16 aprile 2003

fino al 15.VI.2003 Route 66 – Franco Fontana Torino, FIF

 
Cieli tersi e strade polverose. Vecchie insegne e stazioni di servizio. Laghi, praterie e ranch. Nostalgicamente lungo la mitica 66. L’unica strada monumento nazionale. Ripercorsa con 152 scatti del fotografo tornato su la Route dopo vent'anni. Rigorosamente on the road

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La Route 66 è l’unica strada al mondo ad essere considerata un monumento nazionale: 4mila chilometri, otto stati e tre fusi orari attraversati. Battezzata in principio con il numero 60, collega tra loro porzioni di paesaggio assai diverse, dai grandi laghi intorno a Chicago alle praterie del Kansas, dai ranch dell’Oklahoma al deserto della California meridionale. Inaugurata nel 1926, appena un anno dopo viene definita The Main Street of America.
Alla Route 66, citando Kerouac, è legato il mito del viaggio on the road, che si traduce in ideologia più che in semplice avventura, in un vero e proprio stile di vita. Nel 1946 Nat King Cole incide Get Your Kicks on Route 66, intramontabile canzone ripresa da svariati artisti tra cui Chuck Berry, Rolling Stones e Depeche Mode. A Franco Fontana - Rail Haven Motel Springfield Missouri causa di una gravissima siccità, dopo il 1930 la Route vede sfilare gli Okies emigranti verso ovest (per questo viene soprannominata Dust Bowl Highway, autostrada della scodella di polvere). In The Grapes of Wrath, il suo romanzo di maggior successo, John Steinbeck racconterà proprio di una famiglia in fuga sulla Mother Road verso la California. Negli anni cinquanta avviene la definitiva affermazione della 66, ma anche l’inizio del suo declino per via del notevole aumento del traffico. Mentre nel 1955 Kerouac sogna “una macchina veloce, una costa da raggiungere, e una donna al termine della strada”, lentamente ha inizio la sua dismissione: l’ultimo tratto verrà chiuso nel 1984.
A distanza di vent’anni dalla traversata compiuta in gioventù, una comitiva di amici tra cui il fotografo Franco Fontana (Modena, 1933) decide di ripercorrere il leggendario nastro d’asfalto. Da questa fortunata impresa ha origine un nutrito gruppo di immagini, presentate per la prima volta nel 2002 a Reggio Emilia. Al contrario di quanto si possa pensare, il percorso espositivo non consente soltanto un viaggio nella memoria, ma anche nel futuro. Permette infatti di vedere noi stessi con gli occhi degliFranco Fontana - Cadillac Ranch Amarillo Texas archeologi del domani; è come se costituisse una sorta di museo itinerante dedicato alla civiltà contemporanea. Gli oggetti dimenticati, le bottiglie impolverate, le insegne spente, i distributori di bibite ormai in disuso diventano dunque veri e propri reperti. Grazie a questo vivido reportage di architettura veicolare, si scoprono frammenti di una realtà all’epoca brulicante: autogrill, empori, ristoranti e gas station, locali dove il tempo sembra essersi cristallizzato (The phantom village, Spencer Illinois). Appese alle pareti degli esercizi abbandonati ci sono targhe che ricordano Al Capone o Elvis Presley; la porta della stanza 213 di un motel, invece, ha impresso il nome di Humphrey Bogart. Manca la figura umana, tuttavia la sua presenza traspira da ogni arnese, rottame, vettura. Allegoria di un sogno fuggito lontano, compare solo l’anziana Lucille Hamons immortalata da Douglas Kirkland.

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sonia gallesio
mostra visitata il 6 aprile 2003


Route 66 – Franco Fontana
dal 3 aprile al 15 giugno 2003
Torino, Fondazione Italiana per la Fotografia, via Avogadro 4 tel. + 39 011 54.65.94
orario di visita: da martedì a venerdì 16.00/20.00; sabato e domenica 10.00/20.00; lunedì chiuso
ingresso: intero € 6.00; ridotto € 4.50
e-mail: fondazione.foto@libero.it
catalogo: € 30.00 in mostra


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