27 maggio 2004

La capitale della Nuova Europa? In Friuli

 
Un grande progetto culturale. Una scommessa museale. Uno spazio mozzafiato. Una dotazione finanziaria niente male. Una programmazione firmata da un curatore d’eccezione. Tutto questo è Villa Manin, la novità dell’anno per i centri d’arte contemporanea italiani. E non solo. Un nuovo polo internazionale nel cuore del Friuli, con uno sguardo alla Nuova Europa. Ne parliamo con il direttore artistico Francesco Bonami e con la curatrice Sarah Cosulich…

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Francesco Bonami vi apprestate in Friuli ad inaugurare una sorta di Rivoli del Nord Est? Cosa vi interessa fare?
Francesco Bonami: Ci interessa sviluppare un centro di arte contemporanea che serva principalmente la Regione, il Friuli Venezia Giulia, ed il territor io che oggi, con la Nuova Europa, comprende vaste aree estremamente interessate alla contemporaneità, come la Slovenia o la Carinzia (in Austria). Villa Manin mira a diventare uno snodo importante di un sistema più vasto che vede nell’arte contemporanea uno strumento di sviluppo culturale e turistico.

Il centro apre a Maggio, proprio mentre ‘inaugura’ la Nuova Europa con l’allargamento ad est della Ue. Sicuramente l’Est (Slovenia, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia) può essere di grande interesse per la vostra collocazione. Come mai avete deciso di trascurare questo aspetto con le mostre di apertura?
FB: Non abbiamo deciso di trascurare l’Est, ma abbiamo avuto tempi di partenza molto, molto stretti. Riguardo all’Europa dell’Est abbiamo in programma un progetto già per quest’inverno che si chiamerà Penta Euro e che consisterà in una mostra di artisti provenienti dal Friuli Venezia Giulia, Il Veneto, La Slovenia, la Croazia e la Carinzia. Faremo poi parte anche del progetto Continetal Breakfast che vedrà ancora l’Est come protagonista. Vogliamo però insieme con Sarah Cosulich Canarutto affrontare i progetti con calma sviluppandoli con precisione, senza fretta. Vogliamo costruire un contesto e per questo ci sono stati dati tre anni e in questi tre anni porteremo avanti un programma che vogliamo essere il più coerente possibile.villa manin

Quali sono gli altri progetti per la fine del 2004? Le mostre sono già programmate? Puoi anticiparci qualcosa?
FB: Nella primavera del 2005 stiamo prendendo accordi con il museo Ludwig di Colonia per portare una elezione della loro collezione con pezzi molto importanti. Stiamo inoltre studiando, per la primavera 2005, un progetto che metta il parco al centro della programmazione.

Primavera 2005 significa Biennale di Venezia…
FB: Si, i visitatori della prossima Biennale di Venezia potranno venire qui e visitare il parco di Villa Manin.

Le mostre inaugurali spazieranno dal concettual-femminismo di Jenny Holzer alle nuove generazioni di pittori italiani. Cercherete di fare un Centro aperto a 360° sulla produzione artistica? Finalmente una struttura non di parte? Non schierata?
FB: Questo è il nostro obiettivo. Non credo di essere mai stato di parte, anche se altri sono di opinione diversa. Ho una visione che spero sia abbastanza chiara ma anche specifica. Il tentativo e l’ambizione è quello di offrire l’arte contemporanea ad un vasto pubblico mantenedo l’integrità e la qualità delle proposte senza spaventare il visitatore meno preparato. Ogni luogo, ogni contesto, deve guardare con attenzione a chi sta parlando, da qui l’unicità delle proposte e la loro, speriamo, ampiezza.

Infine una nota sull’impegno economico che richiede una struttura come la vostra…
FB: La Regione Friuli Venezia Giulia tramite l’Azienda Speciale Villa Manin mette a disposizione del centro due milioni di Euro l’anno, una somma consistente che, usata con parsimonia, può dare risultati incredibili.

Quali sono gli obiettivi della Regione?
La Regione vuole sia sviluppare un turismo culturale, sia entrare nel sistema dell’arte contemporanea in Europa a pieno titolo. E mi pare che con grande coraggio abbiano scelto una strategia vincente.



SHIRIN NESHAT Turbulent, 1998Sarah Canarutto, com’è nata l’idea di una mostra sulla giovane pittura italiana?
Sarah Cosulich Canarutto: Uno degli obbiettivi di Villa Manin è quello di presentare al pubblico un programma eterogeneo che accosti eventi espositivi di carattere internazionale a mostre che riflettano le tendenze dell’arte in Italia e sul territorio regionale. Abbiamo deciso di aprire con una mostra sulla pittura per analizzare un linguaggio che, specialmente in Italia, si manifesta nel suo contraddittorio legame tra la tradizione oppressiva del passato e la società odierna fatta d’immagini e messaggi accelerati.

Quali scelte hanno portato te e Francesco Bonami a selezionare gli artisti?
SCC: Pensiamo che i 24 artisti di Vernice, selezionati dopo una ricerca su tutto il territorio italiano, propongano una visione personale della pittura che coniuga i messaggi e gli stimoli del mondo attuale ad una ricerca artistica autonoma e forte. Il sottotitolo “Sentieri della Giovane Pittura Italiana” comunica l’idea di un linguaggio allargato, che oscilla tra l’olio su tela e la tela ricamata,Progetto di scultura di Jeppe Hein tra il disegno e la pittura digitale: pittura come un medium contemporaneo, inteso quindi come interpretazione individuale e non come traduzione letterale di un gesto. In questo senso, è interessante notare come ritratto, paesaggio, spazio e forma, rimangono i principali soggetti delle opere di questa mostra, a testimonianza della propensione dei giovani pittori verso una dimensione figurativa dell’immagine.

Quale è la relazione tra il progetto di Jeppe Hein e il programma espositivo del centro?
SCC: Il complesso di Villa Manin racchiude, oltre all’edificio centrale, un insieme di spazi esterni che hanno grandi potenzialità. Se per il prossimo anno intendiamo realizzare dei progetti site-specific nel vasto parco della villa, quest’anno abbiamo scelto di comunicare l’immagine rinnovata di Villa Manin con un intervento che possa valorizzare il giardino d’ingresso e trasmettere una dimensione di contemporaneità. In questo senso, le sculture d’acqua che il giovane artista danese Jeppe Hein realizzerà davanti alla villa (vi ricorderete quella realizzata a Venezia, davanti alla stazione ferroviaria, durante la scorsa Biennale ndr) rappresentano simbolicamente l’unione di storia e di presente che il nuovo centro abbraccia.

a cura di massimiliano tonelli

LE MOSTRE
ANDREA CHIESI Fattore 25, 2002 Il centro d’arte contemporanea parte, sabato 29 maggio solo per gli invitati, con ben quattro eventi contemporanei. La mostra principale è Love/Hate – da Magritte a Cattelan (curata da Francesco Bonami): 52 opere di pittura, scultura, video, fotografia e installazione dei più famosi artisti moderni fino ai nomi più noti del periodo contemporaneo da una delle collezioni più rinomate degli Stati Uniti, quella del Museo d’arte contemporanea di Chicago. Vernice – Sentieri della Giovane Pittura Italiana (curata da Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto) è il frutto di un’analisi dell’espressività artistica italiana, volta all’individuazione (attraverso il lavoro di 24 giovani artisti che lavorano su tutto il territorio italiano) dei nuovi parametri della ricerca pittorica. All’esterno del Centro, l’artista Jeppe Hein realizzerà un progetto di scultura all’aperto mentre domenica 30 maggio -giornata di apertura al pubblico- si svolgerà uno spettacolo-evento nell’ampio giardino tra le esedre. Protagonisti della serata Every / Body (a cura di Sabrina Zannier) saranno: il video di Marotta & Russo (Udine); Company Blu Danza (Firenze); Liuba (Milano); Rita Maffei (Udine); Francesco Impellizzeri (Roma). Infine nello SpazioFvg, dedicato agli artisti locali, aprirà la personale della pittrice Nata.

[exibart]

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