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Pierre-Auguste Renoir – La maturità tra classico e moderno
Circa 150 opere provenienti da importanti musei pubblici e prestigiose collezioni private di tutto il mondo, documenteranno il percorso umano ed artistico del grande maestro evidenziando soprattutto il suo rapporto con l’Italia.
Comunicato stampa
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“Renoir. La maturità tra classico e moderno”: dal 8 marzo al 29 giugno 2008 al Complesso del Vittoriano di Roma circa 130 opere tra oli, opere su carta e sculture documentano quaranta anni di attività del maestro francese, partendo dal celebre viaggio in Italia nell’autunno del 1881, che tanta influenza ebbe nel raggiungimento di una più profonda maturità artistica. L’esposizione mira a sfatare la credenza diffusa che Renoir sia l’epitome stessa dell’Impressionismo, presentando gli ultimi sviluppi della critica storico-artistica in materia.
La Mostra nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero Affari Esteri, del Ministero Pubblica Istruzione e dell’ Ambasciata di Francia ed è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali, Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche, Assessorato alle Politiche per la Semplificazione, la Comunicazione e le Pari Opportunità– unitamente alla Regione Lazio – Presidenza e Assessorato Cultura, Spettacolo e Sport. La rassegna è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia.
Importanti musei pubblici e prestigiose collezioni private di tutto il mondo sostengono l’iniziativa con il prestito di straordinari capolavori e tra queste istituzioni spiccano: National Gallery of Art, Washington; Sterling and Francine Clark Art Institute, Williamstown; Chrysler Museum of Art, Norfolk; National Gallery of Canada, Ottawa; Montreal Museum of Fine Arts, Montreal; Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand, San Paolo del Brasile; Centre Pompidou, Musée National d'Art Moderne / Centre de Création industrielle, Parigi; National Gallery, Londra; Kunstverein Winterthur, Winterthur; Kunstmuseum, Basel; Mahmoud Khalil Collection, Giza, Cairo;Szépmüvészeti Múzeum, Budapest.
L’esposizione “Renoir. La maturità tra classico e moderno” è a cura di Kathleen Adler, storica dell’arte e già Director of Education alla National Gallery, Londra e si avvale di un prestigioso comitato scientifico composto dai più importanti studiosi di Renoir del mondo: John House, Walter H Annenberg Professor al Courtauld Institute of Art, Londra, e Commissario Internazionale della mostra; Linda Nochlin, Lila Acheson Wallace Professor all’Institute of Fine Arts, New York; Christopher Riopelle, Curatore di pittura del XIX° secolo alla National Gallery, Londra; Richard Brettell, Professore di Storia dell’arte alla University of Texas, Dallas, Maria Teresa Benedetti, storica dell’arte, e Patrizia Nitti, Direttore del Dipartimento di Arte Classica al Musée du Luxembourg, Parigi.
La mostra
Kathleen Adler scrive: “Lo stretto coinvolgimento di Renoir con il gruppo impressionista durò dalla fine del 1873 al 1877, un periodo brevissimo nell’arco di una carriera molto estesa. Si pone pertanto l’esigenza di ripensare la definizione di “impressionista” attribuita al pittore e di valutare sotto una luce diversa i quaranta anni di carriera successivi al suo legame con il movimento. Se negli anni settanta dell’Ottocento l’attenzione alla rappresentazione della vita moderna, tipica dell’“impressionismo”, fu per Renoir una priorità, nel periodo successivo i suoi interessi subirono un mutamento sostanziale. Ancora una volta, allora, vale la pena notare quanto breve sia stata la parentesi impressionista rispetto ai lunghi anni consacrati all’elaborazione di una rappresentazione in chiave moderna dell’eterno e dell’atemporale".
Da qui nasce l’idea di presentare proprio a Roma una mostra che ripensi Renoir alla luce degli studi più recenti e che analizzi in modo esauriente gli anni ricchissimi della sua maturità stilistica. E’ Renoir stesso a descrivere il proprio stato d’animo all’inizio degli anni ottanta, alla vigilia del viaggio in Italia: “Avevo spremuto l’impressionismo quanto più potevo ed ero giunto alla conclusione che non sapevo né disegnare né dipingere. In una parola, l’impressionismo era, per quanto mi riguardava, un vicolo cieco”. I mesi, tra l’ottobre del 1881 e il gennaio del 1882 che trascorrerà nel Bel Paese, attraversandolo da Venezia alla Sicilia, gli consentiranno di riflettere molto sulla propria poetica e di ridefinire il proprio stile, alla luce degli importanti esempi della tradizione classica e dell’arte italiana.
Renoir aveva già iniziato ad avere la percezione che l’Impressionismo fosse una strada ormai percorsa e aveva scelto di non partecipare alla quarta e alla quinta esposizione di gruppo del movimento nel 1879 e nel 1880, preferendo esporre di nuovo al tradizionale Salon nel 1880. Contemporaneamente il pittore aveva iniziato ad acquisire una cerchia di mecenati che gli commissionarono una serie di ritratti, rendendolo molto noto nei circoli artistici parigini. La vendita di queste opere fruttò a Renoir una maggiore sicurezza economica e gli diede anche la possibilità di affrontare questo viaggio. Il pittore visitò Venezia, probabilmente Padova, Firenze e Roma; alla fine di novembre era a Napoli e da lì si spostò in Calabria e poi a Capri. In gennaio visitò Palermo e Monreale per poi ritornare a Napoli. Il 23 gennaio 1882 si trovava già all’Estaque in compagnia di Cézanne.
L’Italia fu una rivelazione: come tanti altri artisti prima di lui, Renoir fu profondamente colpito dalla ricchezza straordinaria della cultura e dell’arte italiana e, in particolare, rimase affascinato dall’opera di Raffaello, soprattutto gli affreschi alla Farnesina, e dalle pitture pompeiane, che ebbe modo di studiare al Museo nazionale di Napoli. Come ben descrive Kathleen Adler: “Le poche settimane trascorse in Italia fornirono una solida base ai suoi nuovi interessi, esercitando su di lui un’influenza che sarebbe durata per tutto il resto della sua vita. Come scrisse Sigmund Freud dopo la visita a Roma nel 1901: “Oggi pomeriggio, varie impressioni di cui ci si può nutrire per anni”.
Per il pittore che diceva di essere “figlio di Madre Natura e Padre Museo” e che da sempre aveva frequentato il Louvre, per ammirare l’arte dei grandi, richiamarsi alla tradizione, dall’antichità classica, alle opere di Raffaello, ai più recenti disegni e dipinti di Ingres fu quasi un fatto naturale; si può, anzi, dimostrare come l’arte del passato fu per l’“impressionista” Renoir sempre una realtà, a cui il viaggio in Italia diede forma fissa e definitiva: dopo questo soggiorno, infatti, il suo stile cambiò drasticamente, inizialmente diventando più lineare, “secco”, e facendosi, poi, negli ultimi anni, più delicato e stilizzato.
Oltre a presentare il viaggio italiano come un momento focale per Renoir, la mostra intende dimostrare la varietà e diversità di tecniche e soggetti scelti dall’artista nella sua opera. Renoir straordinario ritrattista brillerà in mostra per le splendide immagini di donne, raffigurate nei gesti semplici della quotidianità, fanciulle e madri, o in pose ufficiali, per l’immediata innocenza dei suoi bambini, ma anche, come testimonia anche l’importante saggio di Linda Nochlin in catalogo, per la sua rappresentazione dell’“uomo naturale”, complemento del concetto di “donna naturale”.
Analizzando la carriera del pittore nella sua interezza, senza l’esigenza di concentrarci quasi esclusivamente sulla breve fase impressionista, riusciamo finalmente a scoprire un artista molto più complesso, che subiva il fascino della natura in ogni suo aspetto: è il fascino del mazzo di rose sul poggiato su un pianoforte, quello dei pesci che gli avrebbero cucinato per cena, quello della città che pulsava vivace o, ancor di più, quello dei favolosi panorami francesi, tra Sud della Francia e Champagne, come la magnificenza del paesaggio intorno a Les Collettes, suo ultimo rifugio.
La vita
Pierre-Auguste Renoir nasce a Limoges il 25 febbraio 1841, sesto figlio di Léonard e Margherite, entrambi sarti. La famiglia si trasferisce a Parigi quando Pierre-Auguste a quattro anni. Nel 1854 Renoir lascia la scuola e inizia un apprendistato come decoratore di porcellane, una carriera che sarebbe stata garantita dal suo talento, se l’azienda non avesse chiuso per bancarotta nel 1858. E’ in questo periodo, dopo aver tentato una serie di diversi lavori, che decide di diventare pittore. S’iscrive all’Ecole des Beaux-Arts, frequenta il Museo del Louvre, dove ammira la pittura dell’ottocento, e inizia a frequentare un gruppo di artisti, tra i quali Camile Pissarro, Paul Cézanne ed i futuri impressionisti Claude Monet, Alfred Sisley e Jean-Frédéric Bazille.
Alla fine del 1865 conosce la diciassettenne Lise Tréhot, che diverrà la sua amante fino al proprio matrimonio nel 1872 e la modella di tante opere, che Renoir presenterà al Salon; dipinti piuttosto tradizionali, come Diana, Lisa con parasole, Bagnante con il grifone, ai quali si affiancano, però, opere di sperimentazioni che non vengono presentate ufficialmente.
Nel 1869 Renoir e Monet lavorano insieme a La Grenouillère sulla Senna, vicino a Bougival, e dipingono i primi paesaggi “impressionisti”, nei quali l’uso dei colori complementari giustapposti costituisce la novità più significativa. Ripeteranno l’esperienza nel 1873 e nel 1874 si unirà a loro anche Edouard Manet.
In occasione della guerra franco-prussiana, nel 1870-71, Renoir, a differenza della maggior parte dei suoi amici pittori, che sfuggono, viene arruolato. E’ negli anni settanta che entra nella sua vita una figura importante: quella del mercante d’arte Paul Durant-Ruel, presentatogli da Monet.
Nel 1874, stanchi dei rifiuti del Salon, Renoir, Pissarro, Monet, Cézanne, Sisley, Berthe Morisot, Degas e altri artisti decidono di organizzare un’esposizione delle proprie opere alternativa a quella tradizionale: nasce la prima mostra degli impressionisti, un successo di pubblico e seguita dalla critica, ma un fallimento economico, cui segue un’asta all’Hôtel Drouout per coprire i debiti accumulati.
Sono gli anni in cui Renoir inizia a ricevere una serie di commissioni ritrattistiche, che gli portano una relativa sicurezza economica, e, soprattutto, sono gli anni in cui rappresenta la vivacità e il turbinio della “vie moderne”, con opere come Ballo al Moulin de la Galette, (Le Bal au Moulin de la Galette) e La colazione dei canottieri (Le déjeuner des canotiers). In parallelo alla seconda e terza mostra degli impressionisti, Renoir torna ad esporre anche al Salon, dove il Ritratto di Madame Charpentier e dei suoi figli ha nel 1879 un gran successo. Da quel momento la sua distanza dal movimento impressionista si fa più profonda e l’artista non sarà più presente alle mostre degli impressionisti (tranne che alla sesta, ma non per sua scelta, bensì con opere di proprietà di Durand-Ruel). Renoir sceglie il Salon: “A Parigi ci saranno forse quindici amateurs in grado di apprezzare un dipinto senza il Salon, contro gli 80.000 che non comprano niente se non è stato esposto lì”.
Il 1881 è l’anno dei viaggi, prima in Algeria e poi in Italia. Se il primo viaggio è una conferma degli interessi artistici del passato, Delacroix per primo, sarà l’Italia, come abbiamo visto, ad avere l’impatto più drammatico e duraturo sulla pittura di Renoir. Il nuovo stile “secco”, memore della plasticità degli affreschi di Raffaello, trova il suo soggetto ideale nel tema classico delle Bagnanti, che diventerà uno dei favoriti del pittore.
Lo segue in parte del viaggio italiano Aline Charigot, che Renoir sposerà nel 1890, quando il loro primo figlio, Pierre, avrà già cinque anni. Essoyes, nel Sud dello Champagne, dove Aline era nata, inizia ad essere uno dei luoghi dove la famiglia trascorre parte dell’anno e compare perciò nei dipinti dell’artista, come anche Gabrielle Renard, una lontana cugina di Aline, che si unisce alla famiglia nel 1894 alla nascita del secondogenito Jean e che diverrà una delle modelle preferite di Renoir. Il terzo figlio, Claude, detto Coco, nasce, poi, nel 1901.
Negli anni novanta, il successo, una situazione familiare ben definita e la sicurezza economica si riflettono nell’opera di Renoir, che diviene una celebrazione della serena e piacevole vita delle classi borghesi, dal trittico delle Danze, al Ritratto delle figlie di Catulle Mendès al piano, alla prima opera acquistata dallo Stato francese, le Fanciulle al piano. E’ il decennio dei viaggi, spesso per visitare i grandi musei del mondo: Madrid, Dresda, Inghilterra, Olanda. In Francia continua a dividersi tra Parigi ed Essoyes, dove compra una casa nel 1895.
La sua maturità è funestata da una salute precaria: dal 1902 l’artrite comincia a colpirlo seriamente e a limitare le sue possibilità di dipingere. I reumatismi sono molto dolorosi e i nervi dell’occhio destro parzialmente atrofizzati. Dal 1910 è costretto su una sedia a rotelle e le sue mani deformate non riescono più a prendere in mano un pennello, che deve esservi legato. L’unico parziale sollievo viene da un clima secco e mite e Renoir acquista perciò una casa a Cagnes, nel Sud della Francia, e a partire dal 1908 passa gli inverni lì e le estati ad Essoyes, con sporadici viaggi a Parigi per mantenere i contatti con gli amici, le mostre ed i musei. La Prima Guerra Mondiale colpisce profondamente la famiglia Renoir: Pierre e Jean sono feriti in battaglia, mentre Aline muore il 27 giugno 1915.
Ambrosie Vollard, che dal 1894 diviene una figura importante nella vita di Renoir, lo spinge nel 1913 a darsi alla scultura, a cui il pittore si avvicinerà con l’aiuto di Guinot.
Renoir muore il 3 Dicembre 1919 a Cagnes a 78 anni muore di congestione polmonare e viene sepolto ad Essoyes, accanto ad Aline.
Sponsor: Gioco del Lotto - Lottomatica, UniCredit Banca di Roma, Poste Italiane, Finmeccanica, Ferrovie dello Stato.
Collaboratori ufficiali: Gestore dei Servizi Elettrici – Gse, Vodafone, Istituto Luce, American Express, Carta di Credito Ufficiale, Rai Teche.
Collaboratori tecnici: Maggiore, Dimensione Suono2, Hotel Eden, The Duke Hotel, Hotel Splendide Royal, Borghi International, Progress Fineart
Organizzazione e produzione: Comunicare Organizzando
La Mostra nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero Affari Esteri, del Ministero Pubblica Istruzione e dell’ Ambasciata di Francia ed è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali, Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche, Assessorato alle Politiche per la Semplificazione, la Comunicazione e le Pari Opportunità– unitamente alla Regione Lazio – Presidenza e Assessorato Cultura, Spettacolo e Sport. La rassegna è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia.
Importanti musei pubblici e prestigiose collezioni private di tutto il mondo sostengono l’iniziativa con il prestito di straordinari capolavori e tra queste istituzioni spiccano: National Gallery of Art, Washington; Sterling and Francine Clark Art Institute, Williamstown; Chrysler Museum of Art, Norfolk; National Gallery of Canada, Ottawa; Montreal Museum of Fine Arts, Montreal; Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand, San Paolo del Brasile; Centre Pompidou, Musée National d'Art Moderne / Centre de Création industrielle, Parigi; National Gallery, Londra; Kunstverein Winterthur, Winterthur; Kunstmuseum, Basel; Mahmoud Khalil Collection, Giza, Cairo;Szépmüvészeti Múzeum, Budapest.
L’esposizione “Renoir. La maturità tra classico e moderno” è a cura di Kathleen Adler, storica dell’arte e già Director of Education alla National Gallery, Londra e si avvale di un prestigioso comitato scientifico composto dai più importanti studiosi di Renoir del mondo: John House, Walter H Annenberg Professor al Courtauld Institute of Art, Londra, e Commissario Internazionale della mostra; Linda Nochlin, Lila Acheson Wallace Professor all’Institute of Fine Arts, New York; Christopher Riopelle, Curatore di pittura del XIX° secolo alla National Gallery, Londra; Richard Brettell, Professore di Storia dell’arte alla University of Texas, Dallas, Maria Teresa Benedetti, storica dell’arte, e Patrizia Nitti, Direttore del Dipartimento di Arte Classica al Musée du Luxembourg, Parigi.
La mostra
Kathleen Adler scrive: “Lo stretto coinvolgimento di Renoir con il gruppo impressionista durò dalla fine del 1873 al 1877, un periodo brevissimo nell’arco di una carriera molto estesa. Si pone pertanto l’esigenza di ripensare la definizione di “impressionista” attribuita al pittore e di valutare sotto una luce diversa i quaranta anni di carriera successivi al suo legame con il movimento. Se negli anni settanta dell’Ottocento l’attenzione alla rappresentazione della vita moderna, tipica dell’“impressionismo”, fu per Renoir una priorità, nel periodo successivo i suoi interessi subirono un mutamento sostanziale. Ancora una volta, allora, vale la pena notare quanto breve sia stata la parentesi impressionista rispetto ai lunghi anni consacrati all’elaborazione di una rappresentazione in chiave moderna dell’eterno e dell’atemporale".
Da qui nasce l’idea di presentare proprio a Roma una mostra che ripensi Renoir alla luce degli studi più recenti e che analizzi in modo esauriente gli anni ricchissimi della sua maturità stilistica. E’ Renoir stesso a descrivere il proprio stato d’animo all’inizio degli anni ottanta, alla vigilia del viaggio in Italia: “Avevo spremuto l’impressionismo quanto più potevo ed ero giunto alla conclusione che non sapevo né disegnare né dipingere. In una parola, l’impressionismo era, per quanto mi riguardava, un vicolo cieco”. I mesi, tra l’ottobre del 1881 e il gennaio del 1882 che trascorrerà nel Bel Paese, attraversandolo da Venezia alla Sicilia, gli consentiranno di riflettere molto sulla propria poetica e di ridefinire il proprio stile, alla luce degli importanti esempi della tradizione classica e dell’arte italiana.
Renoir aveva già iniziato ad avere la percezione che l’Impressionismo fosse una strada ormai percorsa e aveva scelto di non partecipare alla quarta e alla quinta esposizione di gruppo del movimento nel 1879 e nel 1880, preferendo esporre di nuovo al tradizionale Salon nel 1880. Contemporaneamente il pittore aveva iniziato ad acquisire una cerchia di mecenati che gli commissionarono una serie di ritratti, rendendolo molto noto nei circoli artistici parigini. La vendita di queste opere fruttò a Renoir una maggiore sicurezza economica e gli diede anche la possibilità di affrontare questo viaggio. Il pittore visitò Venezia, probabilmente Padova, Firenze e Roma; alla fine di novembre era a Napoli e da lì si spostò in Calabria e poi a Capri. In gennaio visitò Palermo e Monreale per poi ritornare a Napoli. Il 23 gennaio 1882 si trovava già all’Estaque in compagnia di Cézanne.
L’Italia fu una rivelazione: come tanti altri artisti prima di lui, Renoir fu profondamente colpito dalla ricchezza straordinaria della cultura e dell’arte italiana e, in particolare, rimase affascinato dall’opera di Raffaello, soprattutto gli affreschi alla Farnesina, e dalle pitture pompeiane, che ebbe modo di studiare al Museo nazionale di Napoli. Come ben descrive Kathleen Adler: “Le poche settimane trascorse in Italia fornirono una solida base ai suoi nuovi interessi, esercitando su di lui un’influenza che sarebbe durata per tutto il resto della sua vita. Come scrisse Sigmund Freud dopo la visita a Roma nel 1901: “Oggi pomeriggio, varie impressioni di cui ci si può nutrire per anni”.
Per il pittore che diceva di essere “figlio di Madre Natura e Padre Museo” e che da sempre aveva frequentato il Louvre, per ammirare l’arte dei grandi, richiamarsi alla tradizione, dall’antichità classica, alle opere di Raffaello, ai più recenti disegni e dipinti di Ingres fu quasi un fatto naturale; si può, anzi, dimostrare come l’arte del passato fu per l’“impressionista” Renoir sempre una realtà, a cui il viaggio in Italia diede forma fissa e definitiva: dopo questo soggiorno, infatti, il suo stile cambiò drasticamente, inizialmente diventando più lineare, “secco”, e facendosi, poi, negli ultimi anni, più delicato e stilizzato.
Oltre a presentare il viaggio italiano come un momento focale per Renoir, la mostra intende dimostrare la varietà e diversità di tecniche e soggetti scelti dall’artista nella sua opera. Renoir straordinario ritrattista brillerà in mostra per le splendide immagini di donne, raffigurate nei gesti semplici della quotidianità, fanciulle e madri, o in pose ufficiali, per l’immediata innocenza dei suoi bambini, ma anche, come testimonia anche l’importante saggio di Linda Nochlin in catalogo, per la sua rappresentazione dell’“uomo naturale”, complemento del concetto di “donna naturale”.
Analizzando la carriera del pittore nella sua interezza, senza l’esigenza di concentrarci quasi esclusivamente sulla breve fase impressionista, riusciamo finalmente a scoprire un artista molto più complesso, che subiva il fascino della natura in ogni suo aspetto: è il fascino del mazzo di rose sul poggiato su un pianoforte, quello dei pesci che gli avrebbero cucinato per cena, quello della città che pulsava vivace o, ancor di più, quello dei favolosi panorami francesi, tra Sud della Francia e Champagne, come la magnificenza del paesaggio intorno a Les Collettes, suo ultimo rifugio.
La vita
Pierre-Auguste Renoir nasce a Limoges il 25 febbraio 1841, sesto figlio di Léonard e Margherite, entrambi sarti. La famiglia si trasferisce a Parigi quando Pierre-Auguste a quattro anni. Nel 1854 Renoir lascia la scuola e inizia un apprendistato come decoratore di porcellane, una carriera che sarebbe stata garantita dal suo talento, se l’azienda non avesse chiuso per bancarotta nel 1858. E’ in questo periodo, dopo aver tentato una serie di diversi lavori, che decide di diventare pittore. S’iscrive all’Ecole des Beaux-Arts, frequenta il Museo del Louvre, dove ammira la pittura dell’ottocento, e inizia a frequentare un gruppo di artisti, tra i quali Camile Pissarro, Paul Cézanne ed i futuri impressionisti Claude Monet, Alfred Sisley e Jean-Frédéric Bazille.
Alla fine del 1865 conosce la diciassettenne Lise Tréhot, che diverrà la sua amante fino al proprio matrimonio nel 1872 e la modella di tante opere, che Renoir presenterà al Salon; dipinti piuttosto tradizionali, come Diana, Lisa con parasole, Bagnante con il grifone, ai quali si affiancano, però, opere di sperimentazioni che non vengono presentate ufficialmente.
Nel 1869 Renoir e Monet lavorano insieme a La Grenouillère sulla Senna, vicino a Bougival, e dipingono i primi paesaggi “impressionisti”, nei quali l’uso dei colori complementari giustapposti costituisce la novità più significativa. Ripeteranno l’esperienza nel 1873 e nel 1874 si unirà a loro anche Edouard Manet.
In occasione della guerra franco-prussiana, nel 1870-71, Renoir, a differenza della maggior parte dei suoi amici pittori, che sfuggono, viene arruolato. E’ negli anni settanta che entra nella sua vita una figura importante: quella del mercante d’arte Paul Durant-Ruel, presentatogli da Monet.
Nel 1874, stanchi dei rifiuti del Salon, Renoir, Pissarro, Monet, Cézanne, Sisley, Berthe Morisot, Degas e altri artisti decidono di organizzare un’esposizione delle proprie opere alternativa a quella tradizionale: nasce la prima mostra degli impressionisti, un successo di pubblico e seguita dalla critica, ma un fallimento economico, cui segue un’asta all’Hôtel Drouout per coprire i debiti accumulati.
Sono gli anni in cui Renoir inizia a ricevere una serie di commissioni ritrattistiche, che gli portano una relativa sicurezza economica, e, soprattutto, sono gli anni in cui rappresenta la vivacità e il turbinio della “vie moderne”, con opere come Ballo al Moulin de la Galette, (Le Bal au Moulin de la Galette) e La colazione dei canottieri (Le déjeuner des canotiers). In parallelo alla seconda e terza mostra degli impressionisti, Renoir torna ad esporre anche al Salon, dove il Ritratto di Madame Charpentier e dei suoi figli ha nel 1879 un gran successo. Da quel momento la sua distanza dal movimento impressionista si fa più profonda e l’artista non sarà più presente alle mostre degli impressionisti (tranne che alla sesta, ma non per sua scelta, bensì con opere di proprietà di Durand-Ruel). Renoir sceglie il Salon: “A Parigi ci saranno forse quindici amateurs in grado di apprezzare un dipinto senza il Salon, contro gli 80.000 che non comprano niente se non è stato esposto lì”.
Il 1881 è l’anno dei viaggi, prima in Algeria e poi in Italia. Se il primo viaggio è una conferma degli interessi artistici del passato, Delacroix per primo, sarà l’Italia, come abbiamo visto, ad avere l’impatto più drammatico e duraturo sulla pittura di Renoir. Il nuovo stile “secco”, memore della plasticità degli affreschi di Raffaello, trova il suo soggetto ideale nel tema classico delle Bagnanti, che diventerà uno dei favoriti del pittore.
Lo segue in parte del viaggio italiano Aline Charigot, che Renoir sposerà nel 1890, quando il loro primo figlio, Pierre, avrà già cinque anni. Essoyes, nel Sud dello Champagne, dove Aline era nata, inizia ad essere uno dei luoghi dove la famiglia trascorre parte dell’anno e compare perciò nei dipinti dell’artista, come anche Gabrielle Renard, una lontana cugina di Aline, che si unisce alla famiglia nel 1894 alla nascita del secondogenito Jean e che diverrà una delle modelle preferite di Renoir. Il terzo figlio, Claude, detto Coco, nasce, poi, nel 1901.
Negli anni novanta, il successo, una situazione familiare ben definita e la sicurezza economica si riflettono nell’opera di Renoir, che diviene una celebrazione della serena e piacevole vita delle classi borghesi, dal trittico delle Danze, al Ritratto delle figlie di Catulle Mendès al piano, alla prima opera acquistata dallo Stato francese, le Fanciulle al piano. E’ il decennio dei viaggi, spesso per visitare i grandi musei del mondo: Madrid, Dresda, Inghilterra, Olanda. In Francia continua a dividersi tra Parigi ed Essoyes, dove compra una casa nel 1895.
La sua maturità è funestata da una salute precaria: dal 1902 l’artrite comincia a colpirlo seriamente e a limitare le sue possibilità di dipingere. I reumatismi sono molto dolorosi e i nervi dell’occhio destro parzialmente atrofizzati. Dal 1910 è costretto su una sedia a rotelle e le sue mani deformate non riescono più a prendere in mano un pennello, che deve esservi legato. L’unico parziale sollievo viene da un clima secco e mite e Renoir acquista perciò una casa a Cagnes, nel Sud della Francia, e a partire dal 1908 passa gli inverni lì e le estati ad Essoyes, con sporadici viaggi a Parigi per mantenere i contatti con gli amici, le mostre ed i musei. La Prima Guerra Mondiale colpisce profondamente la famiglia Renoir: Pierre e Jean sono feriti in battaglia, mentre Aline muore il 27 giugno 1915.
Ambrosie Vollard, che dal 1894 diviene una figura importante nella vita di Renoir, lo spinge nel 1913 a darsi alla scultura, a cui il pittore si avvicinerà con l’aiuto di Guinot.
Renoir muore il 3 Dicembre 1919 a Cagnes a 78 anni muore di congestione polmonare e viene sepolto ad Essoyes, accanto ad Aline.
Sponsor: Gioco del Lotto - Lottomatica, UniCredit Banca di Roma, Poste Italiane, Finmeccanica, Ferrovie dello Stato.
Collaboratori ufficiali: Gestore dei Servizi Elettrici – Gse, Vodafone, Istituto Luce, American Express, Carta di Credito Ufficiale, Rai Teche.
Collaboratori tecnici: Maggiore, Dimensione Suono2, Hotel Eden, The Duke Hotel, Hotel Splendide Royal, Borghi International, Progress Fineart
Organizzazione e produzione: Comunicare Organizzando
07
marzo 2008
Pierre-Auguste Renoir – La maturità tra classico e moderno
Dal 07 marzo al 29 giugno 2008
arte moderna
Location
COMPLESSO DEL VITTORIANO
Roma, Via Di San Pietro In Carcere, (Roma)
Roma, Via Di San Pietro In Carcere, (Roma)
Biglietti
€ 10,00 intero; € 7,50 ridotto
Orario di apertura
dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30; venerdì e sabato 9.30 – 23.30; domenica 9.30 – 20.30
Vernissage
7 Marzo 2008, ore 18.00
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
SVEVA FEDE
Ufficio stampa
COMUNICAREORGANIZZANDO
Autore
Curatore