Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Luca Crotti / Matteo Pagani – Sacra
Le opere esposte, dal forte impatto emotivo, rappresentano in modo personale le “storie” della tradizione religiosa occidentale per mezzo di una sapiente tecnica ad olio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
"SACRA"
di Michele Govoni
L’aggettivo "sacra" che accompagna il sostantivo "arte" nel titolo di questa ennesima mostra realizzata dalla Galleria del Carbone, mette in campo due mondi che la storia ha visto spesso in netta congiunzione, l’uno definizione dell’altro, il primo (la sacralità) inteso come circoscrizione di un contesto; il secondo (l’arte) inteso come mezzo di espressione o modo di tradurre per mezzo dell’immagine temi ispirati alla sacralità.
Se, poi, sfrondiamo il "sacro" di alcuni dei suoi rami, arrivando a definirne il solo contesto religioso, la scelta artistica che la storia dell’arte ha operato mette sicuramente in luce uno dei "motori" più prolifici che l’arte abbia mai trovato.
L’arte nelle sue accezioni religiose ha permesso, così, l’introduzione di simbologie, topoi che hanno attraversato il tempo e lo spazio, offrendo esiti di sicuro successo in ogni periodo della storia, dai prodromi paleocristiani, in cui la presenza di simboli e di acrostici costituì senza dubbio un segno vitale forte, fino agli esiti di innovazione della pittura due-trecentesca, per giungere in modo nuovo al seicento ed alla sua straordinaria produzione sacra.
Fatto sta che l’interpretazione pittorica del fatto verbale o scritturale ha da sempre coinvolto (e anche fatto discutere) fittissime schiere di artisti e di religiosi; certo, spesso la parola ha predominato ma anche la parte figurativa era sempre assai considerevole anche se comunque il loro rapporto poteva variare costantemente da un paese all’altro e da un’epoca all’altra.
Trovarsi di fronte, oggi, a due giovanissimi artisti che si sono voluti relazionare con un tema così "abusato" come quello della religione e della sacralità dell’immagine, colpisce come spesso ci colpisce qualcosa del tutto inaspettato.
Luca Crotti e Matteo Pagani affrontano il tema accostandovisi innanzitutto con uno spirito che tiene sicuramente in grande considerazione un ricco e cosciente sfondo culturale fatto di studi approfonditi di storia dell’arte e iconografia cristiana. Lo si assapora nella scelta delle tematiche e del loro sviluppo; la ricca alternanza tra immagine di oggetti-simbolo e quella di uomini-simbolo mette subito in luce questa precisa scelta.
Il tema del fico, come quello dell’uva o della melagrana fino alla mela stessa del peccato originale, contengono già, ognuna di esse, in nuce la ricchezza della "parola biblica", il suo guardare con occhio attento alle forme della natura come ad una espressione della volontà creatrice dell’Onnipotente ed al tempo stesso considerare gli elementi della natura come metafora del mondo degli uomini e delle sue situazioni.
Ogni frutto è "parola sacra", in quanto protagonisti ognuno di uno o più momenti particolari del Libro sacro; così il fico che diviene ora simbolo di sapere religioso, ora protezione e schermo come in Genesi (3,7) in cui Adamo ed Eva cuciono foglie di fico per farsene cinture, o come in Re (1,4) in cui gli alberi chiedono al fico di regnare su di loro. Anche il Nuovo Testamento assume il fico come simbolo: Gesù lo maledice (Matteo, 21; Marco 2,12 e segg.) riferendosi al sapere che esso rappresenta.
Come il fico, l’uva ed il vitigno assumono un amplissimo valore simbolico in ambito religioso, dal contesto veterotestamentario in cui la vite è vista come albero messianico (Michea 4,4; Zaccaria 3,10), a quello del Nuovo Testamento in cui Gesù proclama di essere il vero ceppo di vite e che gli uomini non possono essere la vigna di Dio se non dimorano in lui; da ultimo il simbolo è stato utilizzato anche da Papa Benedetto XVI, il quale, durante la prima "uscita" pubblica dopo la sua proclamazione a pontefice, davanti ad una Piazza S.Pietro gremita ha affermato di essere "umile servo nella vigna del Signore". La melagrana dal canto suo, così come tutti i frutti ricchi di semi (cedro, arancia, zucca) è simbolo di fecondità e di discendenza numerosa; tema questo che, nella mistica cristiana, assume tutti i connotati della fecondità di carattere spirituale, simbolo delle perfezioni divine nei loro innumerevoli effetti.
Questi temi simbolici sono affrontati da Crotti e Pagani con una tecnica ed una modalità pittorica nuove, che, pur "strizzando l’occhio" a Caravaggio, sono portatori di ottime ed ineguagliabili novità. L’uso del fondo monocromo, i colori non troppo pastosi, la netta sensazione di un’iconografia nuova che nell’antico trova i suoi tratti di ispirazione, fanno di quest’arte un’originale approccio al senso di profondità che la parola ispira.
Come nei frutti, anche nell’affrontare le figure umane Crotti e Pagani sanno ben mescolare racconto e simbolo, in una miscela di realismo, ironia e fascino d’infanzia.
La ricchezza degli sguardi del bambino Isacco, del bambino S.Sebastiano, del piccolo S.Giorgio che uccide il drago solo sulla carta, ma anche della bambina che è simbolo di delicatezza e spontaneità, sembrano essere da un lato un chiaro richiamo agli episodi sacri dello stesso Isacco destinato ad essere sacrificato sull’altare o del S.Sebastiano ferito dalle frecce, ma sembrano riferirsi anche alla dolcezza degli episodi della Vergine bambina o alla spontaneità tout court che appartiene soltanto al mondo, privo di malizia, dei bambini, spesso vittime del mondo assurdo degli adulti.
La pittura diviene complessa, pur nel chiaro figurativismo, perché ricca di simbologie lette, ri-lette ed affrontate alla luce di un percorso che, un istante dopo l’altro, sembra voler dare un segno nuovo a tematiche sempre attuali, nella direzione sacra del mondo umano.
di Michele Govoni
L’aggettivo "sacra" che accompagna il sostantivo "arte" nel titolo di questa ennesima mostra realizzata dalla Galleria del Carbone, mette in campo due mondi che la storia ha visto spesso in netta congiunzione, l’uno definizione dell’altro, il primo (la sacralità) inteso come circoscrizione di un contesto; il secondo (l’arte) inteso come mezzo di espressione o modo di tradurre per mezzo dell’immagine temi ispirati alla sacralità.
Se, poi, sfrondiamo il "sacro" di alcuni dei suoi rami, arrivando a definirne il solo contesto religioso, la scelta artistica che la storia dell’arte ha operato mette sicuramente in luce uno dei "motori" più prolifici che l’arte abbia mai trovato.
L’arte nelle sue accezioni religiose ha permesso, così, l’introduzione di simbologie, topoi che hanno attraversato il tempo e lo spazio, offrendo esiti di sicuro successo in ogni periodo della storia, dai prodromi paleocristiani, in cui la presenza di simboli e di acrostici costituì senza dubbio un segno vitale forte, fino agli esiti di innovazione della pittura due-trecentesca, per giungere in modo nuovo al seicento ed alla sua straordinaria produzione sacra.
Fatto sta che l’interpretazione pittorica del fatto verbale o scritturale ha da sempre coinvolto (e anche fatto discutere) fittissime schiere di artisti e di religiosi; certo, spesso la parola ha predominato ma anche la parte figurativa era sempre assai considerevole anche se comunque il loro rapporto poteva variare costantemente da un paese all’altro e da un’epoca all’altra.
Trovarsi di fronte, oggi, a due giovanissimi artisti che si sono voluti relazionare con un tema così "abusato" come quello della religione e della sacralità dell’immagine, colpisce come spesso ci colpisce qualcosa del tutto inaspettato.
Luca Crotti e Matteo Pagani affrontano il tema accostandovisi innanzitutto con uno spirito che tiene sicuramente in grande considerazione un ricco e cosciente sfondo culturale fatto di studi approfonditi di storia dell’arte e iconografia cristiana. Lo si assapora nella scelta delle tematiche e del loro sviluppo; la ricca alternanza tra immagine di oggetti-simbolo e quella di uomini-simbolo mette subito in luce questa precisa scelta.
Il tema del fico, come quello dell’uva o della melagrana fino alla mela stessa del peccato originale, contengono già, ognuna di esse, in nuce la ricchezza della "parola biblica", il suo guardare con occhio attento alle forme della natura come ad una espressione della volontà creatrice dell’Onnipotente ed al tempo stesso considerare gli elementi della natura come metafora del mondo degli uomini e delle sue situazioni.
Ogni frutto è "parola sacra", in quanto protagonisti ognuno di uno o più momenti particolari del Libro sacro; così il fico che diviene ora simbolo di sapere religioso, ora protezione e schermo come in Genesi (3,7) in cui Adamo ed Eva cuciono foglie di fico per farsene cinture, o come in Re (1,4) in cui gli alberi chiedono al fico di regnare su di loro. Anche il Nuovo Testamento assume il fico come simbolo: Gesù lo maledice (Matteo, 21; Marco 2,12 e segg.) riferendosi al sapere che esso rappresenta.
Come il fico, l’uva ed il vitigno assumono un amplissimo valore simbolico in ambito religioso, dal contesto veterotestamentario in cui la vite è vista come albero messianico (Michea 4,4; Zaccaria 3,10), a quello del Nuovo Testamento in cui Gesù proclama di essere il vero ceppo di vite e che gli uomini non possono essere la vigna di Dio se non dimorano in lui; da ultimo il simbolo è stato utilizzato anche da Papa Benedetto XVI, il quale, durante la prima "uscita" pubblica dopo la sua proclamazione a pontefice, davanti ad una Piazza S.Pietro gremita ha affermato di essere "umile servo nella vigna del Signore". La melagrana dal canto suo, così come tutti i frutti ricchi di semi (cedro, arancia, zucca) è simbolo di fecondità e di discendenza numerosa; tema questo che, nella mistica cristiana, assume tutti i connotati della fecondità di carattere spirituale, simbolo delle perfezioni divine nei loro innumerevoli effetti.
Questi temi simbolici sono affrontati da Crotti e Pagani con una tecnica ed una modalità pittorica nuove, che, pur "strizzando l’occhio" a Caravaggio, sono portatori di ottime ed ineguagliabili novità. L’uso del fondo monocromo, i colori non troppo pastosi, la netta sensazione di un’iconografia nuova che nell’antico trova i suoi tratti di ispirazione, fanno di quest’arte un’originale approccio al senso di profondità che la parola ispira.
Come nei frutti, anche nell’affrontare le figure umane Crotti e Pagani sanno ben mescolare racconto e simbolo, in una miscela di realismo, ironia e fascino d’infanzia.
La ricchezza degli sguardi del bambino Isacco, del bambino S.Sebastiano, del piccolo S.Giorgio che uccide il drago solo sulla carta, ma anche della bambina che è simbolo di delicatezza e spontaneità, sembrano essere da un lato un chiaro richiamo agli episodi sacri dello stesso Isacco destinato ad essere sacrificato sull’altare o del S.Sebastiano ferito dalle frecce, ma sembrano riferirsi anche alla dolcezza degli episodi della Vergine bambina o alla spontaneità tout court che appartiene soltanto al mondo, privo di malizia, dei bambini, spesso vittime del mondo assurdo degli adulti.
La pittura diviene complessa, pur nel chiaro figurativismo, perché ricca di simbologie lette, ri-lette ed affrontate alla luce di un percorso che, un istante dopo l’altro, sembra voler dare un segno nuovo a tematiche sempre attuali, nella direzione sacra del mondo umano.
02
luglio 2006
Luca Crotti / Matteo Pagani – Sacra
Dal 02 al 22 luglio 2006
giovane arte
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 18.00-21.00; sabato e festivi chiuso
Vernissage
2 Luglio 2006, ore 21
Autore