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Carlo Guaita – Inchiostri
L’enciclopedismo di Guaita non si traduce in immagini, metafore e figure. Si presenta come uno strumento straniante, un congegno ad orologeria che non dà l’ora esatta
Comunicato stampa
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D’A apre i suoi spazi per accogliere la mostra Inchiostri di Carlo Guaita in concomitanza ad altre due personali presso la Galleria Bouche a Parigi e la Galleria Gianluca Collica a Catania e in occasione della pubblicazione di un libro dell’artista Storia Naturale edito da Gli Ori nel 2007 con testi critici di Giovanni Iovane, Mauro Panzera e Alessandro Sarri.
Il libro, presentato in mostra, raccoglie un nucleo di opere su carta e disegni realizzati nel 2006, una parte dei quali viene proposta nell’itinerario espositivo, in continuità e contiguità con altre opere su carta di grandi dimensioni, come lavori basati su un concetto di auto-generazione dell'immagine creata da processi e procedimenti formanti. Vengono esposte inoltre alcune sculture realizzate in cartone inzuppato nell'inchiostro di china, anch'esse concepite in relazione al disegno e rappresentanti modelli architettonici inutili. La base su cui sono esposti è al contempo scatola - contenitore e rimanda a una relazione tra il vuoto e il pieno.
Scrive Giovanni Iovane nel suo saggio edito in Storia Naturale sul percorso creativo di Guaita: “Depurata dalle fantasticherie utopistiche del modernismo, l’opera torna ad essere l’oggetto naturale della propria presentazione.
Paul Klee ha scritto e dipinto quadri straordinari sulla natura dell’arte, sulla possibilità dell’arte di essere una natura e sulla naturalezza spontanea delle sue forme.
Guaita riprende quella lezione e anche questa volta senza “rifletterci su” (da circa mezzo secolo ogni volta che un artista dipinge, immancabilmente si produce su una riflessione sulla pittura),si affida, talora, ad un’altra forma di sospensione. Attraverso gesti e tecniche, e dunque attraverso una procedura ben definita, lascia che l’immagine si formi da sola, per autogenerazione; come un paesaggio naturale che “non ha figura”.
Sospensione del giudizio o meglio dell’intenzione non sono però i sintomi di una generalissima sfiducia o disillusione quanto segni di una prova, di una ricerca dell’origine.
L’utilizzo di bibliografie scientifiche illuministiche, il gusto per il libro e per la procedura archivistica divengono strumenti estetici di conservazione di ciò che sfugge all’affermazione e all’analisi.
L’enciclopedismo di Guaita non si traduce in immagini, metafore e figure. Si presenta come uno strumento straniante, un congegno ad orologeria che non dà l’ora esatta”.
Aggiunge Mauro Panzera nel medesimo libro: “Nel mondo creativo di Guaita si direbbe che i quadri sono la formulazione allo stato di massima purezza della sua poetica, laddove i numerosi libri che non può non comporre costituiscono il momento della autocomprensione dispiegata del suo proprio procedere. E’ esattamente qui che l’immane tema della natura si ripropone, e con esso i modi della sua assunzione nella riflessione artistica: ed ecco allora ricomparire la griglia, come elenchi, bibliografie, come natura sollevata al piano della coscienza interpretante. Si direbbe che l’irruzione del mondo esterno nell’opera d’arte venga bloccata e messa in forma nella produzione libraria, che la accoglie come narrazione, nel tempo del voltare le pagine. Nei quadri l’esperire si purifica, si sottrae, si direbbe, al tempo, per offrirsi alla visione spaziale; ma il tempo riguadagna centralità se si vuol recuperare la trasparenza che è qualità primaria del fare”.
Il libro, presentato in mostra, raccoglie un nucleo di opere su carta e disegni realizzati nel 2006, una parte dei quali viene proposta nell’itinerario espositivo, in continuità e contiguità con altre opere su carta di grandi dimensioni, come lavori basati su un concetto di auto-generazione dell'immagine creata da processi e procedimenti formanti. Vengono esposte inoltre alcune sculture realizzate in cartone inzuppato nell'inchiostro di china, anch'esse concepite in relazione al disegno e rappresentanti modelli architettonici inutili. La base su cui sono esposti è al contempo scatola - contenitore e rimanda a una relazione tra il vuoto e il pieno.
Scrive Giovanni Iovane nel suo saggio edito in Storia Naturale sul percorso creativo di Guaita: “Depurata dalle fantasticherie utopistiche del modernismo, l’opera torna ad essere l’oggetto naturale della propria presentazione.
Paul Klee ha scritto e dipinto quadri straordinari sulla natura dell’arte, sulla possibilità dell’arte di essere una natura e sulla naturalezza spontanea delle sue forme.
Guaita riprende quella lezione e anche questa volta senza “rifletterci su” (da circa mezzo secolo ogni volta che un artista dipinge, immancabilmente si produce su una riflessione sulla pittura),si affida, talora, ad un’altra forma di sospensione. Attraverso gesti e tecniche, e dunque attraverso una procedura ben definita, lascia che l’immagine si formi da sola, per autogenerazione; come un paesaggio naturale che “non ha figura”.
Sospensione del giudizio o meglio dell’intenzione non sono però i sintomi di una generalissima sfiducia o disillusione quanto segni di una prova, di una ricerca dell’origine.
L’utilizzo di bibliografie scientifiche illuministiche, il gusto per il libro e per la procedura archivistica divengono strumenti estetici di conservazione di ciò che sfugge all’affermazione e all’analisi.
L’enciclopedismo di Guaita non si traduce in immagini, metafore e figure. Si presenta come uno strumento straniante, un congegno ad orologeria che non dà l’ora esatta”.
Aggiunge Mauro Panzera nel medesimo libro: “Nel mondo creativo di Guaita si direbbe che i quadri sono la formulazione allo stato di massima purezza della sua poetica, laddove i numerosi libri che non può non comporre costituiscono il momento della autocomprensione dispiegata del suo proprio procedere. E’ esattamente qui che l’immane tema della natura si ripropone, e con esso i modi della sua assunzione nella riflessione artistica: ed ecco allora ricomparire la griglia, come elenchi, bibliografie, come natura sollevata al piano della coscienza interpretante. Si direbbe che l’irruzione del mondo esterno nell’opera d’arte venga bloccata e messa in forma nella produzione libraria, che la accoglie come narrazione, nel tempo del voltare le pagine. Nei quadri l’esperire si purifica, si sottrae, si direbbe, al tempo, per offrirsi alla visione spaziale; ma il tempo riguadagna centralità se si vuol recuperare la trasparenza che è qualità primaria del fare”.
24
marzo 2007
Carlo Guaita – Inchiostri
Dal 24 marzo al 02 giugno 2007
arte contemporanea
Location
D’A SPAZIO D’ARTE
Empoli, Via Della Repubblica, 52, (Firenze)
Empoli, Via Della Repubblica, 52, (Firenze)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 17.30 – 19.30
Vernissage
24 Marzo 2007, ore 18-24
Editore
GLI ORI
Autore