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Alejandro Capriles – Kalophos
Con il titolo di questa mostra, Kalophos dal greco “kalos” (bella) e “phos” (luce), l’artista ci rivela una singolare interpretazione della memoria tramite strati luminosi di trasparenza e distorsione – la vita osservata attraverso un caleidoscopio.
Comunicato stampa
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Proseguono gli appuntamenti con le esposizioni al FAT bar/bookshop e Gallery del CAOS Centro Arti Opificio Siri.
Giovedì 8 aprile 2010 inaugura la mostra Kalophos creata, pensata e curata dell'artista Alejandro Capriles.
Parlare del lavoro artistico di Alejandro Capriles è un pò come intraprendere un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, stuzzicando le emozioni custodite dalla memoria: in poche parole è un viaggio nel nostro mondo sulle note dell'arte contemporanea.
Il tema centrale dell'opera di Alejandro Capriles è la memoria. Secondo Vittorini Andreoli la memoria delle immagini si deposita in noi ed è quella a cui leghiamo i sentimenti. Essa restituisce in modo irrazionale e involontario le crisalidi del passato che credevamo perdute, le sensazioni, i sentimenti, gli odori ed i sapori. Tali eventi riaffiorano quando una situazione attuale viene a sovrapporsi a un simile evento passato, evento che immancabilmente restituisce un frammento di vita trascorsa. Non è un caso infine che per gli antichi Greci la dea della memoria, Mnemosine, fosse la madre delle muse: entità ispiratrici e protettrici delle arti. Se non ricordiamo non possiamo comprendere il mondo. Fatte queste premesse è ormai facile comprendere in maniera più approfondita il lavoro dell'artista.
Con il titolo di questa mostra, Kalophos dal greco "kalos" (bella) e "phos" (luce), l'artista ci rivela una singolare interpretazione della memoria tramite strati luminosi di trasparenza e distorsione - la vita osservata attraverso un caleidoscopio. Alejandro Capriles crea delle scatole: contenitori di spazi artificiali in cui le immagini si sovrappongono strato su strato utilizzando vetri che distorcono le immagini mostrandole e celandole al tempo stesso, un pò come spesso esse rimangono celate nella nostra memoria ed impossibili da recuperare consciamente. Nelle sue opere l'artista mette se stesso, il proprio io più profondo; le immagini che vuole regalarci ma che cela perché lo spettatore possa compiere un proprio percorso interiore per giungere in questo modo alla una giusta empatia. Le opere di Capriles sono quindi strettamente connesse anche con l'elemento temporale che inevitabilmente e inesorabilmente scorre e sedimenta, lasciando le sue tracce dentro di noi e scavando solchi e sbiadendo le immagini del nostro passato.
Alejandro Capriles ferma dentro le sue creazioni una parte di tempo, e allo stesso modo un ricordo (che è più sinestetico che descrittivo), cristallizzandolo e riuscendo così ad incantarci con la sua magia, con la sua arte.
Giovedì 8 aprile 2010 inaugura la mostra Kalophos creata, pensata e curata dell'artista Alejandro Capriles.
Parlare del lavoro artistico di Alejandro Capriles è un pò come intraprendere un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, stuzzicando le emozioni custodite dalla memoria: in poche parole è un viaggio nel nostro mondo sulle note dell'arte contemporanea.
Il tema centrale dell'opera di Alejandro Capriles è la memoria. Secondo Vittorini Andreoli la memoria delle immagini si deposita in noi ed è quella a cui leghiamo i sentimenti. Essa restituisce in modo irrazionale e involontario le crisalidi del passato che credevamo perdute, le sensazioni, i sentimenti, gli odori ed i sapori. Tali eventi riaffiorano quando una situazione attuale viene a sovrapporsi a un simile evento passato, evento che immancabilmente restituisce un frammento di vita trascorsa. Non è un caso infine che per gli antichi Greci la dea della memoria, Mnemosine, fosse la madre delle muse: entità ispiratrici e protettrici delle arti. Se non ricordiamo non possiamo comprendere il mondo. Fatte queste premesse è ormai facile comprendere in maniera più approfondita il lavoro dell'artista.
Con il titolo di questa mostra, Kalophos dal greco "kalos" (bella) e "phos" (luce), l'artista ci rivela una singolare interpretazione della memoria tramite strati luminosi di trasparenza e distorsione - la vita osservata attraverso un caleidoscopio. Alejandro Capriles crea delle scatole: contenitori di spazi artificiali in cui le immagini si sovrappongono strato su strato utilizzando vetri che distorcono le immagini mostrandole e celandole al tempo stesso, un pò come spesso esse rimangono celate nella nostra memoria ed impossibili da recuperare consciamente. Nelle sue opere l'artista mette se stesso, il proprio io più profondo; le immagini che vuole regalarci ma che cela perché lo spettatore possa compiere un proprio percorso interiore per giungere in questo modo alla una giusta empatia. Le opere di Capriles sono quindi strettamente connesse anche con l'elemento temporale che inevitabilmente e inesorabilmente scorre e sedimenta, lasciando le sue tracce dentro di noi e scavando solchi e sbiadendo le immagini del nostro passato.
Alejandro Capriles ferma dentro le sue creazioni una parte di tempo, e allo stesso modo un ricordo (che è più sinestetico che descrittivo), cristallizzandolo e riuscendo così ad incantarci con la sua magia, con la sua arte.
08
aprile 2010
Alejandro Capriles – Kalophos
Dall'otto aprile all'otto maggio 2010
arte contemporanea
Location
CAOS – CENTRO PER LE ARTI OPIFICIO SIRI
Terni, Viale Luigi Campofregoso, 98, (Terni)
Terni, Viale Luigi Campofregoso, 98, (Terni)
Autore
Curatore