29 agosto 2003

exibinterviste la giovane arte – Paolo Angelosanto

 
Opera d’arte come diario di percorso, negli anni sempre nuovo e diverso. Partire dal proprio corpo per arrivare a comprendere se stesso e gli altri, usare la performance come energia accumulata e vissuta. Tutto questo ed altro è Paolo Angelosanto, da artista a curatore per invertire i ruoli ed allargare i propri orizzonti…

di

Come hai iniziato a fare l’artista? Qual è stata la tua formazione?
Non lo so. Forse non saprei rispondere, forse per casualità, non ci ho mai pensato.
Il primo disegno che ho imparato è una chioccia che cova, che mi ha insegnato mio padre. Credo sia uno dei miei primi ricordi o approccio con una tecnica artistica. A scuola, la cosa che più mi interessava -come del resto a tutti i miei coetanei- era disegnare, anche se a me forse riusciva meglio rispetto ad altri. Ho seguito quest’istinto da solo, cercando sempre qualcosa di nuovo.
Per questo credo che i titoli accademici conseguiti non mi siano bastati ad essere un artista. Anche se ho frequentato per due anni l’accademia di Belle Arti di Frosinone e gli ultimi due anni a Roma, dopo ho sempre cercato altre realtà che mi aiutassero a maturare e a crescere professionalmente.
La biennale di Venezia del ‘93, Eva e Adele, Louise Bourgeois, il giramento di testa avuto nelle stanze di Yayoi Kusama, la grande mostra Aperto all’Arsenale, il condividere l’appartamento con gli artisti brasiliani di Aperto -Rosangela Renno e Alex Paolo Angelosanto - Welcome Amburg- e poi Paulina Humeres, è stato un evento e un’esperienza importante per la mia crescita, dove ho capito che quello che cercavo ogni due anni è diventato il mio appuntamento fisso, ho conosciuto molti amici e ho avuto uno studio per giovani artisti a palazzo Carminati della Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia. Ho conosciuto Vittorio Urbani della galleria Nuova Icona che, insieme all’Assessorato alla Cultura e al Gai di Venezia, mi ha appoggiato e aiutato a realizzare nel 2001 la performance Welcome ai Giardini della Biennale.

Sei cresciuto dunque tra Venezia e Roma. Vantaggi e svantaggi di queste due città?
Di Roma mi piace tutto. E’ un grande contenitore di energia e vitalità, dove riesco a lavorare, dove si comincia a respirare aria di trasformazione, sia per coloro che sono liberi come gli artisti, che per chi è costretto nel sistema. Venezia, un sogno, è la mia città-pensatoio. Roma è una città in ripresa e come Torino sta tornando ad essere il centro dell’attenzione per l’arte contemporanea.
Quello che manca a Roma e Venezia è un nuovo sguardo relativo al rapporto tra cultura locale e cosmopolita; un’essenza moderna rispetto ad altre città italiane, come Torino, per esempio, che offrono anche una dimensione internazionale.

Roma è davvero in ripresa? Ora anche gli artisti, come te, hanno iniziato ad organizzare eventi d’arte e seguitissime esposizioni in casa…
L’arte non è più solo un elemento da muro o che occupa uno spazio, ha bisogno di altro, di coinvolgimento sociale, che dovrebbe permeare un po’ tutti gli ambienti sociali, del lavoro, della comunicazione, del vivere.
paolo angelosantoINT12 non è semplicemente una serie di mostre, ma un’operazione artistica con 12 incontri-appuntamento, da gennaio a dicembre 2003, dove invece di produrre un’opera materiale, un oggetto, si rende visibile un pensiero, un’idea. È un punto di incontro con artisti di diversa provenienza ed esperienza, Non un progetto da curatore, ma da artista. Un modo diverso per far conoscere e comunicare un’idea, un modello espositivo aperto e assolutamente libero, dove il mio alter ego diventa un altro artista. INT12 è un punto di scambio e se lo scambio è produttivo diventa linguaggio; è uno spazio dove ci si incontra, dove si vive e dove gli ospiti sono protagonisti

La tua ricerca ha come punti di riferimento il sacro, il (tuo) corpo, la memoria e la malinconia. Come sei giunto a questo?
Il mio lavoro parte da un’osservazione di me stesso, della mia esperienza personale, di figlio di emigranti, di adolescente e dalle mie origini culturali, con un’educazione comunista e cattolica, tutto ciò fa parte del mio universo personale. Parte del mio lavoro è una sorta di diario di percorso che nasce da un mio ritmo interiore, che ho sempre seguito, un diario-cartolina realizzata con gli anni dove viene raccontato un po’ il mio vissuto, adottando il corpo umano nelle sue possibilità, come punto di contatto con il mondo esterno. Qui mi prendo sul serio o, al contrario, smitizzo questo mio essere prolisso e il mio nome, come con gli Autoritratti, con ironia, Venezia Souvenir e Anna dei capelli rossi e S. Sebastiano. Glamour sacro e profano, gioco come clonato /clonata ePaolo Angelosanto provocazione come il Grande odalisca e Enjoi blessed virgin, semplicità (come la perfomance Welcome) senza mezzi termini, come la serie di disegni Angelosanto è un artista paraculo.

Cosa è per te una performance?
Ho come la sensazione di sentirmi o di essere una spugna che assorbe, che lentamente e velocemente si asciuga e lascia andare l’acqua; una sorta di spugna-clessidra.
La performance è per me la realizzazione di una sensazione di energia accumulata e vissuta che esige di essere assimilata, setacciata e trasmessa; ben diversa e distante dalla performance teatrale.

Paolo AngelosantoChe rapporto hai con le gallerie e con il mercato?
Se avere rapporti con delle gallerie vuol dire un contratto e una mostra l’anno molti critici e curatori amano o usano nelle loro biografie il termine indipendente ed anche io in questa intervista prendo in prestito questo vocabolo.
Il mio primo grande quadro è stato venduto a Salerno nel ‘95, molto quadri sono stati venduti anche a Roma, nel ‘99 ho esposto alla Galleria ArteContemporanea di Catania con cui ho buoni rapporti di lavoro e di mercato e dove di recente si è conclusa la mia personale dopo la realizzazione di una video installazione allo ZO Centro culture contemporanee di Catania.
A Roma ho un buon rapporto con Alice Bulgari dei Magazzino D’Arte Moderna, che è sempre stata aperta a conoscere il mio lavoro.
Non ho mai pensato di produrre o lavorare ad un progetto per vendere, molti dei quadri sono stati esposti ma non venduti. Vendere è importante perché in molti paesi come l’America equivale al successo, e se questo è avviene non mi spiace. Faccio molto per produrre un lavoro e trovare soldi per farlo, per questo per me è molto importante avere collezionisti e gallerie (affiancate dai curatori che hanno il ruolo di aiutare l’artista a realizzare) che sostengono e producono il lavoro di giovani, in mancanza in Italia di finanziamenti pubblici e borse di studio per l’arte.

Chi sono i tuoi nemici nel mondo dell’arte? E i tuoi amici?
Non me lo sono mai chiesto, se ci penso mi viene in mente l’ozio e la noia, non essere ricco. Cazzo forse anche la pigrizia e il mio essere un po’ romantico. Basta! E poi mi viene in mente il titolo della scultura dell’amico Renzi. Partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri.

Qualcosa sui tuoi prossimi lavori?
Ho da poco concluso una mostra a Santiago del Cile alla galleria ANIMAL, con la presentazione dell’artista Cileno Arturo Duclos.
E poi “5”, un progetto video con cinque artiste donne che hanno lavorato sulla propria identità, per la casa delle donne La Morada a Santiago del Cile. E’ in programma una residenza a Biella per settembre presso l’università UNIDEE.
I miei prossimi lavori sono sempre improntati sull’identità e l’alter ego, cercando di vedere quello che mi succede intorno, creandomi uno spirito critico per capire le idee degli altri, cercando di recuperare la spontaneità che ho perso crescendo e facendo questo lavoro. Ma fondamentalmente cercherò di portare a termine i miei pensieri.

bio
Paolo AngelosantoPaolo Angelosanto è nato a San Denis nel 1973, vive e lavora a Roma. Principali mostre collettive: 2000 autori tratti italiani Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia e Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del mediterraneo, Roma ( poi ospitata dalla Galleria Civica di Pirano, Slovenia 2002) (a cura di Antonio Arevalo e Aurora Fonda) 2001 Made in Roma artisti emergenti nella Roma del 2000 galleria Gabriela Mistral, Santiago del Cile Elettroschock 30 anni di video in Italia 1971 – 2001 Acquario romano, Roma (a cura di Bruno di Marino) 2002 Doppiavù, Palazzo delle Papesse (Siena) (a cura di Massimiliano Tonelli) Quotidiana, Museo del Santo, Padova (a cura di Guido Bartorelli); Mostre personali: 2003 Welcome, Galleria Arte Contemporanea-Zo, Centro Culture Contemporanee, Catania; Galleria Animal Santiago del Cile. Nell’attività di Angelosanto rientrano anche i progetti INT12, abitazione privata, Roma e 5 Casa delle donne La Morada, Santiago del Cile (entrambi del 2003).

massimiliano tonelli

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[exibart]

2 Commenti

  1. Trovo Paolo Angelosanto molto sincero e pino di energia, ma mi chiedo a quale santo si è raccomandato per avvicinarsi alla fondazione Bevilacqua la Masa, visto che prendono atto solo degli artisti residenti nel Triveneto o iscritti alle accademie venete.
    Saluto tutti!

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