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Marco Bagnoli
Sculture, proiezioni e installazioni sonore costituiscono il percorso dell’artista
Comunicato stampa
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La Galleria Giorgio Persano presenta, dal 20 ottobre 2006 una personale di Marco Bagnoli. Sculture, proiezioni e installazioni sonore costituiscono il percorso dell’artista.
Il primo impatto è di carattere sonoro. Il Verso del V Canto Strofa 5 tratto dai Centomila Canti di Milarepa: “Ah! I fenomeni samsarici dei tre mondi, pur non esistendo si manifestano: che meraviglia!”, recitato da dal Lama Giang Ciub nella lingua originale e ripreso poi da “Secret”, trascrizione polifonica del versetto sopraccitato per archi e voci composto per l’occasione da Michael Galasso, compositore americano di fama internazionale. Partitura che, interpretata nella registrazione dal tenore Enrico Veglio, dal basso Marco Ricagno e dal soprano Anna Siccardi, sarà per l’occasione dell’inaugurazione eseguita dal vivo da un’interprete femminile.
Il verso e la sua trascrizione musicale, motivo su cui si regge l’intera mostra, danno inizio al percorso che si sviluppa attorno ad una lunga passerella, una “banda rossa” che da sempre è emblema presente nelle opere dell’artista, simbolo di un cammino verso una conoscenza più profonda.
Il percorso inizia con Su due piedi una scultura in bronzo che nel tentativo di cercare le sue gambe dietro la rifrazione di uno specchio trova continuamente il suo volto, e sulla sinistra, Linea, cinque colonne alla cui sommità sono poggiati vasi “sonori”.
Fontana a Delphi disegna una grande proiezione sulla parete. 16 circonferenze di raggio diverso le cui intersezioni generano 72 punti, numero dalle molte valenze simboliche. Nelle 72 intersezioni sono incastonati altrettanti occhi di vetro, che si dispongono sulla parete secondo un modello a quinconce. La piantagione a quinconce, utilizzata da millenni per porre nel modo più razionale le piante su un dato terreno, ha, come modulo che si ripete, quattro punti sui vertici di un quadrato più uno nel centro. Questo modulo è anche, nella mistica tibetana, l’elemento centrale da cui si sviluppa il mandala. Sulla parete si forma così, a partire dal quinconce centrale, un mandala di luce.
Senza Piedi una struttura a “mongolfiera” i cui raggi partono da terra raggruppandosi in alto in una punta conica rivolta verso il suolo. Questa punta, come l’ultimo dei cinque elementi che compongono lo stupa, indica il vuoto. Lo stupa, che è un mandala tridimensionale, è il tempio buddista, in collegamento metaforico con le componenti elementari del cosmo. Un’ombra della mongolfiera in un perenne movimento circolare è poi proiettata sulla parete a sottolineare il carattere senza peso della struttura e il suo eterno moto.
In piedi, una scultura in ceramica dall’apparenza amorfa, ma che prende corpo nella proiezione della sua ombra. Sul muro infatti luce ed ombra disegnano i volti di un vecchio e di un giovane.
Le ultime due sale diventano quasi antri platonici da cui nascono, anche cronologicamente, le idee che occupano lo spazio principale. Nella prima sala un quinconce intitolato analogamente alla proiezione incontrata nello spazio principale, Fontana a Delphi, ma realizzato nel 2000, attende il visitatore; la seconda accoglie invece Il vecchio e il giovane una scultura in legno realizzata nel 1987, che precede di quasi vent’anni Il vecchio e il giovane in ceramica già incontrato in precedenza.
Luci ed ombre, senza dimenticare il sonoro, elaborato da Giuseppe Scali, che diffonde il gracidio delle rane (metafora di una forza generatrice, già raffigurata dagli antichi egizi nella dea Heqit, che di una rana aveva il volto) intramezzato con il verso musicato e cantato e recitato del V Canto tratto dai Centomila Canti di Milarepa, circonderanno il visitatore in un percorso pieno di sincretismi di indubbio fascino.
Marco Bagnoli è da anni presenta nelle grandi mostre internazionali, come le Biennali di Venezia del 1982, 1993, 1997 e Documenta di Kassel del 1982 e 1993. Dalla metà degli anni Settanta ad oggi ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all’estero, grandi istituzioni museali come il Castello di Rivoli, il Magasin di Grenoble, il De Appel di Amsterdam, il Centro d’Arte Contemporanea di Ginevra, il Museo d’Arte Contemporanea di Lyon, l’IVAM di Valencia e il centro d’arte Museo Pecci di Prato, hanno organizzato sue personali.
Si ringraziano Franco Pizzi e Kristin Blancke per la loro disponibilità e l’invio del testo originale tibetano, Willi Merz per l’aiuto fornitoci nell’individuare gli interpreti, il centro Milarepa di Avigliana e il Lama Giang Ciub per la sua profonda saggezza e per il suo canto.
Il primo impatto è di carattere sonoro. Il Verso del V Canto Strofa 5 tratto dai Centomila Canti di Milarepa: “Ah! I fenomeni samsarici dei tre mondi, pur non esistendo si manifestano: che meraviglia!”, recitato da dal Lama Giang Ciub nella lingua originale e ripreso poi da “Secret”, trascrizione polifonica del versetto sopraccitato per archi e voci composto per l’occasione da Michael Galasso, compositore americano di fama internazionale. Partitura che, interpretata nella registrazione dal tenore Enrico Veglio, dal basso Marco Ricagno e dal soprano Anna Siccardi, sarà per l’occasione dell’inaugurazione eseguita dal vivo da un’interprete femminile.
Il verso e la sua trascrizione musicale, motivo su cui si regge l’intera mostra, danno inizio al percorso che si sviluppa attorno ad una lunga passerella, una “banda rossa” che da sempre è emblema presente nelle opere dell’artista, simbolo di un cammino verso una conoscenza più profonda.
Il percorso inizia con Su due piedi una scultura in bronzo che nel tentativo di cercare le sue gambe dietro la rifrazione di uno specchio trova continuamente il suo volto, e sulla sinistra, Linea, cinque colonne alla cui sommità sono poggiati vasi “sonori”.
Fontana a Delphi disegna una grande proiezione sulla parete. 16 circonferenze di raggio diverso le cui intersezioni generano 72 punti, numero dalle molte valenze simboliche. Nelle 72 intersezioni sono incastonati altrettanti occhi di vetro, che si dispongono sulla parete secondo un modello a quinconce. La piantagione a quinconce, utilizzata da millenni per porre nel modo più razionale le piante su un dato terreno, ha, come modulo che si ripete, quattro punti sui vertici di un quadrato più uno nel centro. Questo modulo è anche, nella mistica tibetana, l’elemento centrale da cui si sviluppa il mandala. Sulla parete si forma così, a partire dal quinconce centrale, un mandala di luce.
Senza Piedi una struttura a “mongolfiera” i cui raggi partono da terra raggruppandosi in alto in una punta conica rivolta verso il suolo. Questa punta, come l’ultimo dei cinque elementi che compongono lo stupa, indica il vuoto. Lo stupa, che è un mandala tridimensionale, è il tempio buddista, in collegamento metaforico con le componenti elementari del cosmo. Un’ombra della mongolfiera in un perenne movimento circolare è poi proiettata sulla parete a sottolineare il carattere senza peso della struttura e il suo eterno moto.
In piedi, una scultura in ceramica dall’apparenza amorfa, ma che prende corpo nella proiezione della sua ombra. Sul muro infatti luce ed ombra disegnano i volti di un vecchio e di un giovane.
Le ultime due sale diventano quasi antri platonici da cui nascono, anche cronologicamente, le idee che occupano lo spazio principale. Nella prima sala un quinconce intitolato analogamente alla proiezione incontrata nello spazio principale, Fontana a Delphi, ma realizzato nel 2000, attende il visitatore; la seconda accoglie invece Il vecchio e il giovane una scultura in legno realizzata nel 1987, che precede di quasi vent’anni Il vecchio e il giovane in ceramica già incontrato in precedenza.
Luci ed ombre, senza dimenticare il sonoro, elaborato da Giuseppe Scali, che diffonde il gracidio delle rane (metafora di una forza generatrice, già raffigurata dagli antichi egizi nella dea Heqit, che di una rana aveva il volto) intramezzato con il verso musicato e cantato e recitato del V Canto tratto dai Centomila Canti di Milarepa, circonderanno il visitatore in un percorso pieno di sincretismi di indubbio fascino.
Marco Bagnoli è da anni presenta nelle grandi mostre internazionali, come le Biennali di Venezia del 1982, 1993, 1997 e Documenta di Kassel del 1982 e 1993. Dalla metà degli anni Settanta ad oggi ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all’estero, grandi istituzioni museali come il Castello di Rivoli, il Magasin di Grenoble, il De Appel di Amsterdam, il Centro d’Arte Contemporanea di Ginevra, il Museo d’Arte Contemporanea di Lyon, l’IVAM di Valencia e il centro d’arte Museo Pecci di Prato, hanno organizzato sue personali.
Si ringraziano Franco Pizzi e Kristin Blancke per la loro disponibilità e l’invio del testo originale tibetano, Willi Merz per l’aiuto fornitoci nell’individuare gli interpreti, il centro Milarepa di Avigliana e il Lama Giang Ciub per la sua profonda saggezza e per il suo canto.
19
ottobre 2006
Marco Bagnoli
Dal 19 ottobre 2006 al 20 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
GIORGIO PERSANO PRINCIPESSA CLOTILDE 45
Torino, Via Principessa Clotilde, 45, (Torino)
Torino, Via Principessa Clotilde, 45, (Torino)
Orario di apertura
mart-sab 15.30-19.30
Vernissage
19 Ottobre 2006, ore 21 con intervento musicale dal vivo
Autore