03 ottobre 2007

START MILANO 2007. AI VOTI

 
L’equinozio d’autunno ha ufficialmente aperto la stagione milanese. E non poteva mancare il tradizionale appuntamento con “Start”, l’opening collettivo delle gallerie milanesi. Impietosa, vi presentiamo la pagella di Alfredo Sigolo. Con i promossi e i bocciati. E votazioni inappellabili. In attesa che si completi il quadro delle canoniche recensioni…

di

Una tre giorni intensa, autogestita dagli operatori. Una quarantina di mostre in tutto, collegamenti con spazi pubblici e fondazioni addentellate; infine, una collettiva nell’area Lambretto, zona Viafarini. Il buon livello complessivo dell’appuntamento ha confermato, se ce n’era bisogno, che la piazza milanese tiene ancora. E che la ricerca contemporanea resta tutta sulle spalle di operatori e collezionisti, con gli enti pubblici -salvo la Provincia, che ha contribuito all’evento- a ondeggiare tra l’indifferenza e l’ostracismo. La pagella che segue è un antipasto delle recensioni: diamo i voti agli eventi più significativi di Start 2007.

1000Eventi
Collettiva di video
Giudizio: la mostra è didattica e alterna nomi storici (Nauman, Viola) agli emergenti (Mastrovito, Arcangel). Una galleria che si assume l’onere di fare ciò che spetterebbe ad altri (musei e istituzioni) assume connotati fra il missionario e l’eroico.
Voto: 6,5

AR/Contemporary Gallery
Contemporary Indian Art
Giudizio: iniziativa tempestiva quella di cercare nomi nuovi in uno dei cuori pulsanti del boom economico globale. Ma dei quattro nomi proposti se ne salva a stento uno, Tushar Potdar. Obiettivo fallito.
Voto: 5

Antonio Colombo
Marco Cingolani – Finalmente a casa
Giudizio: un tema classico, quello del viaggio, coniugato nella storia del colonialismo. L’artista va fuori giri e perviene a risultati pedanti e pretenziosi. E naufraga tra gli effluvi del profumo pinocchio.
Voto: 5

Corsoveneziaotto
Volare
Giudizio: la collettiva curata da Gianni Romano ha connotati spiccatamente istituzionali e nazionalpopolari. Il tema del volo è esile. Ma vale il discorso fatto per 1000Eventi: qualcuno deve pur farlo.
Voto: 6,5

Juul Kraijer - Untitled - 2006-2007 (De Cardenas)Galleria Raffaella Cortese
Marcello Maloberti – Tagadà
Giudizio: disturbante, sfuggente e ironico. Si gironzola senza scopo come gli ospiti nell’Angelo sterminatore.
Voto: 6,5

Paolo Curti/Annamaria Gambuzzi & Co
Zheng Zaidong
Giudizio: una ricerca molto erudita, che però solo a tratti riesce a lasciare il segno. Perso nelle costruzioni simboliche della sua mente e nell’eccessivo individualismo. I 54 anni si vedono tutti nella sua pittura.
Voto: 6

Galleria Monica De Cardenas
Juul Kraijer
Giudizio: l’olandese alla seconda personale si presenta con i suoi classici disegni e nuove sculture in bronzo. Sofisticato, scansa le mode e tira dritto, scavando nel profondo dell’animo umano. Avvicinarsi al suo mondo richiede tempo e pazienza, ed è per questo che rischia di passare sotto silenzio nel clima frenetico di questo weekend.
Voto: 7

Galleria Massimo De Carlo
The Yan Pei-Ming Show
Giudizio: allestimento maestoso e museale, cui s’accede dal retrobottega di un baracchino kitsch di gadget e oggettistica orientale, felice intuizione di Huang Yong-Ping, invitato da Pei-Ming. L’elefante morto e imbalsamato che troneggia davanti al ritratto gigante di Bruce Lee mostra l’innata capacità di raggiungere temperature elevate dell’artista. Bravo soprattutto a sfruttare il valore aggiunto dell’origine cinese di una pittura piuttosto ordinaria.
Voto: 6/7

Galleria Emi Fontana
Luca Vitone – Le ceneri di Milano
Giudizio: l’artista resta nel suo, creando monocromi con le polveri di risulta dall’incenerimento dei rifiuti. Un compitino risolto senza strafare. E pure un po’ tristanzuolo.
Voto: 5

Galica
Alicia Martin
Giudizio: la galleria non è tra le più trendy ma la mostra è indiscutibilmente una delle cose migliori da vedere in giro. Un’installazione che è un vortice di libri che sale fino al soffitto; e poi alcune ottime foto, dove gli stessi libri spuntano dai terreni più disparati: dall’asfalto, dai prati. A prezzi pure abbordabili. Progetto equilibrato e felice di una delle migliori artiste spagnole in circolazione. Alla galleria non si può che augurare di continuare così.
Voto: 8

Galleria Francesca Kaufmann
Julian Hoeber
Giudizio: l’artista americano ha sicuramente una ricerca interessante e complessa e si muove con sapienza lungo i territori di un citazionismo colto, tra cinema, fotografia e fumetto. Ma alla sua prima personale non sembra al massimo della forma. Penalizzato anche dallo spazio angusto, patisce un senso di soffocamento. E il nuovo video ispirato a Kiss di Andy Warhol sembra più un esercizio stilistico privo di vera ispirazione.
Voto: 6+
Julian Hoeber - Feed Me Pretty - 2007 (Francesca Kaufmann)
Klerkx

Josef Schulz / Sema Bekirovic
Giudizio: doppia personale niente male. Schulz è l’ennesimo allievo di Bernd Becker e Thomas Ruff. Una specie di sigillo di garanzia per la sua serie di caselli doganali abbandonati e per le nuove strutture architettoriche metafisiche. Surreale il vecchio video della giovane olandese Sema Bekirovic, con i rapaci nella sala riunioni.
Voto: 6,5

Lorenzelli Arte
Julius Bissier
Giudizio: mostra storica del maestro dell’astrazione lirica morto nel 1965. L’iniziativa è di rilievo, un allestimento troppo convenzionale rischia di omologare la rassegna.
Voto: 6,5

Federico Luger Gallery
Franklin Evans
Giudizio: l’artista di Reno, nel Nevada, allestisce una mostra gradevole e godibile, una vertigine di autostrade e paesaggi psichedelici dal sapore vintage. Manca però un pizzico di mordente concettuale e la video-animazione non convince.
Voto: 6

Fondazione Marconi
Mimmo Rotella
Giudizio: in un periodo in cui si rincorre il nuovo a tutti i costi, un progetto che fornisce un contributo importante al consolidamento di uno degli ultimi maestri di casa nostra, scomparso di recente, facendo seguito alla nuova monografia dedicata all’artista e firmata Germano Celant.
Voto: 7
Liu Ding - allestimento alla galleria Marella - 2007
Marella Gallery
Liu Ding
Giudizio: un progetto dal peso specifico concettuale alto, un artista dal curriculum importante eppure ancora accessibile sul mercato rispetto ai connazionali cinesi. Le sue riproduzioni fotografiche di tappezzerie che nascondono slogan provocatori sono geniali. Ci sono anche le sculture. Anzi, i pezzi di esse, causa problemi doganali. E questo gli costa mezzo punto di voto.
Voto 7+

Galleria Francesca Minini
Deborah Ligorio – Vulcano
Giudizio: studia per diventare grande Deborah e lo fa con grande impegno. Il suo progetto sul Vesuvio è complesso, rigoroso ed evocativo. Non è ancora una top player ma migliora con il tempo. E accade solo a quelli bravi.
Voto: 6,5

Nowhere Gallery
Ashley Reid
Giudizio: l’operazione autobiografica dell’artista svela le contraddizioni della cultura afro-americana. La sua ricostruzione del salotto dei nonni, coppia interraziale, è suggestiva ma eccessivamente didascalica, passionale ma retorica. Bello soprattutto il parquet di carta.
Voto: 6

Alicia Martin - Inbreeding - 2007 - installazione site specific (Galica)Galleria Pack
Alberto di Fabio
Giudizio: tipico esempio di come si dovrebbe allestire una mostra. Le astrazioni biochimiche di di Fabio possono piacere o meno, ma il rigore formale che caratterizza l’esibizione mette d’accordo tutti. Belle anche le carte.
Voto: 7+

Lia Rumma
Marzia Migliora
Giudizio: mostra attesa per una delle mid-career italiane più importanti. L’artista non stecca. Il suo progetto è di grande impatto emotivo: memoria ed eternità, amore e morte, lutto e identità, l’osservatore s’immerge nel liquido amniotico di sentimenti forti e profondi. Un mezzo punto se lo mangia per un allestimento del video imperfetto.
Voto: 7,5

Galleria Suzy Shammah
Florian Slotawa
Giudizio: l’artista tedesco trasferisce in galleria il soffitto del suo studio berlinese. L’idea è una riflessione sulla transizione dello spazio privato in quello pubblico. Esile e cervellotico, se non può stare senza le mura di casa sua tanto vale che ci rimanga.
Voto: 6-

Studio d’Arte Cannaviello
Rainer Fetting
Giudizio: a quasi 20 anni dall’ultima personale, torna a Milano l’artista tedesco, nel pieno della sua maturità. Tanti lavori di grande formato per una pittura che appare però innocua. Lo smalto non è quello di un tempo ed è forse il segno di un declino precoce.
Voto: 5

Studio Guenzani
Nobuyoshi Araki
Giudizio: anche i grandi sbagliano. La galleria si gioca un asso che dovrebbe offrire garanzie. Il grande fotografo mette in mostra nuove opere: le solite inquadrature caratterizzate però da inediti interventi pittorici. Ne viene fuori una specie di brutta copia di Arnulf Rainer. C’è una sola opera che regge, un po’ pochino.
Voto: 5

The Flat
Michael Bevilacqua
Giudizio: probabilmente la personale più importante di sempre per la galleria. L’artista americano made in Deitch è di quelli di peso e giunge in un momento di buona ispirazione. Il voto è tutto per la galleria che è riuscita ad accaparrarselo. L’auspicio è che se lo tenga stretto.
Voto: 7
Michael Bevilacqua - Old Glory - 2007 - tecnica mista su legno (The Flat)
Zero…
Jorge Peris / Farid Rahimi
Giudizio: come dire… il troppo stroppia. Dei tre spazi (due in via Farini e uno in via Ventura), un bel 7 merita il progetto nella sede principale, distrutta completamente da Peris. Peccato che nella cantina si accontenti di piazzare una brutta copia del medesimo lavoro (una mezza idea in più no?); un bel n.c. va invece a via Farini, dove si pratica un orario di apertura non allineato al resto di Start e non siamo tra i fortunati a trovarla aperta.
Voto: media del 6 per Peris e n.c. per Rahimi

Fuori Start
Lambretto
What remains, a cura di Marco Tagliaferro
Giudizio: il sogno può attendere. È quello dell’architetto-imprenditor-collezionista Mariano Pichler di fare dell’ex fabbrica della Lambretta, a un tiro di schioppo da via Ventura, un polo culturale. Per ora continua a ospitare eventi occasionali come questo. La collettiva non è male nel complesso, anche se ha connotati spiccatamente autoreferenziali e non è certo corrispondente agli ambiziosi proclami del patron. A cui auguriamo che i concetti di precarietà e transitorietà non diventino un’abitudine.
Voto: 6+

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Rotella da Marconi
Di Fabio da Pack

alfredo sigolo

*foto in alto: Mimmo Rotella – Il cavaliere rosso (particolare) – 1963 – décollage – cm 77×104, Fondazione Giorgio Marconi, Milano


dal 21 al 23 settembre 2007
Start 2007. Un Weekend per l’Arte Contemporanea
Info: info@start-mi.net; www.start-mi.net

[exibart]

16 Commenti

  1. NON MI FIDO DEI GIUDIZI IMPIETOSI DI CERTI CRITICI.
    IL CRITICO CHE “CRITICO'” WAN GOGH SI STA RIGIRANDO NELLA TOMBA E NON SI DA PACE PER LA SUA STUPIDITA’ E INCOMPETENZA.
    NEI CAMPI DI GRANO DI WAN GOGH SI SENTE ANCORA IL PROFUMO DEL PANE E NEI SUOI CIELI SI PUO’ VOLARE.
    ALCUNI CRITICI SONO ARTISTI FALLITI E NON TROVANO DI MEGLIO CHE CRITICARE PERCHE’ CREDONO DI EMERGERE.
    CHE CAMBIASSERO MESTIERE E FACESSERO GLI OPERATORI ECOLOGICI.
    MENTRE PULISCONO LE STRADE, POTREBBERO ASCOLTARE LA MUSICA DELLE FOGLIE SECCHE CALPESTATE.
    MAGARI CAPIREBBERO CHE ARTISTI SI NASCE.

    A FARE IL CRITICO SONO CAPACI ANCHE I CANI.

    ARTISTI VERI SI NASCE.
    CRITICI SI DIVENTA.
    ELISA MARIA TERESA LITTERA,A R T I S T A.

    LO DICO IO , NON MI INTERESSA CHE LO DICANO GLI ALTRI.
    IO SO DI ESSERE ARTISTA, GRANDE ARTISTA.
    COME ALCUNI SANNO DI ESSERE ALLERGICI ALLE FRAGOLE.
    C’E’ SCRITTO NEL DNA QUELLO CHE SIAMO.
    E SIAMO NOI I PRIMI A SAPERLO, SENZA FINTE MODESTIE.

  2. Cara Maria Teresa, visti ituoi lavori in rete sarebbe troppo facile
    e forse crudele ironizzare sulla tua “megalomania”.
    Sperando che il tuo difetto di dimensione sia dovuto alla giovane età rimane il fatto che non conosci la storia dato che Van Gogh ebbe forse maggiori problemi con le strutture del mercato dell’arte di allora che con i critici, dato che su di lui scrissero, elogiandolo , Aurier e Mirbeau.
    E francamente non mi pare che una stroncatura per Cingolani sia un’ingiustizia da annoverare negli annali della storia dell’arte (e naturalmente intendo la storia dell’arte della Lombardia): non riesco proprio ad immaginarmi Cingolani come um martire:
    Dati i tempi di precariato intelettuale in vendita è invece notevole che un critico abbia il coraggio di esprimere le proprie opinioni liberamente e senza genuflettersi al potere del mercato che non và, forse, demonizzato ma nemmeno assolto in tutto e per tutto: se qualcuno dice che PeiMing è uno dei tanti cinesi sopravvalutati e che non necessariamente quello che espone il più importante gallerista italiano supera la sufficenza, dobbiamo essere solo contenti che ci sia qualcuno che sa ragionare con un minimo di buonsenso!

  3. amo’ ci ho messo la W doppia di WIWA la WITA
    (licenza poetica) comprendi? non ho sentito la risposta, non ho sentito la risposta, non ho sentito la risposta

  4. Egregio signore,
    deduco dalla sua acidità che lei sia un critico, sicuramente un grande critico.
    Parecchi critici sono artisti falliti, e se lei conosce la storia dell’arte dovrebbe saperlo, forse questo particolare le è sfuggito, eminenza.
    Le comunico che WWWAN GOGH che scrivo la WWWW doppia perchè amo la WWWWWITA (qualche persona mentalmente aperta crede che lo scriva con la W doppia perchè non so che si scrive Van Gogh)
    Lo ribadisco, caro signor GRANDE CRITICO, conoscitore della storia dell’arte, WWWAN GOGH, nelle strazianti lettere al fratello Theo, si lamentava dell’assoluta incompetenza di certi critici idioti.
    Provi a rileggerle, signor conoscitore della storia dell’arte.
    Sono invitata al Castello Estense GEMELLATO CON SAN PIETROBURGO dal prof. Orsatti, che sicuramente non capisce un tubo di arte per invitare me con le mie infantili opere.
    La Galleria ARTE IN MOVIMENTO di PIETRASANTA mi ha proposto una personale commentata dal PROF. PAOLO LEVI.
    Sicuramente anche lui non capisce un tubo di arte secondo LEI, vero?
    Anche GIANFRANCO SCHIALVINO sicuramente non è alla sua altezza, vero eminenza?
    NON LEGGERO’ UNA SUA RISPOSTA SE CI SARA’, DEVO DIPINGERE IO, ANZICHE’ STAR DIETRO A CERTI COMMENTI ASTIOSI. IO HO IL DUENDE NEL DNA(clikki col ditino su Google G. LORCA così capirà cos’è)

  5. Caro sig. Marco di Treviso,
    per fortuna non tutti i gusti sono alla panna.

    Che a lei non piacciano i miei quadri o le mie poesie non me ne potrebbe fregar di meno.

    A qualcuno piacciono, visto che ho continue richieste, oppure mi dimostri con la sua POETICA QUELLO CHE SA FARE LEI, e poi ne riparliano.

    Anzichè sfoderare una cultura saccente potrebbe imparare l’educazione visto che io non so chi lei sia.
    Quindi il tu lo dia a sua madre o a sua sorella (sempre che a quest’ora siano in casa a fare la calza)
    Questa si chiama educazione, a casa mia.
    O forse, avendo lei nel DNA polenta e osei
    non è in grado di connettere se non con l’attributo ormai in disuso se non collegato al cervello.
    CON STIMA
    OSSEQUI
    P.S. SI RIPASSI LA STORIA DI WWWWWAN GOGH
    NELLE STRUGGENTI LETTERE AL FRATELLO THEO SI EVIDENZIA UNA ASSOLUTA ESTRANEITA’ E DISSENSO COL MONDO DEGLI ASTUTI CRITICANTI.
    (per i limitati io scrivo WWWAN GOGH CON LA W DOPPIA PERCHE’ VORREI TANTO CHE AVESSE AMATO LA WWWWWWWITA E NE NE FOSSE INFISCHIATO DEI CRITICI .

  6. Egregia illustrissima e modestissima Littera
    non necessariamente chi cura le tue mostre non capisce d’arte (forse) ma più semplicemente tira a campare al livello che gli consente la complessità della vita e delle occasioni. Il livello delle tue opere appartiene al girone del dilettantismo, perdonabile per un giovane debuttante,legittimo in età matura come passatempo gratificante (per sè, gli amici e i parenti )patetico per chi con qualche anno in più sopravvaluta le proprie capacità come tu purtroppo fai
    istericamente.
    Come si può dire che i critici in toto sono una gran brutta razza, che Van Gogh è stato osteggiato “dai critici”,
    e poi quando ti smentisco citando almeno due rappresentanti della variegata categoria (che chiunque conosce se ha studiato un minimo di storia dell’arte) tu mi dai del saccente?) saccente sarai
    tu , tardona viziata

  7. Egregia margherita,
    neanche zappando e facendola danza della creatività potrebbe arrivare a certi livelli,
    forse la sua apertura mentale è la stessa del signore di treviso , mangiando polenta e osei
    non si può sperare di più.
    Spero che qualche oseo lo abbia visto di recente, egregia margherita, a volte serve per l’elasticità mentale e quella dei muscoli pelvici.

  8. Non ho il piacere di conoscere il cognome della signorina Margherita di Torino e neanche di Sua Eminenza sig. Marco di Treviso.

    Peccato, avevo un famosissimo quadro di Piero Manzoni da regalarVi.
    Ossequi, SIGNORI, l’anonimato è la virtù dei FORTI.
    Elisa Maria Teresa Littera

  9. SARO’ IL GRANO CALDO DI VAN GOGH

    Lo so Mio Creatore che l’anima è immortale
    ma adeso è chiusa in questo corpo che fa male
    non so se brucia più la cute
    o quest’anima saggia e bambina
    che odia le ingiustizie e le subisce

    come albero le lascerò cadere
    come frutti guasti li scrollerò dai rami
    ignorerò il male e le pretese
    di opportunisti e ignobili

    come fiore di cactus indosserò le spine

    sarò gelsomino bianco tra la neve
    sarò profumo, colore e musicante
    sarò giallo girasole

    sarò il grano caldo di Van Gogh
    sarò il vento che spazza i corvi neri
    dell’ultimo suo quadro disperato

  10. Questo scambio di opinioni mi ha dato modo di rileggere l’appassionata wita di WAN GOGH,
    che continuo a scrivere con la W DOPPIA come WIWA LA WITA, nonostante qualche limitato non comprenda.(Cercate vita di Vincent Van Gogh – INFORMAGIOVANI D’ITALIA su google)

    NEL 1886 Wincent si iscrisse all’accademia e fu respinto perchè NON SAPEVA DISEGNARE.
    I PROFESSORONI CRITICI DI QUELL’ACCADEMIA D’IDIOZIA, NON AVEVANO COMPRESO LA SUA GENIALITA’.

    COME SE PER ESSERE GENIALI FOSSE NECESSARIO RIPRODURRE ALLA PERFEZIONE UN’IMMAGINE.
    QUESTO SANNO FARLO LE MACCHNE FOTOGRAFICHE.
    E’ TECNICA
    BASTA SAPER COGLIERE L’ATTIMO FUGGENTE.

    L’ARTISTA NON E’ UNA MACCHINA
    L’ARTISTA E’ ANIMA PRIGIONIERA DI UN CORPO DI CARNE.
    “L’URLO” DI MUNCH NON E’ UN DISEGNO PEDANTE E PRECISO, ACCADEMICO.
    E’ UNA FRUSTATA DI DOLORE COLORATO CHE INCIDE E MARCHIA A FUOCO CHI LO VEDE.
    NON POSSO GUARDARE QUEL QUADRO, DISTOLGO IMMEDIATAMENTE LO SGUARDO PERCHE’ QUEL DOLORE MI TRAPASSA.

    PER QUESTO DISPREZZO I CRITICI PUTTANA.

    QUELLI CHE OSANNANO IL PITTORE CHE OFFRE DI PIU’.
    QUESTI CRITICI DOVREBBERO ZAPPARE ,gentile signorina MARGHERITA ANONIMA,dovrebbero seminare duende e passione.

    Ma forse nascerebbero soltanto broccoli.
    MAGARI POTREI USARVI COME MODELLI E NE USCIREBBE UNO SPLENDIDO ” I COLTIVATORI DI BROCCOLI” (come I MANGIATORI DI PATATE)

    UN ARTISTA VERO può anche permettersi di non conoscere la grammatica se non ha potuto o voluto studiare, a suo tempo.

    LA SUA ARTE, LA SUA PASSIONE, LA SUA GENIALITA’ emergeranno comunque.
    IL TALENTO E’ UNA SORGENTE.
    LO SI PUO’ IMPRIGIONARE, MA LA DIGA NON REGGERA’ A LUNGO.
    LA GENIALITA’, COME QUELLA DEL GRANDE WAN GOGH, NON CONOSCE REGOLE E LIMITI.
    LA GENIALITA’ NON HA CATENE.
    NON ESISTE CRITICA IN GRADO DI DEMOLIRLA.

    CHI NON HA FANTASIA PUO’ SEMPRE SPECIALIZZARSI NEI FALSI D’AUTORE DI PIERO MANZONI E SPACCIARLI PER ORIGINALI.
    SFIDO IL CRITICO MIGLIORE A RICONOSCERE DALL’ODORE IL VERO DAL FALSO.

    Non è necessario copiare alla perfezione, dunque, ogni opera deve essere ORIGINALE.
    soltanto i rifiuti d’autore sono uguali.

    Se i miei quadri e le mie poesie sono degne soltanto di adornare i muri delle case dei miei parenti ed amici, NE SONO LIETA.
    I miei parenti e i miei amici WALGONO QUANTO I COLLEZIONISTI PIU’ FAMOSI.

    SI RICORDI SIGNOR CRITICO, CHE LA “LIVELLA” NON HA SCRUPOLI NE’ PER GLI ARTISTI FAMOSI NE’ PER GLI ARTISTI DELLA MUTUA NE’ PER I CRITICI PUTTANA.

    E con questo non voglio assolutamente dire che qualcuno sia un critico, lei è ANONIMO caro Signore di TREVISO e non ho e non voglio avere la noia di conoscerla.
    Non ho nulla neppure contro le meretrici, è una scelta di vita e la rispetto.
    Come rispetto i critici veri e gli artisti veri.

    Elisa Maria Teresa Littera

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