21 maggio 2001

Fino al 14.VI.2001 Enrico Castellani Milano, Fondazione Prada

 
La Fondazione Prada dedica ad Enrico Castellani una grande rassegna espositiva. In mostra più di 70 opere nelle quali, attraverso i meticolosi interventi dell’artista, la superficie acquista un nuova dimensione spaziale...

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Era il 1959 quando Enrico Castellani realizzò la sua prima Superficie Nera in Rilievo, l’inizio di una ricerca instancabilmente perseguita fino ai giorni nostri con grande coerenza e omogeneità.
Oggi, fino al 14 giugno, la Fondazione Prada dedica all’artista una grande mostra, curata da Germano Celant, che raccoglie oltre 70 opere: un percorso espositivo che documenta la produzione artistica di Castellani nel periodo compreso tra il 1958 e il 1970, offrendo, quindi agli spettatori un’esaustiva rassegna, il cui taglio rigorosamente storico non tralascia l’occasione per offrire un ulteriore approfondimento dell’opera dell’artista. Castellani, Superficie Rigata, 1962 tela sagomata cm 50x70
Era appunto il 1959. Durante la seconda metà degli anni ‘50 si era venuta a sviluppare una concezione dell’arte intesa come gesto di espressione totale: un tipo di creazione artistica che prende forma dalla dimensione intima dell’artista e che tendeva ad esaltarne la soggettività.
Si trattava di una produzione, soprattutto per quanto riguarda le esperienze informali e dell’espressionismo astratto, che privilegiava l’emozione, la sensualità della materia e il piacere del gesto.
Di contro a partire dagli anni ’60 si sviluppa un tipo di riflessione analitica, che rinuncia ad ogni allusione esistenziale per concentrarsi sul linguaggio artistico stesso: l’arte diventa unico oggetto e soggetto della creazione e per questo indagata nei suoi fondamenti. Un’impostazione di lavoro che contrasta in modo radicale con le tendenze dominanti dell’espressionismo astratto e dell’informale.
Si abbandonano le inclinazioni gestuali, materiche e segniche per un’arte che rivolge l’attenzione verso l’analisi dei propri strumenti e del proprio fare.
E’ in questo clima che Castellani dà vita alle sue prime Superfici in rilievo, manifestando chiaramente la sua propensione verso un fare artistico rigoroso e analitico.
Come possiamo ben vedere dalle opere in mostra, l’artista torna a riflettere sugli elementi basilari della pittura ovvero la linea, il punto e la superficie, i quali diventano fulcro della sue indagini artistici nonché gli elementi fondanti le opere stesse.
Castellani quindi si pone come figura fondamentale per il rinnovamento del linguaggio visuale, allontanandosi definitivamente dal problema della rappresentazione e liberando l’immagine dal suo gravoso peso.
Nelle sue prime tele in rilievo, l’artista sviluppa inoltre quella meticolosa tecnica che diventerà caratteristica costante di tutto il suo lavoro. Si tratta di un procedimento che consiste nella applicazione di chiodi nella parte retrostante la tela, i quali vengono disposti secondo una trama regolare e ad intervalli minuziosamente calibrati. Il risultato è quello di una superficie che si muove nello spazio:ci saranno dei punti in rilievo dove il chiodo spinge in fuori la tela – estroflessioni – e punti in depressione là dove il chiodo ‘tira’ la tela verso il retro del quadro –introflessioni -.
L’alternanza di pieno e vuoto, di concavo e convesso di luce e ombra, frantumano la spazio tipicamente bidimensionale della superficie creando così una diversa spazialità, accentuata dall’azzeramento cromatico.
Spazio e tempo: sono questi gli altri elementi fondanti dell’opera di Castellani, dove la nuova spazialità è intimamente connessa al divenire temporale.
Il tempo è scandito dall’ordito spaziale secondo un ritmo misurato e stabilito a priori dall’intervento dell’artista sulla superficie della tela, la quale allo stesso tempo acquista una valenza spaziale che si esalta nella rigorosa monocromia.
Il riferimento a Fontana appare qui subito evidente, come più volte ricorda l’artista stesso, affiancando il suo nome a quello di altri grandi maestri quali Mondrian, il movimento Dada e Surrealista, punti di riferimento fondamentali per il lavoro di Castellani.

Castellani,Superficie Bianca, 1961 tela estroflessa e introflessa, cm 100x70
La produzione artistica di Castellani vede la sua teorizzazione in Azimuth, rivista e poi anche spazio espositivo nato nel 1959 dall’attiva collaborazione dell’artista con un altro grande personaggio della scena artistica milanese, Piero Manzoni.
L’esperienze di Azimuth avrà vita breve e si concluderà nel 1960, ma Castellani con caparbietà ed estrema coerenza continua instancabile nella sua produzione artistica.
Pur mantenendo le caratteristiche individuate nei lavori dei primi anni 60, la produzione di Castellani si arricchisce con opere il cui linguaggio si fa più complesso e articolato, sia per quanto riguarda il ritmo degli elementi aggettanti che la struttura spaziale delle superfici.
Come possiamo vedere in mostra, a partire dal 1963 l’attenzione dell’artista si estende alle possibili articolazioni delle superfici nello spazio.
Nascono le prime tele sagomate e le superfici angolari come la Superficie angolare Rossa del 1961;le superfici abbandonano la classica campitura rettangolare per una maggiore articolazione, determinando così una più decisa e ulteriore invasione della terza dimensione, come ci mostrano i numerosi Dittici e in particolar modo i Trittici, (questi ultimi, decisamente imponenti creano una dimensione spaziale eccezionale); anche gli interventi di estroflessione ed introflessioni praticati dell’artista si fanno più arditi, i punti che li determinano non si dispongono più solo seguendo le ortagonali, (in senso verticale ed orizzontale) ma si dispongono lungo altre direttrici con inclinazioni diverse, senza mai però abbandonare la regolarità degli intervalli anche quando questi si fanno più serrati.
Raramente viene abbandonata la rigorosa monocromia se non per rari casi dove appaiono tele rigate e quadrettate dall’effetto optical. Anche i colori scelti si abbandonano a poche variazioni toccando il nero, il blu, il rosso e il giallo, fino ad arrivare nel 1964 ad una intransigente monocromia bianca.Castellani, Superficie gialla, 965 tempera su tela estroflessa , introflessa e sagomata, cm 146x120
Nelle ultime sale della mostra sono esposte esclusivamente tele monocrome bianche di fronte alle quali diviene forte il senso di una spazialità diversa. Vengono annullate le classiche coordinate spaziali e lo spettatore viene inglobato in uno spazio nel quale con difficoltà riesce a trovare dei punti di riferimento sicuri.
Un senso di disorientamento che ancor più forte si sente all’interno dall’Ambiente Spaziale che conclude la ricca rassegna espositiva.
In questa ricostruzione dell’Ambiente Bianco realizzato nel 1967 lo spettatore si ritrova all’interno di una stanza interamente bianca, sulle cui pareti Castellani ha eseguito un complesso sistema di introflessioni ed estrolessioni e dove, soprattutto grazie alle superficie angolari, viene totalmente annullato il senso spaziale nel quale l’uomo è abituato muoversi. Il risultato è un eccezionale spazio immateriale che perde ogni connotato di fisicità.

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Elena Arosio


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Fino al 14 giugno 2001
Enrico Castellani
Milano, Fondazione Prada, via Fogazzaro 36, tel. 02-54670515, fax. 02-54670258, e-mail: info@fondazioneprada.org
Orari: da martedi a domenica dalle 9.00 alle 19.00 , chiuso lunedì
Ingresso libero
Catalogo, edito da Fondazione Prada, con testi critici di Germano Celant, Bruno Corà, Marco Meneguzzo, Anty Pansera, Maria Teresa Roberto, Angela Vettese e Adachiara Zevi, costo al pubblico £ 130.000



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13 Commenti

  1. Il computer vi ha ristretto il cervello?!?
    Come si fà a ridurre a sole 10 righe l’opera di un artista così importante?
    Grazie per le molte informazioni.

  2. La sintesi è un dono che pochi hanno purtroppo… e serve molto più cervello per scrivere 10 righe buone che per scriverne 100!

  3. Cento righe forse sono un pò troppe ma…W la sintesi
    [messaggio in parte censurato perché contenente offese. La redazione]

  4. Credo sia molto importante descrivere accuratamente il lavoro dell’artista. L’articolo può essere anche concepito come un agile strumento di conoscenza – non solo, quindi, per indicare che da qualche parte si sta svolgendo una mostra – e mi sembra che l’autrice abbia lavorato in questo senso. A me è piaciuto.

  5. Secondo il mio modesto parere, dovreste fare recensioni e non manualetti di storia dell’arte…Comunque complimenti per la qualità dei vostri contenuti.

  6. Ma invece di continuare a disquisire sulla lunghezza dell’articolo andate a vedere la mostra che è davvero bella!!!!!!!!!!!!!!!!

  7. Trovo che articoli come questi possano essere stampati ed usati come una buona guida di introduzione alla mostra. Giusto nell’editoriale, il direttore di Arte e Critica critica i contenuti scarni e non approfonditi del web. Questa è una bella risposta. Credo che, pur salvaguardando la sintesi, in taluni casi anche il web possa proporre validi approfondimenti (per altro praticamente gratuiti), specie quando ne valga la pena e, nel caso di Castellani, mi pare proprio che la valga. Oltretutto è da considerare che questo, come tutti gli altri articoli, finiscono nell’archivio di Ex: col passare del tempo e con opportuni aggiustamenti delle chiavi di ricerca, si avrà la possibilità di recuperare notizie, a questo punto anche di spessore e storicizzate, all’interno dell’archivio.

  8. lo trovo un articolo di pregevole fattura, miscela in maniera sapiente ed azzeccata le notizie didatticodivulgative sull’artista, lo inquadra nel periodo storico e descrive il percorso espositivo nella mostra. Cosa volete di piu?
    ps. ho impiegato 4 minuti per la lettura.

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