11 giugno 2004

exibinterviste – la giovane arte J.B. Rock

 
La scena undergorund? Un fenomeno sempre più di tendenza. I migliori artisti del passato? Keith Haring e Rosso Fiorentino. Parola di J.B. Rock. Che traccia un identikit atipico (e fuori dai luoghi comuni) dello street artista. Fatto di orgoglio clandestino, voglia di visibilità, ma non solo…

di

Ti consideri un artista underground? Potresti definire meglio questo concetto?
No, non sono un militante della scena underground, che mi sembra stia diventando sempre più un fenomeno “di tendenza”, legato al circuito dei centri sociali. Il mio lavoro nasce dall’istinto, da quando, all’età di tredici anni, ho iniziato a cercare lettere “potenti”, con cui realizzare la mia tag. Il nickname “JBrock” si richiama a A.D. Rock, un componente dei Beasty Boys, gruppo che adoro.

Puoi parlarmi dell’origine della tua ricerca e di come si è evoluta negli anni?
Quando ho iniziato, a Roma non c’era nulla. Nel mio quartiere (Trieste-Salario) esistevano solo quattro tags: Mishar, Demoth, Juice e Cliche. Ispirandomi a loro, ho cominciato a sperimentare il lettering con pennarello su carta. Dallo sketch, sono passato a scrivere il mio nome sugli autobus che, spostandosi da un punto all’altro della città, sono uno straordinario canale di visibilità. Nel tempo, mi sono dedicato alla ricerca dello stile… Dallo sketch, sono passato a scrivere il mio nome sugli autobus che, spostandosi da un punto all’altro della città, sono uno straordinario canale di visibilità. Nel tempo, mi sono dedicato alla ricerca dello stile…

Hai appena citato un termine-chiave della street-art. Sapresti darmi una tua definizione di stile?
E’ difficile esprimere a parole l’essenza dello stile. Potrei dire che è una tendenza costante alla perfezione. E’ ricerca di qualità e fluidità dell’immagine: un processo in continua evoluzione.

Ritieni che la crew sia un laboratorio di ricerca collettiva? Un fulcro di creatività trasversale e autogestita?
Per quanto mi riguarda, sono molto competitivo con le persone che rispetto, come Diamond, uno dei migliori writers al mondo. Insieme, formiamo la crew “The True Style”: un’esperienza di collaborazione, in cui operiamo alla pari, stimolandoci reciprocamente.

j.b. rock senza nome-scandito 05
Cosa pensi della diffusione crescente di un fenomeno come l’Illegal Art Show?

Può essere divertente, anche se non m’identifico con la sua filosofia. Ciononostante, “The True Style” sembra essere diventato la bandiera delle edizioni romane. E’ positivo parteciparvi, perché è un contesto interessante per mostrare i nostri lavori e ottenere una vasta risonanza. L’aspettativa è che l’intervento permanga oltre la durata effimera dell’evento, ma è molto difficile che ciò accada.

Riguardo alla street-art, credi che vi sia una linea di demarcazione netta tra la sua dimensione artistica e quella estetica? E’ arte allo stato puro, o contaminata dalla moda, dalla pubblicità e dal branding?
Penso che i tre quarti della pubblicità potrebbe crearli un writer…L’unica differenza tra lui e un pubblicitario è il denaro! Inoltre, il writer è necessariamente naïf, dovendo sopperire alla mancanza di mezzi con la sua perizia artigianale. I miei primi stickers, ad esempio, erano veri e propri pieces su carta adesiva, assemblata in diversi strati; l’effetto finale era simile a quello di un’immagine tirata con il telaio serigrafico, ma dotata di una materialità concreta e tangibile.

j.b. rock senza nome-scandito 02
Esiste una correlazione diretta tra sperimentazione artistica e musicale nel movimento street? Quanto ha influito la cultura hip-hop sul tuo lavoro?

Ancora oggi, non ho ben chiaro cosa significhi essere “hip-hop”. In ogni caso, non mi sento parte di alcun movimento. La musica rap mi piace molto ed è legata al mio processo di crescita individuale, al mio immaginario di adolescente…

Potresti indicare alcuni referenti “illustri” che hanno influenzato, in qualche modo, il tuo lavoro?
La lettura di testi come Subway Art e Spray-can Art mi ha letteralmente “fomentato”. Per gli stickers, sono stato colpito da quelli di Obey: mi divertiva l’idea di fare un adesivo con la faccia di un ex campione di wrestling…Di recente, è stato stimolante l’incontro con Pino Boresta e mi piacerebbe rivisitare il suo adesivo con il mio stile! Nella storia dell’arte, citerei la Secessione Viennese, Keith Haring e Rosso Fiorentino, il più grande degli espressionisti.

Qual è, secondo te, la funzione dell’artista contemporaneo?
Nessuna…Voglio dire che non penso di potermi considerare tale, a confronto degli unici, veri artisti del passato.

Come consideri il tuo rapporto con il pubblico?
Di amore e odio…Quando attacco uno sticker da qualche parte, desidero che vi resti il più a lungo possibile. Tuttavia, quasi sempre, accade che sia staccato dal passante, inconsapevole di essersi impadronito di un “pezzo unico”. La maggior parte delle persone è attratta dalla popolarità dell’immagine e ignora il processo della sua elaborazione. Al tempo stesso, mi fa piacere che i miei lavori circolino nel tessuto urbano secondo dinamiche assolutamente imprevedibili…

bio
JBRock è nato a Roma nel 1979. Vive e lavora a Roma.
Tra le sue personali, si segnalano: Stickerism, Roma, Galleria Stella 2003; Master Blaster, Roma, Associazione Culturale Il Posto delle Fragole 2003; Bring tha Noize, Roma, Associazione Culturale Metaverso 2004. Tra le collettive: Street Vibes, Roma, Università “La Sapienza” 2003.

maria egizia fiaschetti

[exibart]

9 Commenti

  1. perchè ridicolo? è un commento molto riduttivo, c’è chi ha legittimato molto meno di Rock la propria arte raggiungendo grandi risultati

  2. è chiaro che il fenomeno a cui ti ispiri è strettamente legato alla “strada”. non a caso anche un csoa nn è altro k punto di ritrovo di gente anarchica, ribelle e con forti ideali è ovvio k nn puo essere considerato luogo”di tendenza”. chi ti parla è una persona che è cresciuta in periferia lontano da mode e tendenze, che ha da subito avuto degli amici particolari. ho cominciato anch’io teggando. poi mi sono fatta un gruppo(musicale), ed è grazie al cso k certi ideali continuano a sopravvivere. il cso nnè moda.

  3. Grande Jb Rock! artsta stimolante e creativo, avendo lavorato con lui a diversi progetti abbiamo avuto modo di conoscere la sua attitudine piena di vita quriosita’ e passione per il suo lavoro, che in molti artisti muore prima di cominciare magari per la voglia di farsi conoscere o l’influenza del mondo dell’arte oggi…negativissima! Vai JB

  4. che tristezza se stencils e adesivetti sono considerati opere d’arte! Perchè? E’ solo la visibilità(quantità, non qualità!) che li rende popolari al pubblico e impone chi li crea sulla scena del’arte?
    Ma allora anche le veline sono artiste!
    O è semplicemente il fatto che vanno di moda e sono considerati lo specchio di un’epoca, di una generazione…che fa il verso agli street artists americani per altro!
    E questi giovani critici d’arte (o aspiranti tali) non sanno proprio guardarsi intorno se cercano di portare avanti ‘ste robe che sono solo frutto di una tendenza diffusa, di una moda, di uno stile già consumato che già non ha quasi più niente da dire.

  5. il commento del ” passante” qui sotto mi pare tanto simile a quello di un altro” passante” che entrando a studio, tempo fa, senza neanche guardare i nostri quadri, le foto, i libri, i book pieni di lavori diversi, ha cominciato con una serie di commenti negativi sul nostro stile cosi scontato, che non é nient’altro che una copia mal risucita di un fenomeno pop ammmaracano. MA se quel signore si fosse soffermato anche solo 5 minuti ad ascoltare la storia che c’era dietro ognuno di quei pezzi, di quelle foto,poster, adesivi,… avrebbe scoperto un mondo, povero lui. Aveva tanta voglia di comunicare ma non di vedere oltre, di ascoltare. Vi consiglio di fare un viaggio tra i siti di artisti di strada molto più interessanti e profondi di quelli che popolano le gallerie o le riviste di oggi—Mbabbé.Mbhò.

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