01 febbraio 2002

Fino al 10.II.2002 Nini Maccagno – Opere dal 1933 al 2001 Torino, Archivio di Stato

 
“Perché il suo stile espressivo è cambiato in modo così radicale nel tempo?” “Perché da quando ho iniziato a dipingere è passato quasi un secolo!” Così scherza Nini Maccagno mentre passeggiamo tra i suoi dipinti...

di

“…Non devo attendere una notte serena, né alzare la testa, per osservare il cielo. L’ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre”. “Il cielo”, 1993, Wislawa Szymborska

Nini Maccagno La mostra celebrativa di questa straordinaria artista, pittrice e scultrice dalla giovane età, è un viaggio a ritroso nel tempo. Un percorso espositivo che parte, volutamente dalle opere più recenti per far apprezzare al meglio la produzione artistica di una donna versatile e raffinata che a quasi ottantotto anni, “mantiene una vitalità ed un’energia espressiva non comuni”.
Sono emozioni visive e musicali quelle che comunicano i dipinti. I primi sono grandi tele che rammentano un cielo trapuntato di stelle, arricchito da fuochi argentei su uno sfondo blu caldissimo.
Un blu cobalto, che insieme al giallo e all’azzurro sono l’ultimo spunto di ricerca dell’artista, tra questi: Galassie I, II, III, IV del 2001 e Sinfonia Spaziale dell’anno precedente. Una scelta che rimanda “a Yves Klein, e a quel suo inconfondibile blu”, come sottolinea Guido Curto nel saggio Nini Maccagno, à rebours.
Un’armonia di colori che nasce dalla passione per la musica, visibile nelle Variazioni sul tema di Bach, per le quali ammette d’essersi dedicata totalmente, fino alle Nini Maccagno quattro del mattino.
Seguono le sale dedicate agli anni novanta e ottanta con un impianto fortemente geometrico, dove la Luna danza guardando alle Cinque Lezioni Americane di Italo Calvino: molteplicità, esattezza, visibilità, leggerezza, rapidità, commentate dall’artista: “Avevo letto il libro di Calvino e dopo ho provato a pensare come vedevo queste sue lezioni americane; per tre mesi le ho elaborate, ma poi sono arrivate tutte di un fiato”.
Concedendosi, poi, il lusso di attraversare velocemente il tempo si giunge al dipinto Il Cavaliere di fuoco, opera del 1976. Un dipinto caro all’artista e il preferito dall’amico Mastroianni. L’uomo che dopo aver visto alcune sue tele dedicate all’astrattismo la incoraggiò a ricominciare a dipingere dopo una lunga pausa. Nini Maccagno
I decenni volano e si giunge all’ouverture di colori presente in Murales I del 1975 che introduce alle prime opere, quelle squisitamente figurative che s’ispirano al clima casoratiano, il celebre pittore di cui fu amica. Qui, dominano i ritratti della bellissima madre e di lei che si guarda e si modella a suo piacimento in Autoritratto doppio.
A conclusione della visita si rimane catturati dall’eleganza del gesto pittorico, unito all’abilità tecnica che ben si sposano alla musica, da sempre ispiratrice e compagna dell’artista, fin dai tempi in cui danzava.
A questo proposito, all’ingresso della mostra vi sono tre immagini della Maccagno riprodotte in due formati che la rappresentano in momenti di vita: quotidiana e artistica -“Ci sono pochi quadri che esprimono modernamente (nel senso più assoluto) il cadere di una foglia”.

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Pietro Gobetti e Casorati, Archivio di Stato, Torino

Federica De Maria
mostra visitata il 13 gennaio 2002


Nini Maccagno – Opere dal 1933 al 2001 – 10 gennaio – 10 febbraio 2002
Torino: Archivio di Stato; P.zza Mollino
Orario: da martedì a domenica dalle 10 alle 18.
Ingresso libero. Catalogo in distribuzione all’ingresso della mostra


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