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Il frammento ritrovato. Il tappeto di caccia e altre storie
Realizzato in Persia nel 1542-43, il grandioso tappeto, tra i più celebri al mondo, è uno dei rarissimi esemplari datati e firmati della produzione artistica della dinastia safavide. Il frammento ritrovato del prezioso tappeto di caccia, le sue appassionanti vicende la sua storia più recente sono i temi al centro della mostra
Comunicato stampa
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Il frammento ritrovato del prezioso tappeto di caccia, le sue appassionanti vicende la sua storia più recente sono i temi al centro della mostra IL FRAMMENTO RITROVATO. Il tappeto di caccia e altre storie.
Con questa nuova esposizione, aperta dal 22 maggio al 12 ottobre 2008, il Museo Poldi Pezzoli presenta e conclude fra l’altro un percorso collezionistico davvero sorprendente e scrive l’ultimo capitolo della storia di questo importante manufatto.
Realizzato in Persia nel 1542-43, il grandioso tappeto, tra i più celebri al mondo, è uno dei rarissimi esemplari datati e firmati della produzione artistica della dinastia safavide.
Secondo una tradizione ormai leggendaria, il tappeto fu ritrovato al Quirinale nel 1870 diviso in sette pezzi e privo di alcuni frammenti ed è stato successivamente restaurato per volere della regina Margherita di Savoia. Il sapiente e meticoloso intervento di recupero, eseguito con la tecnica del punto arazzo, ha unito le parti esistenti e ha ricreato i diversi frammenti mancanti. Fra le ricomposizioni, facilmente identificabili in quanto meno rasate rispetto alle parti originali, era fino ad oggi evidente anche una grande zona collocata in uno degli angoli del manufatto.
Le intricate vicende del tappeto di caccia si susseguono ancora per molti anni fino a quando, nel 1923, giunge al Museo Poldi Pezzoli.
Dei pezzi mancanti del tappeto, probabilmente finiti nel mercato antiquariale, non si ha più notizia fino a tempi recenti.
E’ solo negli anni Ottanta infatti, per quei rari casi che si verificano nella storia dell’arte, che uno dei frammenti mancanti viene individuato: faceva parte di una collezione privata ed era stato acquistato sul mercato antiquario come “anonimo frammento di tappeto”.
Recentemente, grazie alla generosità del suo ultimo proprietario Alessandro Bruschettini, il frammento è stato donato al Poldi Pezzoli: un evento di portata eccezionale poiché esso costituisce la porzione più cospicua (135 x 48 cm) delle parti mancanti.
Dopo averlo sottoposto a un intervento di consolidamento, la direzione del Museo, unitamente alla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Milano e a un gruppo di esperti di arte orientale e di restauratori, ha studiato le modalità con cui collocarlo nella sua posizione originaria senza cancellare le tracce della sua storia travagliata. Si è scelto quindi di cucirlo sulla parte ricostruita nel restauro ottocentesco, lasciando quest’ultima visibile nei punti in cui i bordi del frammento non coincidono perfettamente con quelli del resto del tappeto.
Questa soluzione permette di restituire al tappeto una lettura più coerente. Dal punto di vista cromatico infatti il frammento, a differenza delle parti rifatte, ha mantenuto la colorazione originale e dal punto di vista della decorazione il pezzo donato restituisce la forma originale dell’angolo della bordura, così come era stata progettata dal disegnatore (Ghyas el Din Jami, citato nel cartiglio). Spesso i tappeti orientali, proprio perché “fatti a mano”, non presentano una decorazione simmetrica sulla bordura e, in mancanza di entrambi gli angoli di un lato, il restauratore ottocentesco aveva copiato quelli del lato opposto.
I costi del restauro del frammento, realizzato da Luisa Belleri e la sua ricomposizione al tappeto originale sono stati sostenuti da Alessandro Bruschettini.
Per questa occasione, anche la collezione di tappeti del Museo, una tra le più prestigiose a livello internazionale, è esposta per la prima volta al pubblico dopo circa dieci anni di assenza. Gli undici preziosi manufatti infatti, custoditi nei depositi del Museo e normalmente esposti a rotazione, a causa del loro fragile stato di conservazione, vengono presentati nella loro completezza.
Accanto al tappeto di caccia, si possono così ammirare rari esemplari di tappeti di corte come il tappeto detto delle tigri. Realizzato nella Persia centrale del XVI secolo, il tappeto è ricco di significati simbolici e reca lungo il bordo un’ iscrizione poetica che lo paragona a un giardino. I versi raccontano che dal giardino del tappeto parte un sentiero che porta alla fonte della vita e che “hanno filato la sua trama con il filo dell’anima”.
Grazie al sostegno della Galleria Moshe Tabibnia, la mostra è accompagnata da un’interessante guida illustrata bilingue (italiano e inglese) recentemente aggiornata, edita da Umberto Allemandi.
Con questa nuova esposizione, aperta dal 22 maggio al 12 ottobre 2008, il Museo Poldi Pezzoli presenta e conclude fra l’altro un percorso collezionistico davvero sorprendente e scrive l’ultimo capitolo della storia di questo importante manufatto.
Realizzato in Persia nel 1542-43, il grandioso tappeto, tra i più celebri al mondo, è uno dei rarissimi esemplari datati e firmati della produzione artistica della dinastia safavide.
Secondo una tradizione ormai leggendaria, il tappeto fu ritrovato al Quirinale nel 1870 diviso in sette pezzi e privo di alcuni frammenti ed è stato successivamente restaurato per volere della regina Margherita di Savoia. Il sapiente e meticoloso intervento di recupero, eseguito con la tecnica del punto arazzo, ha unito le parti esistenti e ha ricreato i diversi frammenti mancanti. Fra le ricomposizioni, facilmente identificabili in quanto meno rasate rispetto alle parti originali, era fino ad oggi evidente anche una grande zona collocata in uno degli angoli del manufatto.
Le intricate vicende del tappeto di caccia si susseguono ancora per molti anni fino a quando, nel 1923, giunge al Museo Poldi Pezzoli.
Dei pezzi mancanti del tappeto, probabilmente finiti nel mercato antiquariale, non si ha più notizia fino a tempi recenti.
E’ solo negli anni Ottanta infatti, per quei rari casi che si verificano nella storia dell’arte, che uno dei frammenti mancanti viene individuato: faceva parte di una collezione privata ed era stato acquistato sul mercato antiquario come “anonimo frammento di tappeto”.
Recentemente, grazie alla generosità del suo ultimo proprietario Alessandro Bruschettini, il frammento è stato donato al Poldi Pezzoli: un evento di portata eccezionale poiché esso costituisce la porzione più cospicua (135 x 48 cm) delle parti mancanti.
Dopo averlo sottoposto a un intervento di consolidamento, la direzione del Museo, unitamente alla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Milano e a un gruppo di esperti di arte orientale e di restauratori, ha studiato le modalità con cui collocarlo nella sua posizione originaria senza cancellare le tracce della sua storia travagliata. Si è scelto quindi di cucirlo sulla parte ricostruita nel restauro ottocentesco, lasciando quest’ultima visibile nei punti in cui i bordi del frammento non coincidono perfettamente con quelli del resto del tappeto.
Questa soluzione permette di restituire al tappeto una lettura più coerente. Dal punto di vista cromatico infatti il frammento, a differenza delle parti rifatte, ha mantenuto la colorazione originale e dal punto di vista della decorazione il pezzo donato restituisce la forma originale dell’angolo della bordura, così come era stata progettata dal disegnatore (Ghyas el Din Jami, citato nel cartiglio). Spesso i tappeti orientali, proprio perché “fatti a mano”, non presentano una decorazione simmetrica sulla bordura e, in mancanza di entrambi gli angoli di un lato, il restauratore ottocentesco aveva copiato quelli del lato opposto.
I costi del restauro del frammento, realizzato da Luisa Belleri e la sua ricomposizione al tappeto originale sono stati sostenuti da Alessandro Bruschettini.
Per questa occasione, anche la collezione di tappeti del Museo, una tra le più prestigiose a livello internazionale, è esposta per la prima volta al pubblico dopo circa dieci anni di assenza. Gli undici preziosi manufatti infatti, custoditi nei depositi del Museo e normalmente esposti a rotazione, a causa del loro fragile stato di conservazione, vengono presentati nella loro completezza.
Accanto al tappeto di caccia, si possono così ammirare rari esemplari di tappeti di corte come il tappeto detto delle tigri. Realizzato nella Persia centrale del XVI secolo, il tappeto è ricco di significati simbolici e reca lungo il bordo un’ iscrizione poetica che lo paragona a un giardino. I versi raccontano che dal giardino del tappeto parte un sentiero che porta alla fonte della vita e che “hanno filato la sua trama con il filo dell’anima”.
Grazie al sostegno della Galleria Moshe Tabibnia, la mostra è accompagnata da un’interessante guida illustrata bilingue (italiano e inglese) recentemente aggiornata, edita da Umberto Allemandi.
20
maggio 2008
Il frammento ritrovato. Il tappeto di caccia e altre storie
Dal 20 maggio al 12 ottobre 2008
arti decorative e industriali
arte etnica
arte etnica
Location
MUSEO POLDI PEZZOLI
Milano, Via Alessandro Manzoni, 12, (Milano)
Milano, Via Alessandro Manzoni, 12, (Milano)
Biglietti
intero 8€ - Ridotto: 5,50€
Orario di apertura
Martedì – domenica h. 10.00 - 18.00. Lunedì chiuso
Editore
ALLEMANDI