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Wladi Sacchi – Opere dal 1959 al 2012
l’opera di Wlady Sacchi pone in discussione le finalità della produzione artistica e il ruolo stesso del pittore nella società, recuperando quel valore civico e morale in chiave interpretativa del proprio tempo.
Comunicato stampa
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Definire la pittura di Wlady Sacchi non è facile; ciò che a prima vista colpisce della pittura di Sacchi è quel senso grave delle cose che lo colloca nella scia delle correnti più realistiche del Novecento italiano.
Egli infatti ribadisce con forza la necessità di una chiave di struttura intellegibile, di contro alle ricerche dell’astratto e dell’informale. Sacchi non si è mai allontanato dai più valori formali come volume, luce e colore che sono poi i fondamenti della pittura più tradizionale.
La sua classicità sta essenzialmente in questo preciso impegno e nella fedeltà al figurativo.
La sua non è un pittura di occasione, quasi mai si incontrano paesaggi o natura morte che siano fini a se stessi, che non abbiano qualche arcano messaggio da rivelare o qualche verità da lasciare trasparire dalle pieghe dell’apparente insignificanza delle cose. In tal senso l’opera non può porsi solo come oggetto di ammirazione da parte dell’osservatore, ma esige un confronto, un dibattito, una meditazione che riscatta il dipinto a una dimensione etica che è la finalità ultima e più nobile dell’arte.
Da qui nasce l’esigenza di intervenire sulle problematiche del proprio tempo, e prima ancora che esercizio calligrafico l’arte diviene obbligo morale.
Seguendo un possibile percorso cronologico, la sua pittura va decantandosi nel tempo, liberandosi da elementi sentiti sempre più come accessori in una sorta di essenziale ascetismo formale che finisce per adottare alcuni elementi simbolici, una sorta di feticcio linguistico - figurativo; saranno infatti, le latte e i bidoni arrugginiti, le pagine di vecchi giornali, le zucche , i tromboni cui il pittore affida nuclei fondamentali di verità. E’ soprattutto a questi muti simboli che il pittore consegna il suo messaggio ed è dunque questo speciale vocabolario che crea il suo panorama creativo.
Il presente è disseminato di rottami, di vuoti bidoni metallici, arrugginiti, ammaccati e rotti che relega l’uomo in un paesaggio degradato dai rifiuti senza possibilità di riscatto.
Il fatto che gran parte di questi oggetti derivino dal degrado della società consumistica è già di una dichiarazione d’intenti: per il pittore la società contemporanea, con i suoi tempi frenetici e con la sua voracità distruttrice, è insieme causa ed effetto della irreversibile decadenza artistica e morale. È un atto di accusa contro la società che non ascolta più, che ha abolito ogni progettazione ed ha negato le proprie radici che troppo spesso sceglie un dorato isolamento piuttosto che avere il coraggio di rimetter tutto in discussione, di ricominciare da capo.
Per un pittore come Sacchi, già si è detto, non è scindibile l’atto creativo dall’impiego civico.
L’ultimo decennio del novecento è un fertile terreno di denuncia per il pittore, che vede disilluse le aspettative di pace universale per il nostro tempo. È piuttosto il trionfo della follia sull’ordine a dilagare in questo scorcio di secolo. Non solo le immani tragedia di popoli offendono l’uomo, ma anche la violenza privata: anzi è proprio dal mancato rispetto della persona che hanno origine i mali della nostra sociètà. I drammi universali divento, con crudo realismo oggetto dei sui dipinti che immortalano simbolicamente il degrado dell’animo umano e la sofferenze che gli uomini si infliggono gli uni sugli altri.
Spesso accade che l’occasione dalla quale scaturisce il dipinto sia tale travalicare la contingenza ed assume un significato universale.
Prof. Mario Marubbi
Egli infatti ribadisce con forza la necessità di una chiave di struttura intellegibile, di contro alle ricerche dell’astratto e dell’informale. Sacchi non si è mai allontanato dai più valori formali come volume, luce e colore che sono poi i fondamenti della pittura più tradizionale.
La sua classicità sta essenzialmente in questo preciso impegno e nella fedeltà al figurativo.
La sua non è un pittura di occasione, quasi mai si incontrano paesaggi o natura morte che siano fini a se stessi, che non abbiano qualche arcano messaggio da rivelare o qualche verità da lasciare trasparire dalle pieghe dell’apparente insignificanza delle cose. In tal senso l’opera non può porsi solo come oggetto di ammirazione da parte dell’osservatore, ma esige un confronto, un dibattito, una meditazione che riscatta il dipinto a una dimensione etica che è la finalità ultima e più nobile dell’arte.
Da qui nasce l’esigenza di intervenire sulle problematiche del proprio tempo, e prima ancora che esercizio calligrafico l’arte diviene obbligo morale.
Seguendo un possibile percorso cronologico, la sua pittura va decantandosi nel tempo, liberandosi da elementi sentiti sempre più come accessori in una sorta di essenziale ascetismo formale che finisce per adottare alcuni elementi simbolici, una sorta di feticcio linguistico - figurativo; saranno infatti, le latte e i bidoni arrugginiti, le pagine di vecchi giornali, le zucche , i tromboni cui il pittore affida nuclei fondamentali di verità. E’ soprattutto a questi muti simboli che il pittore consegna il suo messaggio ed è dunque questo speciale vocabolario che crea il suo panorama creativo.
Il presente è disseminato di rottami, di vuoti bidoni metallici, arrugginiti, ammaccati e rotti che relega l’uomo in un paesaggio degradato dai rifiuti senza possibilità di riscatto.
Il fatto che gran parte di questi oggetti derivino dal degrado della società consumistica è già di una dichiarazione d’intenti: per il pittore la società contemporanea, con i suoi tempi frenetici e con la sua voracità distruttrice, è insieme causa ed effetto della irreversibile decadenza artistica e morale. È un atto di accusa contro la società che non ascolta più, che ha abolito ogni progettazione ed ha negato le proprie radici che troppo spesso sceglie un dorato isolamento piuttosto che avere il coraggio di rimetter tutto in discussione, di ricominciare da capo.
Per un pittore come Sacchi, già si è detto, non è scindibile l’atto creativo dall’impiego civico.
L’ultimo decennio del novecento è un fertile terreno di denuncia per il pittore, che vede disilluse le aspettative di pace universale per il nostro tempo. È piuttosto il trionfo della follia sull’ordine a dilagare in questo scorcio di secolo. Non solo le immani tragedia di popoli offendono l’uomo, ma anche la violenza privata: anzi è proprio dal mancato rispetto della persona che hanno origine i mali della nostra sociètà. I drammi universali divento, con crudo realismo oggetto dei sui dipinti che immortalano simbolicamente il degrado dell’animo umano e la sofferenze che gli uomini si infliggono gli uni sugli altri.
Spesso accade che l’occasione dalla quale scaturisce il dipinto sia tale travalicare la contingenza ed assume un significato universale.
Prof. Mario Marubbi
02
febbraio 2013
Wladi Sacchi – Opere dal 1959 al 2012
Dal 02 al 21 febbraio 2013
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE SAN DOMENICO
Crema, Via Verdelli, 6, (Cremona)
Crema, Via Verdelli, 6, (Cremona)
Orario di apertura
da lunedì a domenica 10-12 e 16-19
Vernissage
2 Febbraio 2013, ore 17.00
Autore