fino al 31.X.2002 Thriller – Peter Rostovsky Torino, Galleria Maze

Thriller è il titolo, di sicuro effetto, della personale di Peter Rostovsky, artista russo di nascita ma che ha completato i suoi studi in America dove ha esposto sin dal 1996 in numerose collettive, di cui molte a New York. I soggetti proposti da Peter Rostovsky fanno parte di un vasto immaginario, legato alle visioni e personificazioni del terrore, creato e diffuso negli anni da grandi registi come Brian De Palma e George Romero. In Psychic, opera che rappresenta una versione dell’estasi dei santi, l’artista pone l’attenzione su come molte immagini del terrore siano capaci di trasmettere il valore simbolico delle iconografie sacre; in questi volti è difficile distinguere se la possessione è generata da una forza oscura o da un estasi religiosa. In Hellhouse2002l’indagine su di un genere (le case infestate) ci riporta all’estetica vittoriana tipica del cinema horror, eleganti dimore di un tempo infestate da presenze oscure generano un senso di melanconia e abbandono. In Carrie2002 gli occhi sbarrati di un’adolescente, con il volto insanguinato, diventano un elemento capace di attrarre e respingere lo spettatore andando a risvegliare la consapevolezza di quanto, l’angoscia evocate da alcune visioni, sia latente, e a volte, incontrollabile. Tipico nei film horror è indugiare con la macchina da presa su oggetti e particolari, apparentemente senza significato, che caricano l’azione di tensione e fanno nascere dall’apparente normalità visioni che all’improvviso creano una realtà diversa, spaventosa e inaspettata. Un percorso fatto di fermi immagine, da cui non ci si può difendere coprendosi gli occhi, come se si stesse guardando un film. Lo spettatore si trova ad osservare una scena circoscritta e delimitata dall’opera stessa, capace di formare un circuito di rimandi alimentati dall’esperienza individuale del terrore e della paura. La doppia natura di queste immagini, razionalizzate e assorbite dalla nostra psiche o al contrario non del tutto elaborate ma solo rimosse, ci mette di fronte a figure inquietanti, addomesticate ed esorcizzate dalla collettività, alle quali si mischiano paure intime, legate a ricordi d’infanzia, tra orrore di massa pubblico o paura privata nascosta. Aver preso in prestito dal linguaggio cinematografico l’estetica di un genere e i tagli delle inquadrature, rende questi lavori passibili di ulteriori e molteplici letture, rivelando forse implicitamente, un tributo ai film horror capaci di catturare l’attenzione del pubblico, lavorando quasi esclusivamente sull’immagine e sugli effetti speciali. I lavori di Peter Rostovsky si avvalgono di un tessuto preesistente per crearne uno nuovo, capace di sdoppiarsi e presentarsi come familiare o estraneo, tra qualcosa che ci appartiene profondamente come la paura ma da cui ci teniamo o tentiamo di tenerci a debita distanza.

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donatella galasso
mostra visitata il 17 settembre 2002