14 giugno 2004

Corà nel Golfo dei Poeti

 
Nonostante la posizione (apparentemente!) marginale e l’esiguità delle risorse giura di non accettare mostra ‘a pacchetto’, dichiara che dopo la prima mostra dedicata a due classici come Munari e Tinguely verranno i giovani, preannuncia che il suo nuovo museo dovrà aprirsi il più possibile alla città. A parlare è Bruno Corà, che ci racconta il neonato centro d’arte contemporanea di La Spezia…

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Ha da poco inaugurato a La Spezia il nuovo Centro d’arte contemporanea CAMeC. Come è andata l’inaugurazione, come ha vissuto la città l’apertura di un nuovo spazio culturale?
A giudicare dall’afflusso pubblico, oltre 4.000 persone in cinque ore, si può ritenere che la risposta cittadina, e non solo, sia stata grande. Ancora più evidente ed espresso con entusiasmo è stato il rapporto con la mostra evento “Tinguely e Munari”.

Il CAMeC è ufficialmente un museo civico? E’ nato dall’esclusivo impegno dell’amministrazione comunale o c’è stata una partecipazione di altri enti locali (provincia, comune…)? Il budget previsto per la programmazione degli eventi è stanziato anno per anno o c’è un progetto a più anni?
Il Centro è della città della Spezia, ma alla sua attività concorre la SPAV (Spezia Arti Visive) che annovera assieme al Comune, Provincia, Fondazione Casa di Risparmio, Camera di Commercio, APT – Cinque Terre, Golfo dei Poeti. Il progetto espositivo è triennale, ma il budget è formulato annualmente.

Parliamo dello staff. Oltre a lei –che segue la direzione artistica- come è composto l’organigramma del Centro? camec
Attualmente è molto snello, conta solo su un personale di sei unità organiche con ruoli amministrativi, di segreteria e ricezione. Alla sua attività concorrono tuttavia altri soggetti a diverso titolo e con diversi ruoli: assistenti volontari alla direzione artistica, consulenti esterni per l’organizzazione tecnica e la promozione, cooperative per la custodia e il dipartimento educazione. Alcuni servizi sono appaltati a privati, ad esempio il bookshop e la caffetteria.

Veniamo alla struttura. Dove è ospitato il CAMeC? Si tratta di una sede già esistente e ristrutturata? Come sono gli spazi (grandezza, disposizione…)? Lo spazio inaugurato è quello definitivo o ci saranno successivi ampliamenti e ristrutturazioni?
Si tratta dell’edificio ex Tribunale della città, elaborato con un progetto comunale e trasformato in sede espositiva. E’ di circa 1400 metri quadri e la sua definizione è al momento compiuta.

Per inaugurare un Centro d’arte contemporanea sono stati scelti due artisti non più viventi, come si è arrivati a questa scelta?
La scelta è mia; considero Tinguely e Munari due grandi artisti, la cui opera non smette di esercitare la propria influenza poetica sulle generazioni attuali (da Fischli e Weiss, a Pipilotti Rist o Zorio).

Può anticiparci la programmazione futura del museo? Si continuerà con il ‘contemporaneo storico’ o ci sarà spazio per gli artisti viventi o addirittura per i giovani? Con che tempi si susseguiranno le mostre?
La prossima mostra in autunno sarà la Biennale Europea Arti Visive Premio del Golfo 2004, aperta ai giovani ‘under 35’. Le mostre avranno cadenza tri-quadrimestrale. La sezione “Enclave” più frequente, come pure la rotazione delle collezioni civiche.

Il CAMeC è alla Spezia, città che vanta una tradizione peculiare nell’arte contemporanea grazie alla gloriosa Biennale del Golfo. Questa kermesse è stata da qualche anno fatta rinascere. Come si pone il Centro nei confronti di questo avvenimento?
Ne raccogliamo l’eredità attivamente, aggiornandone le esigenze e aprendo ai paesi del Mediterraneo oltre a quelli europei.

camecIl nuovo Centro spezzino è in posizione strategica. Equidistante da Villa Croce (Genova), dal Pecci (Prato) e da Parma, dove presto dovrebbe nascere un Centro d’arte contemporanea. Come si distinguerà il CAMeC rispetto ai ‘vicini’ genovesi e pratesi? Quale sarà il suo ruolo peculiare?
Concepire originalmente gli eventi, non assumere ‘pacchetti’ preconfezionati, anche se siamo aperti agli scambi. Considerare i progetti artistici, lavorare all’acquisizione di opere attraverso essi. Divenire luogo di riflessione e dibattito. Accogliere proposte e formularne altrettante ben oltre le mura del Centro. Aprirsi alla città e al territorio. La mostra “Trait d’Union” ne è il primo esempio.

Lei proviene da una lunga esperienza al timone di comando del Pecci di Prato. Tra le differenze che senza dubbio ci saranno tra queste due esperienze, ce ne esemplifica una ‘in meglio’ ed una ‘in peggio’?
In meglio è la snellezza di questa nuova struttura spezzina. In peggio è che, essendo all’inizio, il lavoro da fare è enorme e le risorse sono ancora inadeguate. Bisogna cercare molti aiuti.

a cura di massimiliano tonelli

[exibart]

1 commento

  1. Fumo fumoso in una galassia di nebbie oscure e impalpabile astrusità autoreferenziale.
    Insomma… il solito blablabbeo…

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