raffinato dalla mostra, soprattutto nei lavori di vari artisti come Antille, Depedro, Horowitz, Just, Larsson, Lovett&Codagnone, Mogutin, Orlando, Smith, Treleaven, Wilcox

  3. Ho avuto modo di vedere il catalogo della mostra. Un catalogo fisico tattile, un oggetto come testimonianza a sè stante ma che rimanda ad un operazione complessa, volutamente provocatoria se vogliamo ma lontano dalla volgarità e alla banalità. Uno sgurdo intimista sulla realtà dell’amore a tutto tondo. Complimenti!

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