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Rodolfo Aricò – Germinazione di un’idea, 1964-1972.
Seguire il processo di definizione dell’idea chiave all’interno del percorso di un’artista è un’avventura che attraverso questa mostra si può ripercorrere per Rodolfo Aricò.
Comunicato stampa
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Seguire il processo di definizione dell'idea chiave all'interno del percorso di un'artista è un'avventura che attraverso questa mostra si può ripercorrere per Rodolfo Aricò.
Dopo una prima esperienza in ambito informale e un successivo avvicinamento al lavoro di Arshile Gorky e Robert Delaunay, Aricò intraprende un processo di oggettivazione della pittura che lo conduce, nella seconda metà degli anni Sessanta, a risultati affini alle coeve sperimentazioni d’oltreoceano (dall’Astrazione Post-pittorica al Minimalismo), ma con caratteristiche del tutto originali. La specificità del suo lavoro risiede nell’associare la sensibilità del colore con il rigore di una forma che pian piano prende volume sulla tela fino a divenire oggetto tridimensionale (o “shaped canvas”), illusionisticamente in espansione nello spazio.
Ne Il Pendolo del 1964 la pennellata, seppur ancora vibrante, delinea una forma geometrica che, di lì a poco, diventa elemento modulare da ripetere e variare al fine di dar luogo ad una scansione ritmica di rapporti assonometrici (in Assonometria, 1966). Tra il 1965 e il 1966 la serialità variata risulta una delle caratteristiche principali del lavoro di Aricò. Lo dimostra il titolo di due delle opere esposte: Seriale (1965). Prima sviluppata entro la rigida griglia bidimensionale implicita al supporto (in Work in progress (N.1), 1965), l’iterazione delle forme si svincola poi da essa cercando una preliminare espansione nello spazio (in Assonometria simultanea, 1965). È tuttavia solo nelle quattro varianti di Progetto Assonometria del 1966 che l’artista, campendo una medesima figura arrotondata con colori che vanno dal bianco al verde, tenta di conferire virtualmente alla pittura sempre più volume, come per farla distaccare dal supporto. Da qui all’idea delle tele sagomate il passo è breve. Assonometria bianca (1969), Prospettiva C (1970), Senza titolo (1972), Tricromia Rombo (1972) che concludono la mostra, sono costruzioni geometrico-architettoniche in cui l’emozione del colore, caratteristica dei lavori degli anni Sessanta, viene del tutto filtrata dalla razionalità della forma per trasformare la pittura in un “oggetto” capace di far coincidere l’oggettività della struttura con la soggettività della sua percezione.
Rodolfo Aricò nasce a Milano nel 1930 e, dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Brera, si iscrive all’Accademia e poi alla Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano. La sua prima personale risale al 1959, presso il Salone dell’Annunciata di Milano; mentre la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia è del 1964, seguita da una seconda nel 1968. Nel 1974 si tiene l’importante antologica a Palazzo Grassi a Venezia e nel 1980 la mostra Rodolfo Aricò. Mito e architettura nella casa del Mantegna a Mantova. Nel 1986 Aricò partecipa alla collettiva itinerante 1960/1985 Aspetti dell’arte italiana al Kunstverein di Francoforte, Berlino, Hannover, Bregenz e Vienna, per poi prendere parte alla mostra Emotion und method, curata nel 1987 da Eberard Simons alla Galerie der Kunstler a Monaco. Dagli anni Novanta fino al 2002, anno della sua scomparsa, espone in numerose mostre in Italia e all’estero tra cui quelle di Milano, Stoccolma, Schwaz, Venezia, Urbino e Roma.
Ufficio stampa Susanna Fabiani(susy@galleriailponte.com) - dettagli e materiale fotografico disponibili su richiesta.
Dopo una prima esperienza in ambito informale e un successivo avvicinamento al lavoro di Arshile Gorky e Robert Delaunay, Aricò intraprende un processo di oggettivazione della pittura che lo conduce, nella seconda metà degli anni Sessanta, a risultati affini alle coeve sperimentazioni d’oltreoceano (dall’Astrazione Post-pittorica al Minimalismo), ma con caratteristiche del tutto originali. La specificità del suo lavoro risiede nell’associare la sensibilità del colore con il rigore di una forma che pian piano prende volume sulla tela fino a divenire oggetto tridimensionale (o “shaped canvas”), illusionisticamente in espansione nello spazio.
Ne Il Pendolo del 1964 la pennellata, seppur ancora vibrante, delinea una forma geometrica che, di lì a poco, diventa elemento modulare da ripetere e variare al fine di dar luogo ad una scansione ritmica di rapporti assonometrici (in Assonometria, 1966). Tra il 1965 e il 1966 la serialità variata risulta una delle caratteristiche principali del lavoro di Aricò. Lo dimostra il titolo di due delle opere esposte: Seriale (1965). Prima sviluppata entro la rigida griglia bidimensionale implicita al supporto (in Work in progress (N.1), 1965), l’iterazione delle forme si svincola poi da essa cercando una preliminare espansione nello spazio (in Assonometria simultanea, 1965). È tuttavia solo nelle quattro varianti di Progetto Assonometria del 1966 che l’artista, campendo una medesima figura arrotondata con colori che vanno dal bianco al verde, tenta di conferire virtualmente alla pittura sempre più volume, come per farla distaccare dal supporto. Da qui all’idea delle tele sagomate il passo è breve. Assonometria bianca (1969), Prospettiva C (1970), Senza titolo (1972), Tricromia Rombo (1972) che concludono la mostra, sono costruzioni geometrico-architettoniche in cui l’emozione del colore, caratteristica dei lavori degli anni Sessanta, viene del tutto filtrata dalla razionalità della forma per trasformare la pittura in un “oggetto” capace di far coincidere l’oggettività della struttura con la soggettività della sua percezione.
Rodolfo Aricò nasce a Milano nel 1930 e, dopo aver frequentato il Liceo Artistico di Brera, si iscrive all’Accademia e poi alla Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano. La sua prima personale risale al 1959, presso il Salone dell’Annunciata di Milano; mentre la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia è del 1964, seguita da una seconda nel 1968. Nel 1974 si tiene l’importante antologica a Palazzo Grassi a Venezia e nel 1980 la mostra Rodolfo Aricò. Mito e architettura nella casa del Mantegna a Mantova. Nel 1986 Aricò partecipa alla collettiva itinerante 1960/1985 Aspetti dell’arte italiana al Kunstverein di Francoforte, Berlino, Hannover, Bregenz e Vienna, per poi prendere parte alla mostra Emotion und method, curata nel 1987 da Eberard Simons alla Galerie der Kunstler a Monaco. Dagli anni Novanta fino al 2002, anno della sua scomparsa, espone in numerose mostre in Italia e all’estero tra cui quelle di Milano, Stoccolma, Schwaz, Venezia, Urbino e Roma.
Ufficio stampa Susanna Fabiani(susy@galleriailponte.com) - dettagli e materiale fotografico disponibili su richiesta.
18
ottobre 2014
Rodolfo Aricò – Germinazione di un’idea, 1964-1972.
Dal 18 ottobre al 28 novembre 2014
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL PONTE
Firenze, Via Di Mezzo, 42/B, (Firenze)
Firenze, Via Di Mezzo, 42/B, (Firenze)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 15.30-19.00
Vernissage
18 Ottobre 2014, ore 19.00
Autore
Curatore