18 aprile 2002

Tracce, segni e disegni Intervista con Angela Kingston, curatore del Centre for Drawing, Wimbledon School of Art

 
Scopriamo con Angela Kingston uno degli attuali programmi di residenza e ricerca più interessanti a Londra. Dall’autunno 2000, il Centre for Drawing della Wimbledon School of Art ha già dimostrato ampie potenzialità di sviluppo e risultati degni di una particolare attenzione nel campo oggi riscoperto e ridiscusso del disegno...

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Il Centre for Drawing è uno spazio espositivo e di ricerca, dedicato alla pratica ed allo studio del disegno, considerato non solamente nel suo carattere ancestrale, alle origini del fare arte, ma soprattutto nella sua condizione e nel suo ruolo oggi. Parte integrante della Wimbledon School of Art, questo spazio è stato pensato dal suo curatore Angela Kingston come una sorta di studio-galleria, in cui artisti che hanno ormai raggiunto una certa notorietà anche a livello internazionale vengono invitati a realizzare disegni nel corso di una residenza di sei settimane. I lavori, presentati e discussi con gli studenti nel corso del loro prodursi, una volta realizzati vengono poi presentati in una mostra per il più ampio pubblico ed accompagnati da una serie di letture ed incontri.
Il centro rappresenta per gli artisti invitati una sorta di rifugio, occasione per riflettere ed insieme produrre. Così Vong Phaophanit spiega che la sua residenza, nell’ottobre 2000, è stata “un punto di partenza per la riscoperta di una dimensione del suo lavoro lasciata a margine”, spostando l’attenzione grafica dalla funzionalità informativa e tecnica (in relazione ad installazioni di grandi dimensioni) alla sua pura gesturalità. Per Ansuya Blom lHeath’interesse si è concentrato sulle “linee che escono fuori dal disegno” e sul “legame tra scrittura e disegno, da cui il disegno deriva un senso di indiretta narratività, potenza linguistica e libertà”. Alexander Roob ha preferito l’elemento tattile del disegno, in cui “una relazione più fluida e fisica con la realtà si viene a sviluppare”, al di là della rigida percezione. Claude Heath ha lavorato sul rapporto tra tri-dimensionalità del movimento e bi-dimensionalità del disegno. Infine Lucy Gunning è rimasta attenta ai possibili “paralleli tra disegno e film”, “quanto il registrare qualcosa con una matita o con una telecamera non è tanto un modo per catturare un oggetto esistente ma piuttosto per crearne uno nuovo”.
Abbiamo invitato Angela Kingston a parlare delle motivazioni e degli sviluppi del progetto.

Che importanza ritiene che il disegno abbia oggi? Quali aspetti di tale forma e pratica pensa che siano principalmente riscoperti dagli artisti contemporanei, e perchè?
Si parla di una riscoperta e risorgenza del disegno – e ci sono disegni dovunque ci si guardi intorno oggi, soprattutto se facciamo un confronto con i tardi anni ’80 ed i primi anni ’90, quando il disegno sembrava quasi scomparso dalla scena. Però ritengo che gli artisti hanno sempre disegnato ed il disegno è sempre stato importante nella pratica artistica – semplicemente gallerie e critici e collezionisti oggi, in Inghilterra almeno, sono molto più interessati al disegno di prima.
È anche vero che c’e’ stato un momento, circa una decina di anni fa, quando il disegno è quasi improvvisamente tornato alla ribalta grazie ad alcuni artisti più giovani ed è stata l’energia del loro lavoro a far breccia e rianimare lo scenario. Le gallerie non potevano più ignorare un tale medium.
Se devo generalizzare, ritengo che ciò che questi artisti di “rottura” condividono è il fatto che il loro lavoro, in quanto disegno, è una sorta di macroscopico paradosso. Hanno preso gli elementi per i quali il disegno è tradizionalmente valutato – la sua natura di work-in-progress, la funzione di strumento di apprendimento, l’autenticità ed intimità, immediatezza e leggibilità, i suoi obbiettivi “seri” – e li hanno capovolti e mescolati. I disegni ai quali faccio riferimento sono presentati come prodotti finali, piuttosto che come pezzi preparatori. Sono spesso realizzati in maniera infantile, quasi risorti dalla memoria, con un riferimento esagerato ed impudico all’intimità (Tracy Emin). Ci sono disegni che non sono quello che sembrano: un segno ‘naturale’ ed espressivo che, ad una più attenta inspezione, si riconosce fatto di centinaia di piccole tracce grafiche enfatizzate (Kate Davis e Paul Ryan). D’altro canto, scarabocchi apparentemente sconclusionati sono resi in lavori di grandi dimensioni, delicatamente seri (Mikey Cuddihy). E ci sono disegni a biro sorprendentemente virtuosi e divertenti nello stile dei tatuaggi (Paul McDevitt).
Non credo di poter spiegare perchè questi artisti disegnano in questo modo. Generalmente, penso che ormai da tempo viviamo con la necessità intellettuale di una decostruzione (o forse solo ironia) su grande scala, mentre allo stesso tempo siamo diventati più bravi a riconoscere le piccole ‘verità’ quotidiane di cui facciamo continua esperienza. Questo perverso genere di disegno, con la piccola matita-demonietto nella grande arena dell’Arte, sembra in qualche modo particolarmente attivo nell’attuale momento culturale.

Qual è il ruolo del Centre for Drawing in questo contesto?
Il Centre for Drawing, gestito come uno studio-galleria, è parte di una più ampia serie di attività che stanno attualmente rendendo il disegno molto più visibile – e siamo interessati a tutti gli aspetti del disegno contemporaneo, non solamente quelli che ho appena menzionato. Il Centre for Drawing si trova presso la Wimbledon School of Art, e questo dato viene variamente riflesso all’interno del progetto. È gestito rispondendo ad esigenze di ricerca sviluppatesi attorno alla seguente domanda: “Qual è la capacità del disegno di rivelare e dare forma alla conoscenza, in un modo che non appartiene a nessun’altra modalità nella produzione visiva?” Per poter cercare di rispondere a questa domanda noi invitiamo artisti, e talvolta designers, a venire a disegnare per sei o sette settimane, ed a questo segue immediatamente una mostra dei lavori realizzati nello studio-galleria.
Parte del ruolo del Centre for Drawing è privilegiare la pratica sul prodotto – e il contesto della scuola d’arte ne è la chiave. Poichè si tratta di un progetto in cui i lavori sono insieme realizzati e mostrati, accelerando l’intero processo in modo da farlo coincidere con la durata di un singolo trimestre accademico, siamo anche in grado di esemplificare l’immediatezza straordinaria del disegno in un modo quasi unico.

Da che cosa viene dettata la scelta degli artisti invitati?
Pubblicizziamo la residenza in una rivista d’arte in Giugno e chiediamo anche agli artisti che insegnano a Wimbledon di proporre altri artisti da invitare. Tutte le proposte ricevute vengono poi discusse da un largo numero di artisti-insegnanti nella nostra scuola.
Cerchiamo di coinvolgere artisti che lavorano con forme e media diversi. Il nostro primo artista, nell’autunno 2000, è stato Vong Phaophanit, uno scultore; la seconda è stata Ansuya Blom, che lavora generalmente con la pittura, il disegno e il mezzo cinematografico; il terzo artista quell’anno è stato Alexander Roob, che lavora esclusivamente con il disegno. Quest’anno lavoriamo con Claude Heath, un pittore, Lucy Gunning, scultrice ed artista-video, e Rae Smith, una scenografa. È la prima volta che ci siamo avventurati in territori disciplinari diversi e speriamo di lavorare presto anche con un architetto.
Cerchiamo di muoverci con attenzione tra le diverse modalità del disegno. Claude Heath, che ha un approccio abbastanza tradizionale quando disegna per generare il linguaggio immaginario dei suoi dipinti, è stato seguito da Lucy Gunning, che, al Centre for Drawing, ha per lo più scattato fotografie, esplorando l’idea che il disegno è uno stato mentale.
Cerchiamo di prendere in considerazione pratiche che gli studenti possono trovare stimolanti e di rilievo. È anche importante per noi accorgerci quando è il momento migliore, all’interno dell’attività di un artista, per rompere con qualunque altra cosa e disegnare intensamente. Tendiamo a lavorare con artisti di grande esperienza, perchè sentiamo di chiedere loro molto in un brevissimo lasso di tempo. Speriamo anche che ci siano ragioni razionali, anche se forse non immediatamente ovvie, per riunire insieme gli artisti impegnati ogni anno in una nostra pubblicazione che analizza retrospettivamente cosa è successo al Centre for Drawing. Infine, gli artisti devono essere in grado di parlare inglese.

Che genere di dialogo viene poi reso possibile e promosso tra l’artista in residenza e gli studenti?
Gli artisti invitati fanno una lezione introduttiva all’inizio del periodo di residenza, lezione aperta a tutti nella scuola. Viene poi dato loro un esteso periodo di privacy, poichè riteniamo che abbiano bisogno di grande concentrazione (dovranno, infatti, realizzare un’intera mostra nello spazio di sei-sette settimane). L’unico contatto in questo periodo è la visita settimanale nello studio da parte di diversi gruppi di studenti, dal primo livello ai corsi post-universitari. Con gli studenti sottolineiamo che si tratta di qualcosa di diverso da quant’altro la scuola offre. Non si tratta di un ricevimento ne’ di un seminario, gli insegnanti non sono presenti, e sta tanto agli studenti quanto all’artista sviluppare una conversazione. Infine, quando la mostra viene installata al Centre for Drawing, intervistiamo l’artista di fronte ad un pubblico esteso, con domande particolarmente attente all’esperienza appena fatta.
Abbiamo avuto un’ottima risposta da parte degli studenti. Sembra che siano particolarmente interessati ad osservare e comunicare con un artista professionista durante le fasi incerte del fare arte. Provano ad anticipare ciò che l’artista farà ed imparano a capire come si può sviluppare un intero corpo di lavoro all’interno di un determinato periodo di tempo. Gli studenti sembrano considerare gli artisti in residenza come compagni di viaggio, che, come loro, affrontano il rischio di “produrre qualcosa” nel corso dei loro studi.
Ci sono anche momenti di frustrazione. Gli studenti spesso chiedono di trascorrere più tempo con gli artisti di quando non possiamo accordare, più di quanto gli artisti stessi possano permettersi. Ad alcuni degli artisti adesso si chiede di tornare specificatamente ad insegnare e questa potrebbe essere una risposta al problema.
Infine, c’è la pubblicazione che realizzeremo ogni anno (infatti, abbiamo appena pubblicato la prima), che includerà fotografie degli artisti al lavoro, documentazione delle mostre, interviste con gli artisti e saggi di critici ed accademici. La nostra prima pubblicazione include anche un saggio di uno degli studenti del Master in Disegno alla Wimbledon School of Art. Questa pubblicazione sembra riuscire a coprire parte del vuoto bibliografico attualmente esistente nell’ambito del disegno contemporaneo, e non solo per i nostri studenti. bloom

Che futuro può intravedere per questo interessante programma?
Stiamo lavorando sodo attualmente per garantire che il progetto abbia una lunga sopravvivenza in futuro, in modo da poter lavorare con molti più artisti (e qualche designers). Spero che possiamo rendere il programma più vario, così da poter afferrare le diverse inflessioni che il disegno può avere: per esempio, vorrei gestire una residenza che corrisponda al periodo di preparazione di un progetto di arte pubblica.
Rimarremo in contatto con tutti gli artisti che vengono al centro, e vorremmo sopratutto poter chiedere loro, forse diversi anni dopo la loro residenza: “Bene, che influenza hanno avuto quei disegni nella vostra attività? Li avete riposti nel cassetto e dimenticati, o sono rimasti in gioco? Esistono forse sculture e dipinti realizzati successivamente che fanno riferimento ai disegni, in maniera diretta o indiretta? Come hanno effettivamente funzionato questi disegni nella vostra attività?”
Queste sembrano le domande ‘reali’ da porre – e perciò il progetto davvero ha bisogno di avere una lunga vita. Penso che sarebbe anche fantastico avere di nuovo uno degli artisti per una seconda, o addirittura una terza, residenza – con il progetto che si estende allora per decadi in relazione alla pratica individuale dell’artista.




Irene Amore
Intervista realizzata il 20 Marzo 2002



The Centre for Drawing
Wimbledon School of Art
Merton Hall Road
London SW19 3QA
Tel +44 (0)20 8408 5000
Fax +44 (0)20 8408 5050
Email art@wimbledon.ac.uk
Orario di apertura: Mercoledi – Venerdi, dalle 10 alle 17 e per appuntamento
Ingresso gratuito
Pubblicazione: Angela Kingston, The Centre for Drawing: the first year, disponibile al costo di £10 + £2.50 (costo di spedizione per l’Italia). Per informazioni, rivolgersi a akingston@wimbledon.ac.uk.


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