07 gennaio 2002

Fino al 27.I.2002 Tutto l’odio del mondo Milano, Palazzo dell’Arengario

 
La rivista Carnet ha chiesto a trenta fra artisti, illustratori e pubblicitari di esprimere con una sola immagine una riflessione sull’attentato dell’11 settembre e sull’odio che ne è scaturito...

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Nasce come iniziativa per lo speciale di Carnet legato al numero di novembre, ed evolve in progetto allargato al Comune di Milano, che offre il Palazzo dell’Arengario come sede espositiva.
Così dopo il M.O.M.A., la Guggenheim Foundation e altre istituzioni, anche l’Italia dà il suo contributo al fondo costituito dal sindaco Giuliani per le vittime.
Non si tratta solamente di un’operazione ad hoc per questioni di solidarietà, ma dello scontato quanto necessario commento che alcuni artisti sono chiamati ad esprimere.
La mostra, essendo successiva alla redazione di un catalogo cartaceo, può sembrare un elenco di opere presentato in modo un po’ essenziale, quasi ridondante rispetto allo speciale di Carnet; ma è vero anche che certe soluzioni formali si godono meglio dal vivo, come l’installazione dell’egiziano Medhat Shafik. Riadattata nel formato cartaceo, su uno sfondo di un cielo fosco, a simboleggiare un bombardamento, essa assume un aspetto ancor più inquietante nel suo formato originario: i sacchi sospesi sulle nostre teste, che avevano lo statuto di oggetti esotici, legati a vaghe peregrinazioni su riviste di viaggi, rivelano tutto il peso della minaccia.
L’odio, tema centrale della mostra, è solo la naturale (per quanto stupida) conseguenza ad un catastrofico stravolgimento dello status quo. Qualcuno ha però anche indovinato l’imminenza di questa svolta; così Mark Kostabi, newyorkese d’adozione e romano di residenza, nel ‘91 dipinge una premonizione con sinistra precisione: Sleeper, i dormienti, quelli che a differenza di Kostabi non si sono accorti del pericolo. Come un viaggiatore che vola ignaro, stretto nel pugno di un aereo sopra una metropoli.
Anche se uno dei pregi della mostra è un approccio non univoco all’11 settembre – a tratti documentativo e oggettivo come per le foto di James Nachtwey, a volte più sentimentale e coinvolto, come per Manetas o Kubert – la nostra preferenza va alle opere più apertamente critiche, o addirittura sarcastiche: l’installazione degli Ultrapop, e il quadretto di Arcidiacono, il lavoro di Antonio Riello che denuncia la mercificazione dell’odio, la sua curva inflattiva. Pintaldi
È indubbio che però, anche ammessa la multivocità delle forme e dei contenuti, esista un senso comune, una sorta di cliché che non si può che condividere; esso interpreta perfettamente quella sensazione inspiegabile al risveglio, di fronte a una cesura storica marcata in modo così drastico, o più semplicemente di fronte alla neutrale gestalt televisiva del disastro, recuperata da Pintaldi, da Bertrand, da Colin, da Ronda…un sentimento indecifrabile di sbigottimento che ha intuito forse l’opera più modesta, quella di Stano, disegnatore di Dylan Dog: Dylan ha in mano una copia di “Cuore di tenebra” di Konrad, e sulla vignetta risuona la frase che conclude anche la nuova versione di Apocalypse Now di Coppola. E mai film fu più appropriato, grazie alle profetiche parole di Kurtz: “L’orrore, l’orrore…”.

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Niccolò Manzolini


“Tutto l’odio del Mondo”
Dal 13 dicembre al 27 gennaio.
Palazzo dell’Arengario, p.za Duomo, Milano.
Ingresso: intero, £ 10000; ridotto, £ 8000.
Orari: dalle 9.00 alle 20.00, giovedì dalle 9.00 alle 23.00. Chiuso lunedì
Tel: 02875672 Fax: 02875728


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