26 settembre 2001

Twin Towers: reazioni dal mondo dell’arte

 
L'11 settembre sono crollate, o meglio sono state abbattute le Twins Towers di New York, tra i simboli più evidenti della città. A questa tragedia, il mondo dell'arte ha risposto in maniera diversa, alternando una volontà propositiva di riscossa culturale, a preoccupazioni legittime di salvaguardia di edifici, monumenti, opere d'arte…

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La prima importante risposta è stata data da undici musei neworkesi, come il M.O.M.A. e il Solomon R. Guggenhaim Foundation, e il Museum of Fine Arts di Bonston, che hanno aperto le porte gratuitamente al pubblico, per fornire un luogo di conforto e meditazione. L’Arte intesa quindi come una risposta culturale, la risposta più forte che possa esserci, perché frutto della nostra cultura sono le azioni, le idee, il vivere ed agire quotidiano. E dalla cultura il quotidiano può, reagendo al passato, costruire il futuro. Frutto della cultura estremista islamica è il sacrificio, pazzo, dei kamikaze che si sono schiantatitwin towers sulle torri, ma frutto della nostra cultura deve anche essere la risposta, civile e costruttiva. Con questo stesso spirito c’è chi sta già pensando al “dopo” quando tutte le macerie saranno sgombrate e vi sarà solo un grande spazio vuoto. Cosa farne? Molte sono le voci che vorrebbero vedere quello spazio ricreato attraverso opere d’arte. Sarebbe forse la risposta più significativa, la migliore per cercare di dare un messaggio per il futuro, per non dimenticare e riflettere. Basti pensare a quale valore ha avuto ed ha ancora oggi la risposta che un’artista, Picasso, diede ad un analogo atto di guerra: Guernica.
In Europa le reazioni a questo clima di tensione sono state diverse, il Louvre ad esempio ha deciso di annullare alcune iniziative in programma per il 17 e il 19 settembre relative alla cultura e arte afgana. Non un atto di ritorsione, ma una reazione ad un forte clima di <preoccupazione che si era creato in previsione della conferenza finale a porte aperte, relativa al museo in esilio dell'arte afgana, aperto da marzo in Svizzera.
In Italia il rischio di attentati riporta alla mente inevitabilmente quello mafioso del 1992 contro gli Uffizi. Allora si colpì un monumento di grande valore culturale per l’Italia e con un forte impatto internazionale. Come allora ci si rende conto che in Italia sono decine e decine gli obiettivi sensibili ad un attacco terroristico. Picasso, GuernicaOltre constatazione che sarebbe ben difficile proteggere in maniera veramente adeguata tutti gli obiettivi ( c’è chi pensa anche alla necessita di ridisegnare i corridoi aerei sopra le città più importanti), si temono contraccolpi negativi sul “mercato” delle mostre, settore vitalissimo ed estremamente importante per l’Italia, sia in termini economici che di immagine. A parte i timori di quasi certi aumenti dei premi assicurativi per le prossime esposizioni, e dei costi di un maggiore servizio di sicurezza necessario d’ora in poi, subito dopo l’attentato si è posto con urgenza il dubbio sulla convenienza di far partire per il Giappone decine di opere italiane, tra cui Caravaggio, Burri e Morandi, attese a Tokyo per due mostre sull’arte italiana che apriranno i battenti il 21 e il 29 settembre. I timori sono stati dissolti dal MBBCA, che in accordo con le relative Soprintendenze, hanno consentito al trasferimento delle opere, alcune delle quali sono partite oggi con normali voli di linea.
In generale però ripercussioni economiche sono già prevedibili per quanto riguarda i flussi turistici, soprattutto statunitensi, per i quali sono già in atto riduzioni, con annullamenti di voli e alberghi. Ciò ovviamente si ripercuoterà sugli introiti di musei e gallerie. Altro settore che sarà sicuramente colpito, è quello del mercato dell’arte, che non apprezza i momenti di instabilità, perché l’opera d’arte non è considerata propriamente un bene rifugio certo. A parte i collezionisti e gli addetti del settore, coloro che sino ad ora hanno speculato sulle opere d’arte anche per averne un ritorno di immagine, spariranno per un po’ dalla scena, aspettando momenti migliori. Come tutti noi.

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Silvia Giabbani


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1 commento

  1. sono un pittore,conosco bene N.Y per aver esposto doverse volte. Appena vista la notizia delle torri abbattute la mia reazione è stata quella di lavorare su grandi tele raffigurando quella immane tragedia. Vorrei esporle in qualche galleria in Italia o all’estero.

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