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Maria Micozzi – Don’t rape Lilith. Il nome e il branco
Serie di mostre “Arte all’Archivio di Stato di Milano” a cura di Università Popolare di Milano e Miniaci Art Gallery
Comunicato stampa
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Maria Micozzi, parte da un’idea forte per tessere la trama della sua esposizione: “Non violentare Lilith!”
E’ la ricerca sulle ragioni dell’intolleranza e della violenza che impegna l’artista da anni. La violenza viene qui declinata al femminile e l’idea forte intorno a cui ruota la mostra è lo stupro.
Parlare dello stupro è difficile, il linguaggio che normalmente lo esprime nei media, in genere, in qualche modo lo parcellizza, lo relega in ambiti eccezionali, lo allontana. I soggetti vengono stereotipati in una tipica diversità.
Ci si difende sempre da ciò che è troppo grande perchè la psiche umana non riesce ad accogliere il troppo grande, ma la difesa posta in atto apre la strada ad un travisamento pericoloso, quello che il fatto venga decontestualizzato, tolto cioè dal contesto che gli dà senso; non dal contesto contingente, che, in un certo senso, è quello più attraversato dalla cronaca, ma piuttosto dai contesti più di fondo come quello storico e quello antropologico.
Stuprum in latino sta per colpo e deriva dal verbo stupere , ammutolire, togliere la parole.
Spegnere il linguaggio, annichilire il nome con cui ci diciamo e che ci dice.
Ecco Lilith, la parlante e quindi la seduttrice la colpevole dei drammi di Adamo che diviene protagonista delle tele della Micozzi e che denuncia lo stupro identificandolo con l’archetipo fisico della violenza contro il “diverso temuto.”
Vengono presentate opere sia a parete che istallazioni. I materiali, sono diversi e proprio il loro articolarsi struttura l’impegno creativo e lo spessore della sua poetica.
Il tema trattato ha suggerito colori più forti e fondi; la compulsione e il trauma sembrano chiudere le opere in ossessioni monocromatiche.
Il lavoro si articola attorno ad una simbologia linguistica di fondo e in quest’ottica tra i lavori costruiti e dipinti compaiono anche insiemi di “parole raccolte, parole fuggite” , come l’artista chiama i versi che entrano nell’allestimento dell’intera mostra.
E’ la ricerca sulle ragioni dell’intolleranza e della violenza che impegna l’artista da anni. La violenza viene qui declinata al femminile e l’idea forte intorno a cui ruota la mostra è lo stupro.
Parlare dello stupro è difficile, il linguaggio che normalmente lo esprime nei media, in genere, in qualche modo lo parcellizza, lo relega in ambiti eccezionali, lo allontana. I soggetti vengono stereotipati in una tipica diversità.
Ci si difende sempre da ciò che è troppo grande perchè la psiche umana non riesce ad accogliere il troppo grande, ma la difesa posta in atto apre la strada ad un travisamento pericoloso, quello che il fatto venga decontestualizzato, tolto cioè dal contesto che gli dà senso; non dal contesto contingente, che, in un certo senso, è quello più attraversato dalla cronaca, ma piuttosto dai contesti più di fondo come quello storico e quello antropologico.
Stuprum in latino sta per colpo e deriva dal verbo stupere , ammutolire, togliere la parole.
Spegnere il linguaggio, annichilire il nome con cui ci diciamo e che ci dice.
Ecco Lilith, la parlante e quindi la seduttrice la colpevole dei drammi di Adamo che diviene protagonista delle tele della Micozzi e che denuncia lo stupro identificandolo con l’archetipo fisico della violenza contro il “diverso temuto.”
Vengono presentate opere sia a parete che istallazioni. I materiali, sono diversi e proprio il loro articolarsi struttura l’impegno creativo e lo spessore della sua poetica.
Il tema trattato ha suggerito colori più forti e fondi; la compulsione e il trauma sembrano chiudere le opere in ossessioni monocromatiche.
Il lavoro si articola attorno ad una simbologia linguistica di fondo e in quest’ottica tra i lavori costruiti e dipinti compaiono anche insiemi di “parole raccolte, parole fuggite” , come l’artista chiama i versi che entrano nell’allestimento dell’intera mostra.
15
febbraio 2007
Maria Micozzi – Don’t rape Lilith. Il nome e il branco
Dal 15 al 28 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEL SENATO E ARCHIVIO DI STATO
Milano, Via Senato, 10, (Milano)
Milano, Via Senato, 10, (Milano)
Orario di apertura
Da Lunedì al Giovedì: 10.00 - 18.00 / Venerdì: 10.00 - 15.00
Sabato: 10.00 - 14.00 e su appuntamento
Vernissage
15 Febbraio 2007, ore 18
Ufficio stampa
CRISALIS ARTNETCOMMUNICATION
Autore