29 luglio 2018

Fino al 29.VII.2018 Progetto Spime. Una residenza artistica fra virtuale e digitale Museo Man (Ex Casa Deriu), Nuoro

 

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Ci sono luoghi che conosciamo e oggetti di cui possediamo le coordinate senza legarle ad un’esperienza fisica. Viviamo due sfere dello stesso mondo, uno reale e l’altro virtuale, e al secondo, spesso, vengono attribuite tutte le caratteristiche meno autentiche dell’esperienza: due sfere compenetranti, vivide e presenti nella nostra vita quotidiana. Ecco perché appare sensata la codificazione di Bruce Sterling, scrittore di fantascienza e collaboratore della rivista “Wired”, del concetto di “Spime”, contrazione di “space” e “time”, la nuova dimensione – sempre più viva e in crescita – che ci consente di descrivere una nuova categoria di oggetti di cui si conosce la posizione e l’ambiente che gli sta attorno. Dal GPS, alla mappa online, al tracciare la spedizione: parliamo di operazioni quotidiane, dopotutto. 
Ma se “l’oggetto” di questa tracciabilità fosse uno spazio urbano? 
La teoria di “Spime” si mette alla prova, e lo fa abbinato ad un’esperienza usuale nel mondo dell’arte: la residenza d’artista. Mimì Enna, Francesca Massa, Luca Monterastelli, Matthew Plummer Fernandez, Vittoria Soddu e Marco Useli vengono così chiamati a raccolta all’interno del progetto da Micaela Deiana, curatrice della mostra in collaborazione con Compagnia B. Un progetto nato in due fasi: dapprima, una Nuoro filtrata attraverso una mappa geolocalizzata che ha permesso agli artisti di approcciarsi alla realtà dell’area nuorese attraverso una piattaforma web. Una conoscenza tutta virtuale che ha aperto il viatico verso la seconda fase, quella della residenza. 
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Progetto Spime. Una residenza artistica fra virtuale e digitale Nuoro, Museo Man (Ex Casa Deriu)

La mostra che racconta l’esperienza di SPIME è ospitata nella sede del museo MAN (ex casa Deriu), in piazza Satta. Per la prima volta dall’inizio dei lavori è stato possibile entrare nell’edificio, attualmente allo stato di cantiere, e intuire le forme che caratterizzeranno la nuova sede del museo. Un’archeologia espositiva che lega l’allestimento ad un’atmosfera di scoperta che avvicina il visitatore ad individuare gli scorci, attendere sorprese, colmare lo spazio. Perciò ecco che l’anfratto del museo diventa ambiente-grotta per l’opera video di Vittoria Soddu, che traccia le geografie del nuorese attraverso la luce, in un lavoro di osservazione nato dal confronto con il gruppo Speleo Club di Nuoro. Due passeggiate dal sapore più pop, invece quelle di Matthew Plummer Fernandez e di Mimì Enna: l’artista britannico-colombiano sparpaglia riferimenti tratti dal mondo dei videogames rimasti incastrati in sculture 3D che paiono graniti dei monti nuoresi, i cui paesaggi sono anche protagonisti della realtà aumentata della app creata dall’artista. Enna, invece, riporta in vita il progetto “Travel”, tratto dagli archivi visuali di Google Street View. Stavolta, ad essere colti dallo sguardo indiscreto della mappa più interattiva del globo, sono anziani e passanti della città sarda, in un reportage di ambiente scattante e identificativo. 
Una Nuoro più meditativa, quella colta da Francesca Massa e Luca Monterastelli. Attingendo dal suo background di danza, il movimento coreografico di Massa si rende linea modulare e compositiva dello spazio disabitato, rendendolo concreto e palpitante di senso. A farsi sedurre invece dai materiali dell’ambiente sardo, sono le due sculture polimateriche in cemento, sabbia, calcare e basalto intagliate da Monterastelli. Anche Marco Useli sceglie il piano materico per intessere una connessione con l’ambiente nuorese, con cui l’artista intrattiene un rapporto tratto dalla propria storia familiare. Nasce così un lavoro che formalizza i ricordi e la lettura del paesaggio, collocando nella natura della Valle dell’Oddoene (Dorgali, paese del nuorese), una aliena struttura in plexiglass, a cui accompagna un lavoro di 12 stampe di incisioni.
Un’operazione virtuale e di progetto in cui il territorio si è reso parte collaborativa. La sfida di un confronto binario si riverbera in un contesto svelato dal virtuale che, in fondo, è la dimensione su cui camminano le nostre parole, le nostre scelte, il nostro quotidiano. Spime dunque come interazione di spazio e tempo che suonano all’unisono, in un accattivante progetto che spinge ad entrare nel presente, e chissà, rivalutarlo grazie agli occhi del digitale.
Elena Calaresu
mostra visitata il 29 giugno 2018
Dal 29 giugno al 29 luglio 2018
Progetto Spime. Una residenza artistica fra virtuale e digitale
Museo Man (Ex Casa Deriu)
Piazza Satta – Nuoro
Ingresso libero
direzione@progettospime.com / 3478139704
www.progettospime.com FB, IG: progettospime

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