06 novembre 2000

Fino al 3.XII. 2000 Bortolo Sacchi. 1892 – 1978: disegni, dipinti, ceramiche Bassano del Grappa, Palazzo Bonaguro

 
C’è tutto Bortolo Sacchi in mostra fino al 3 dicembre a Bassano del Grappa, in una grande retrospettiva storica dedicata per la prima volta a questo artista veneziano di nascita, ma bassanese di elezione…

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Dagli anni della formazione di stampo secessionista al recupero della pittura veneziana del Quattro e Cinquecento, dal ritratto naturalistico al nudo spietatamente oggettivo, dal paesaggio magico e sospeso alla natura morta di ascendenza dechirichiana: c’è tutto Bortolo Sacchi in mostra fino al 3 dicembre a Bassano del Grappa, in una grande retrospettiva storica dedicata per la prima volta a questo artista veneziano di nascita ma bassanese di elezione. Tra dipinti, disegni e ceramiche le opere esposte a Palazzo Bonaguro sono quasi duecento, e testimoniano il frutto di una ricerca approfondita ed attenta, coordinata per l’occasione da Mario Guderzo, Direttore del Museo Civico di Bassano, e culminata nella riscoperta e valorizzazione dei vari aspetti della personalità artistica di Sacchi.

Pur essendo evidente infatti la sostanziale coerenza di visione che attraversa generi e temi – riscontrabile di fatto nell’evoluzione di una concezione mitica della pittura – la ricognizione sulle opere effettuata dalla mostra non pregiudica una lettura puntuale delle diverse fasi che hanno contraddistinto lo sviluppo della ricerca artistica di Sacchi.
L’impatto è con le sale al piano terra che ospitano i disegni degli anni della formazione (Monaco, Accademia, 1909-1913), con grandi fogli in cui ritratti ancora ottocenteschi caratterizzati da forti contrasti chiaroscurali nella resa dei volti, fanno da contrappunto a studi sul nudo che evidenziano la trattazione della figura in tono progressivamente sempre meno naturalistico, sino ad arrivare all’ultima fase del soggiorno di Sacchi in Germania, in cui l’evoluzione stilistica denota chiaramente un avvicinamento ai modelli nordici nella modernità del tratto e nell’assenza di idealizzazione, con disegni come Nudo di vecchio disteso che guardano direttamente al vero.

Dopo una brevissima parentesi futurista “da cui erediterà soltanto il gusto della sperimentazione dei linguaggi” (G.Dal Canton), la pittura di Sacchi, rientrato a Venezia, si afferma alle Biennali tra le due guerre, con capolavori come “Il cieco” (1924), “Amore e psiche” (1926) o “La straniera” (1928) presenti in mostra con altre opere dello stesso periodo che denotano come Sacchi cercasse costantemente una via autonoma di espressione, pur riconducendo la propria impostazione all’impronta del Realismo Magico con echi lontani dal Simbolismo.
Si giunge così al nucleo centrale di questa esposizione, che manifesta con i dipinti degli anni ’30 la piena maturità artistica di Bortolo Sacchi, offrendoci l’opportunità di vedere alcuni importanti lavori dedicati al nudo e alla figura come “Le ballerine”, “Nudo allo specchio” e “Sul ponte” in cui si intrecciano esperienze stilistiche diverse che vanno dalla lezione di Cadorin agli influssi di un realismo alla Oppi o Casorati, con echi della pittura veneziana del Rinascimento trasfigurata in chiave allegorica, per cui assistiamo a modelle ritratte dal vero che divengono Danae o Europa, con lo sguardo rivolto in modo particolare alla grande lezione delle veneri tizianesche.
Realtà e mitologia si mescolano nei dipinti di questo artista, ma non solo: nella serie di notturni dedicati per lo più a Venezia e datati dagli anni ’40 in poi, emergono lo stupore, la meraviglia, il magico, la straordinarietà di figure bizzarre e a volte grottesche che già si erano manifestate negli anni ’20 in opere come “La canzone del vento” (1920-24) o “Improvviso” (1927-28), dipinti con cui Sacchi liberava l’inconscio oltrepassando la soglia del reale.

Numerose sono poi le vedute di Venezia e Bassano, lavori che ospitano talvolta un taglio deciso ed essenziale, quando non siano governati dal ‘capriccio’, mentre molti ritratti su commissione sono visibili ora per la prima volta.
L’ultima stagione pittorica di Sacchi è rappresentata da una produzione piuttosto rilevante di opere caratterizzate da una sostanziale “omogeneità di stile” (Nico Stringa), fedeli all’intreccio di tradizione e invenzione e corrispondenti al periodo del suo isolamento, da Venezia e dalle mostre, che seguì il suo ritiro a Bassano.
Un’importante sezione della mostra è dedicata infine alle ceramiche, ideate da Sacchi in una prima fase nel 1915 e riprese successivamente con un secondo ciclo a partire dagli anni ’30. Si tratta di contenitori, vasi, scatole, animali, maschere, ritratti e altro ancora, ottenuti in qualche caso con “l’impasto tipico delle manifatture novesi e bassanesi, la terraglia bianco-avorio” (Nadir Stringa), e lavorate con diverse sperimentazioni di materiali, impasti e forme nell’ambito di un repertorio iconografico affatto dimentico delle sculture animalistiche veneziane.



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Mabo




BORTOLO SACCHI. 1892 – 1978: disegni, dipinti, ceramiche. Fino al 3 dicembre
Mostra a cura del dott. Mario Guderzo
Sede espositiva: Palazzo Bonaguro, Via Angarano, 77 – Bassano del Grappa (VI)
Ingresso £.6.000
Orari: 10/12.30 – 15/19
Lunedì chiuso
Info: Museo Civico di Bassano tel.0424/522235 – 523336
Catalogo a cura di Giuseppina Dal Canton e Nico Stringa, con contributi di: Mario Guderzo, Agostino Brotto Pastega, Lucia Gava, Sergio Marinelli, Sileno Salvagnini, Nadir, Stringa, Alessandra Tiddia e Francesca Zanella.
Marsilio Editore £.70.000



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2 Commenti

  1. ieri ho visto la mostra con un amico, siamo usciti con alcuni dubbi, era necessario esporre tutti quei lavori? anche quelli della scuola? anche le opere minori? decisamente interessanti le ceramiche degli animali e la testa di uomo (anni 30/35) ed alcuni dipinti tra cui “le ballerine”, molte cose finiscono per sminuire, a mio avviso, il suo lavoro.
    Alcuni suoi lavori sono esposti anche alla galleria “Dieda”, interessanti alcuni dipinti in cui aleggia il clima di “Music”
    ciao

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