20 febbraio 2004

fino al 13.III.2004 Margot Quan Knight / Luisa Raffaelli Torino, Gas Art Gallery

 
Fotografia e pittura alla prova del digitale. Per una volta, senza eccessi tecnocrati. E setting curatissimi che strizzano l’occhio al teatro e alla moda, ma con sottile irriverenza. Una doppia personale al femminile…

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Dopo la collettiva curata da Luca Beatrice Gli Altri, che indagava lo spostamento dell’attenzione performativa verso un corpo altro rispetto a quello dell’artista, alla Gas è la volta di una doppia personale. Sulle pareti, la giovanissima Margot Quan Knight (Seattle 1977. Vive tra San Francisco e Seattle) e Luisa Raffaelli (vive a Torino).
La statunitense è stata in Italia per circa due anni, grazie a uno stage promosso dalla benettoniana Fabrica. In quell’occasione è stata elaborata la serie If (2002), della quale sono qui presentati quattro scatti. Thorn Hug è fra quelli che permette di presagire lo sviluppo della ricerca di MQK: l’abbraccio è sentito, ma carico di presagi, visto che la donna ha le braccia e le mani maculate di spine. In direzione della manipolazione dei corpi umani va la serie Taking Care (2003): grazie a un intervento digitale mai invasivo e a un più tradizionale lavoro di scultura, i nudi femminili siMargot Quan Knight - Sweaters-Fashion Virus - fotografia - stampa lambda su alluminio scompongono –il debito nei confronti di Fernand Léger è candidamente ammesso– e disseminano parti anatomiche autonome, prive di gusto splatter, sino alla mutilazione asettica di Torso. Con il ciclo The Garden (2003), l’universo di MQK diviene ancor più surreale e perturbante. L’influsso dei set di fashion marketing è evidente, ma l’artista ne diviene la lieta canzonatrice: così si può distribuire il becchime con un vestito trendy a polli già cotti (Chicken Feed), sfoggiare un abito in reti da pesca (Fishing Dress) o danzare arando un campo (Pitchfork Dance). In conclusione, Sweaters (Fashion Virus) (2003) gioca ancora con il mondo della moda, proponendo l’aggressività di un capo verso un altro, in nome di un benettoniano “Viva il colore!”. Osservando le opere nel complesso, non si può che ammirare la maturità di un’artista tanto giovane e consigliare agli appassionati di tenere gli occhi aperti per gustarne i futuri sviluppi.
Luisa Raffaelli - Concerning her life III - 2003In un dialogo sapientemente orchestrato, le opere di MQK si intersecano con quelle della torinese Raffaelli. In questo caso la tecnica digitale è più o meno sopita, nel caso si tratti di fotografie o fotopitture. Le serie sono due, ma il titolo è sempre Concerning her life (2003), anche se seguito da numeri arabi o romani. Protagonista assoluto dei lavori è il corpo femminile, con il viso quasi sempre nascosto. La parrucca rosso accesa è ormai una cifra caratteristica e il “personaggio” si ispira alla Plurabelle joyciana. Secondo l’artista è un modo per rendere universale il messaggio, evitando le questioni solipsistiche di tanta arte performativa. Tuttavia, viene da pensare alle riflessioni di Lévinas sul volto: dove esso manca, l’alterità è assorbita, ridotta, normalizzata dal Medesimo. È questo un lato della questione che forse la colta Raffaelli ha deciso di non prendere in considerazione, anche se – nella breve intervista con Beatrice – la fenomenologia francese e Merleau-Ponty sono chiamati in causa più d’una volta.

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marco enrico giacomelli
mostra visitata il 5 febbraio 2004


Margot Quan Knight / Luisa Raffaelli
A cura di Luca Beatrice
Gas Art Gallery
C.so Vittorio Emanuele II, 90 – 10123 Torino
Ingresso gratuito
Orario: dal martedì al sabato dalle 15 alle 20
Info: tel. 011-19700031; fax 011-19700032; gallery@gasart.it; www.gasart.it
Catalogo bilingue italiano-inglese con interviste alle artiste a cura di Luca Beatrice


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