22 marzo 2001

Fino al 15.VII.2001 Oro – Il mistero dei sarmati e degli Sciti Milano, Palazzo Reale

 
In mostra lo straordinario tesoro dei popoli delle steppe: oltre 200 oggetti in oro che raggiungono di soprendente raffinatezza…

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Palazzo Reale, in collaborazione con Mondadori Mostre, Banca Intesa ed il Museo dell’Ermitage di San Petroburgo, ospita lo straordinario tesoro dei popoli delle steppe. Più di 200 oggetti di inestimabile valore offrono ai visitatori l’occasione per avvicinarsi all’affascinante ed ancora misterioso mondo di quelle popolazioni che, già secoli prima di Cristo, abitavano le immense distese tra Europa ed Asia, dal Mar Nero fino alla lontana Siberia. La mostra, curata da Ermanno Arslan, presenta per la prima volta al pubblico il risultato degli scavi, realizzati presso il sito archeologico di Filippovka. Si tratta di resti di ineguagliabile valore estetico e storico, che aprono un nuovo capitolo nello studio delle genti nomadi delle steppe: un crogiuolo di razze, la cui origine rimane ancora oggi in gran parte sconosciuta.
Placca a forma di Pesce, IV sec. a.C. oro
Una prima grande sezione, che occupa cinque sale, è dedicata agli Sciti, ai Sarmati e alle culture dell’Altai e si prefigge di delineare il contesto culturale e geografico, in cui collocare i nuovi reperti. Possiamo qui ammirare gli straordinari tesori – quasi tutti databili tra il VI e IV sec. a.C. – custoditi nella celeberrima stanza d’oro dell’Ermitage: oggetti dorati delle tombe scitiche del Mar Nero, tessuti ed opere in legno e cuoio della Siberia, reperti d’oro e di bronzo dell’Asia centrale. Una raccolta voluta dallo zar Pietro il Grande, il primo a promuovere la ricerca e la conservazione dei pregevoli cimeli custoditi nelle tombe, fino ad allora in preda al barbarico saccheggio.
Queste tribù nomadi non hanno lasciato alcun resto architettonico né tanto meno testi scritti, l’unico ricordo della loro cultura è affidata all’oro, a quei meravigliosi e preziosissimi oggetti lasciati nei Kurgan: dei tumuli funerari scavati in profondità nel terreno, dove venivano sepolti i principali esponenti dei clan familiari, insieme ai loro sfarzosi corredi. La sepoltura rappresenta, quindi, l’unico segno tangibile di territorialità di queste antiche comunità nomadi ed è solo grazie ad esse che sono giunti fino a noi i pregiati reperti che possiamo ammirare in mostra. Dopo una serie di esaustivi pannelli introduttivi sull’esposizione e l’origine degli oggetti esposti, la rassegna apre presentando i ritrovamenti nei Kurgan ghiacciati dell’Altai. Il ghiaccio ha permesso la conservazione del legno, del cuoio, del feltro e della lana.
Cervo, IV sec. a.C., oro argento e bronzo dal kurgan 1 di Filippovka
Sono, quindi, giunti fino a noi ancora intatti anche oggetti di uso quotidiano, come le briglie dei cavalli interamente decorate da figure zoomorfe in legno. Le due sale successive sono dedicate agli Sciti: la popolazione che abitò la zona del Caucaso attorno al Mar Nero, a partire dal VII secoli a.C.. I lavori in mostra, provenienti da corredi funebri, rappresentano l’espressione artistica più alta di queste genti. Nei bellissimi reperti in oro presenti si avverte l’influenza delle vicine culture del Mediterraneo, soprattutto per quanto riguarda le scelte stilistiche e le convenzioni figurative, molto vicine al mondo classico-ellenistico. Testimoni di questa scambio culturale sono un pettine con scene di battaglia e un vaso rituale con decorazione a sbalzo, entrambi realizzati interamente in oro. Il pettine racconta, probabilmente, la storia di un combattimento compiuto da un re scita, mentre le quattro scene che decorano il vaso rituale sembrano narrare l’origine degli Sciti, come testimonia anche il racconto di Erodoto. Conclude questa ampia sezione introduttiva una sala dedicata alla regione ad Est del Don, abitata dai Sauromati dal VII fino al III secolo a.C.. Da qui ha inizio il corpo centrale della mostra: cinque sale interamente dedicate ai ritrovamenti presso il sito archeologico di Filippovka, una necropoli che comprende ben 25 Kurgan di varie dimensioni disposte a ventaglio attorno al Kungan principale.
Pettine con scene di battaglia,stile scitico/greco, 430-390 a.C. oro, Ermitage
Diversi vasi rituali, un numero considerevole di placche d’oro finemente cesellati che decoravano circa un centinaio di vasi in legno, ma soprattutto 15 cervi in legno interamente ricoperti da lamine d’oro sono solo alcuni degli oggetti in mostra. Questi lavori conducono lo spettatore all’interno di un universo dominato dalle figure degli animali, dal mondo violento ed ostile, in cui questi lontani popoli nomadi erano costretti a sopravvivere in continua lotta con le forze naturali. E’ ricorrente nelle rappresentazioni decorative l’animale come simbolo di divinità, alla quale l’uomo si affida per chiedere protezione, salute e salvezza. La presenza dell’animale domina l’arte delle steppe e ne diventa un motivo archetipo. Cervi, antilopi, alci, cammelli o essere fantastici come grifoni, vanno a decorare gli oggetti di uso quotidiano, rappresentati singolarmente o mentre soccombano nelle fauci dei loro predatori. Per il nomade, queste scene diventano simbolo dell’ordine dell’universo e assumono valore magico. In alcuni ritrovamenti, le anatomie animali si perdono in fitti intrecci di spirali e volute. Sono emblematiche le figure dei cervi, ritrovate nei corridoi d’ingresso alla camera funeraria e che chiudono la mostra, che assumono il ruolo di animale guida che apre l’accesso ad un altro mondo. Molto rimane ancora sconosciuto di queste antiche comunità nomadi, ma appare evidenti che questi popoli, ritenuti barbari e privi di scrittura, rivelano in realtà un’eccezionale apertura culturale. Sono stati, infatti, in grado di sviluppare un notevole gusto estetico realizzando oggetti di alta qualità manifatturiera e raggiungendo una raffinatezza e ricchezza formale da far invidia ai più grandi maestri orafi.

Elena Arosio


Foto in primo piano:Fregio per scudo, fine del VII sec.a.C., oro, Ermitage San Pietroburgo

Dal 15 marzo al 15 luglio 2001. Oro. Il mistero dei Sarmati e degli Sciti. Milano, Palazzo Reale. Iinfoline: 0329/5257152. Orari: da lunedi a mercoledì, 9.00–20.00 , da giovedi a domenica 9.00- 23.00, la biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso: intero £ 15.000, ridotto £ 10.000, gruppi prenotati (min.15 max 25 persone) £ 12.000, scuole £ 6.000 (gratuito per due insegnanti accompagnatori). Visite guidate: gruppi £ 160.000, scuole medie e superiori £120.000, scuole elementari £ 80.000. Per prenotazione gruppi, scuole e visite guidate: tel. 02/6597728, fax 02/6599269.Catalogo Electa: £ 60.000 in mostra, £ 80.000 in libreria




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2 Commenti

  1. Il VIDEO di Marzia Migliora era una riflessione sullo spazio a quanto ho capito, una sorta di sguardo ricognitore, topo compreso. Magari potrebbe essere lei stessa ad intervenire in questo spazio ed a precisare.
    Per quanto riguarda il DVD della Seror mi è piaciuto. Se l’obiettivo era quello di catturare l’attenzione grazie alla ripetitività ci è riuscita, ci si sforza a leggere senza fortuna: la velocità di cambiamento delle immagini è sempre un tantino maggiore rispetto alla capacità percettiva dell’occhio. Bello.
    Per quanto riguarda Sarah Ciracì ho visto lavori migliori anche se il light box era di grande suggestione e godibilita’ estetica. Anche lei potrebbe venire a discutere con noi in questa sede….

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