09 aprile 2001

Fino al 27.V.2001 L’Arte svelata: un viaggio tra le quinte del Museo Ravenna, Pinacoteca Comunale-Museo d’Arte della Città

 
Una trentina di dipinti, su un totale di settanta opere restaurate, vengono esposte al pubblico, nelle sale della Civica Pinacoteca dopo anni di deposito presso alcuni Uffici pubblici della città...

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Percorrendo le ampie sale e i lunghi corridoi di Musei e Pinacoteche, in occasione di mostre temporanee o di visite alle raccolte permanenti, è raro interrogarsi sui retroscena di quelle esposizioni, sui momenti che le hanno precedute in termini di impegno e lavoro umano.
La mostra allestita a Ravenna nello splendido edificio denominato Loggetta Lombardesca (un tempo Monastero di S. Maria in Porto), sede dal 1970-72 della Pinacoteca Comunale, offre l’opportunità, rivolgendosi in particolar modo al pubblico in età scolare e a tutti i “non addetti ai lavori”, di scoprire cosa si cela dietro le intatte e impeccabili “vetrine” di un Museo.
Nata nel 1829 come Galleria dell’Accademia di Belle Arti, la Pinacoteca di Ravenna, divenendo Comunale nel 1973, assume a pieno titolo gli oneri istituzionali di competenza museale, quali la tutela, la conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico, oltre all’impegno nell’organizzazione di eventi espositivi temporanei e nell’ elaborazione di un efficace attività didattica.
Benchè la storia del restauro e della manutenzione delle opere appartenute in origine all’Accademia veda il suo inizio, subito dopo l’inaugurazione della Galleria a causa dei ricorrenti problemi d’umidità che interessavano le stesse strutture murarie dei luoghi ospitanti, è soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni settanta, col trasferimento della Pinacoteca nella sede attuale, che prende avvio il costante controllo e l’attenzione nei confronti delle effettive esigenze di conservazione dei dipinti esposti nel percorso museale, insieme alla necessità di prevenire il deterioramento delle collezioni.
Grazie poi alla stretta collaborazione e al costante colloquio allacciati con l’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, cui spettano compiti di coordinamento tecnico-scientifico, di consulenza e assistenza in materia di conservazione e valorizzazione dei patrimoni museali, e con la Soprintendenza territoriale per i Beni Artistici e Storici, si sono potuti predisporre piani di restauro programmati.
E’ proprio a conclusione di un progetto triennale di restauro (1996-98), diretto alla conservazione di un nucleo di 70 opere antiche e moderne di proprietà comunale da anni depositate presso gli uffici pubblici della Prefettura, Questura, Intendenza di Finanza e della Residenza municipale, che nasce l’attuale evento espositivo.
La mostra attraverso una selezione di 27 dipinti, scelti come particolarmente significativi sull’intero nucleo di opere restaurate dal Laboratorio del Restauro di Ravenna, documentano non solo l’attività conservativa della Pinacoteca, ma anche il suo interesse per nuclei artistici solitamente non fruibili dal pubblico o collocati nei depositi museali in attesa di un’adeguata valorizzazione. Dialogando con due precedenti allestimenti intitolati Biblia Pauperum. Dipinti della Diocesi di Romagna 1570-1670 e La Bottega dei Barbiani. Due Secoli d’Arte a Ravenna rispettivamente del 1992 e 1994, questa mostra rivela come il Museo della Città si impegni nuovamente a promuovere la conoscenza del patrimonio artistico locale, nel quale confluiscono anche le collezioni permanenti della Pinacoteca (visitabile unitamente alla mostra, grazie al valore cumulativo del biglietto d’ingresso), per ribadire il suo ruolo di conservazione, gestione e controllo del patrimonio storico-artistico di pertinenza del Comune e di interlocutore fondamentale dell’Autorità Centrale e delle Istituzioni similari, pubbliche, private e religiose.
Accanto ad opere di artisti noti tra cui, Camillo Maioli, Domenico Miserocchi, Edgardo Saporetti, Maceo Casadei, Gianna Nardi Spada, Giuseppe Bartoli, Renzo Morandi, Antonio Rocchi, compaiono in mostra pezzi di artisti locali, le cui vicende storiche si sono chiarite proprio in occasione degli attuali restauri. Sono questi i casi di Giuseppe Bacchetti, di Giovanni Bagioli, di Giuseppe Mazzetti, di Cesare Lanconelli, di Guido de Marchi. Qual frutto poi, della recentissima collaborazione stretta con il Laboratorio Imolese di Sandro Salemme, cui sono state affidate 9 opere solitamente collocate nel Corridoio Centrale e nel Corridoio Guidarello della Pinacoteca, al fine di sottoporle ad indagini diagnostiche ed interventi conservativi, vengono esposti in mostra tre di quei dipinti già restaurati; si tratta di due tavole attribuite a Luca Longhi e di una terza al figlio Francesco.
L’opera del pittore ravennate Giovanni Bagioli dal titolo L’Innominato, si pone significativamente come immagine-guida di una mostra in cui i protagonisti sono il Restauro e l’attività conservativa del Museo. Il dipinto dell’artista Romagnolo, che consente di attribuire un volto a un personaggio a tutti noto dai tempi delle prime letture manzoniane sui banchi di scuola, diventa metafora dell’efficacia conoscitiva del Restauro. L’indagine ravvicinata cui sono sottoposte le opere nel laboratorio del restauratore, rivelano spesso insospettabili cifre, numeri scritte, segni, significativi per una maggiore conoscenza dell’artista e della sua produzione; è in questi momenti che talvolta riaffiorano tracce un tempo perdute, particolari importanti che consentono di rimettere in discussione dati apparentemente certi e svelare dunque quei “misteri” di cui parla il sottotitolo della mostra.
Relativamente poi alla voce “scoperte” una delle maggiori emozioni che il restauro delle opere ha regalato riguarda senz’altro la Madonna della Ghiara inizialmente attribuita a L. Longhi, poi ad Andrea Barbiani e infine a “pittore ravennate dell’inizio del XVII Secolo”. L’affascinante indagine di laboratorio ha rivelato a poco a poco una serie di particolari, qui taciuti per tutelare l’impatto emozionale del pubblico, che vorrà goderne direttamente in mostra, importanti per formulare nuove ipotesi sulla storia del dipinto.
Occasione di sorprendenti ritrovamenti sono state anche le tre tavole dei Longhi, essendo riemersi sotto le numerose stuccature, colori e dettagli originali non visibili a causa delle campiture neutre introdotte dai precedenti restauri. Ai visitatori, poi, il gusto di svelare cosa si cela dietro quelle “curiosità”, che, da ultimo, sono recitate dal sottotitolo! La mostra necessariamennte eterogenea, per varietà d generi, cronologie, casistica di problematiche conservative, si articola attraverso sette gruppi tematici: paesaggio, natura morta, ritratti, copie da, artisti ravennati, la Madonna della Ghiara, i Longhi.
Le diverse sezioni che offrono una variegata panoramica di artisti antichi, moderni e contemporanei (secondo l’organizzazione proposta dalle stesse collezioni della Pinacoteca), sono accompagnate da pannelli didascalico-didattici diretti a illustrare in modo esaustivo le opere prima e durante le fasi di restauro, a evidenziare particolari significativi, a specificare termini tecnici e ad offrire un inquadramento storico dei generi pittorici.
Accompagna il percorso senza sovrapporsi ad esso, bensì integrandolo al fine di completarlo, un video, che di sala in sala consente a chi guarda di addentrarsi nel lavoro “su campo” del restauratore. Il filmato, proiettato a Ferrara in occasione del Salone del Restauro (29 marzo-1 Aprile 2001), racconta anche la Storia della Pinacoteca attraverso la ricostruzione della vicenda architettonica della Soggetta Lombardesca e l’illustrazione delle Collezioni permanenti.
Secondo un’ottica preventiva volta a sostituire il Restauro con la manutenzione periodica delle opere, la mostra ha sollecitato un’importante dibattito sul tema del Restauro, ospitato in data 6 Aprile 2001, nella sala D’Attorre di Casa Melandri (in via Ponte Marino, 2 a Ravenna). Tra gli interventi, particolarmente significativi sono quelli di alcuni rappresentanti dell’Opificio delle pietre Dure di Firenze e dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma, Istituti con i quali la Pinacoteca ravennate ha recentemente stretto rapporti di collaborazione.
Completa la mostra, il Catalogo (edito da Mazzotta), curato da Nadia Ceroni, che attraverso i saggi introduttivi di Marzia Faietti, Luisa Bitelli, la stessa Nadia Ceroni e le schede alle opere di Giordano Viroli, arricchisce con ulteriori dati tecnici e scientifici, il percorso espositivo.

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Monica Cavicchi




“Dare un volto all’Innominato. Misteri, scoperte,
curiosità dell’arte restaurata.”
Dal 25 Marzo 2001 al 27 Maggio 2001.
Ravenna, Pinacoteca Comunale-Museo d’Arte della Città.
Ingresso: intero, £ 6000. Biglietto unico valido sia
per la mostra che per la Pinacoteca; ridotto, £
prezzo.
Orari: dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 18.00
il martedì, giovedì e venerdì. Dalle 9.00 alle 13.30
il mercoledì e sabato. Dalle 15.00 alle 18.00 la
Domenica e festivi. Chiuso lunedì.
Tel: 0544-482054/482356 Fax: 0544-212092 E–mail:
istituzionimusealicomra@racine.ravenna.it
www.comune.ravenna.it







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