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Nel mondo globale la scultura cambia pelle, recupera materiali desueti, si fa più aggressiva e visionaria, non ha più paura della monumentalità, né di assumere forme e significati di matrice neosurrealista. Una tendenza che tocca soprattutto gli artisti delle ultime generazioni, come il talentuoso Francesco ArdIni (Padova 1986) protagonista di Stige, un’interessante personale presso la galleria Federica Schiavo di Roma che si è appena conclusa. In una delle tre sale della galleria troneggia l’opera Manufatto vissuto-Tavolo (2014), che consiste in un tavolaccio di legno collocato in posizione verticale, col piano parzialmente ricoperto da brandelli di tessuto rosa, che richiama da vicino la pelle umana. Né tessuto né pelle però, ma sottilissimi strati di ceramica, che l’artista produce nel suo studio a Nove, un paese del Veneto dove fin dal Seicento una piccola comunità lavorava l’argilla per conto della Repubblica di Venezia. Ora Ardini recupera quella tradizione e la reinterpreta con fantasia e consapevolezza, e quando si libera dalle tentazioni narrative raggiunge risultati molto promettenti, come nel caso di Manufatto vissuto-Tavolo.
Ludovico Pratesi