29 luglio 2002

fino al 28.IX.2002 Pentotàl – fuori la verità Milano, Studio d’Arte Cannaviello

 
Pentotàl è un farmaco, un “siero della verità”, un personaggio della matita di Pazienza…ora Pentotàl è anche una collettiva il cui filo conduttore è il desiderio di verità, l’esigenza di dire le cose come stanno. La parola agli artisti, dunque…

di

Ormai da tempo letture critiche forse troppo accattivanti ma puntuali hanno messo in luce come gli artisti dell’ultima generazione, cresciuti metabolizzando videogames, fumetti, videoclip siano stati profondamente influenzati dalla cultura massmediale. Pentotàl segna un passaggio ulteriore. Alessandra Galletta, curatrice ed ideatrice del progetto, ci propone una Gionata Gesi Lightscape 01 (Pic 00956[1].jpg), 2002, 99 X 142, olio su linoriflessione su come – in tempi recenti – si stia affermando un’esigenza di verità e di come ciò sia sentito e decisamente restituito dagli artisti.
In una realtà di per sé mutevole e cangiante, a sua volta costituita da più verità ipotizzabili, il desiderio di vero può assumere diversi camuffamenti, esasperazioni, sembianze in bilico tra realtà e fiction. Il filo conduttore della collettiva è dunque nella risposta che ogni artista sembra dare a questo stimolo, unita al privilegiare la dimensione simbolica del quadro.
Nel catalogo ad ogni artista è abbinata una citazione filosofica e un’immagine prelevata dalla realtà vicina all’idea di verità (cinema, illustrazione, grafica, tv…), una sorta di riferimento costante per verificare la ‘composizione’ di Pentotàl.
Gino Lucente recupera un immaginario anni Sessanta e una figurazione dai tratti essenziali su sfondi netti dai colori vivaci; la sua verità è nell’uomo, nella storia di cui è protagonista strettamente legata al contesto che vive. I personaggi ritratti da Alicia Erba con segno veloce e leggero vivono delle situazioni improbabili (ma pur sempre possibili); attraverso questa sorta di corto circuiti visivi la realtà si conferma come una fonte imprevedibile nel generare situazioni stravaganti e spiazzanti. I dipinti di Gionata Gesi ci restituiscono una verità presunta, filtrata da una percezione alterata dell’ambiente. Le tele di Fabrizio Dori rappresentano progetti utopici, fini a se stessi, la cui bellezza trascende l’effettiva realizzazione e si compiace di vivere in una dimensione puramente eidética. La ricerca di verità di Vittorio Apa parte dal suo corpo, di cui fotografa e manipola digitalmente dei dettagli, poi dipinti e occultati da una tenue stesura di colore monocromo che vive di sottile e delicate Vittorio Apa, Senza Titolo 43, 2002, 2 X (200 X 90), acrilico su linovariazioni. La funzione del colore è di smaterializzare, di nascondere dei segni che risultano visibile solo assumendo un determinato punto di vista. Una tensione analoga si ritrova nelle fotografie di Lucia Ciocia, le immagini scolorite evadono un carattere meramente descrittivo per sconfinare dal reale all’immateriale. I piccoli protagonisti degli acrilici di Carolina Antich si impongono come personalità complesse e riflessive, il mondo infantile racchiude segreti e regole che risultano incomprensibili e inafferrabili agli adulti. La composizione delle tele di Francesco Spampinato ricalca cover di cd ed impaginazioni di riviste, il potere seduttivo del packaging è unito al fascino di loghi e icone dai colori forti e saturi di deciso sapore pop. Ancora una riduzione a simbolo ma in una versione “pop minimal” per i personaggi di Fausto Gilberti, la cui ricerca è da tempo indirizzata verso verità spesso scomode che non potevano di certo mancare tra quelle di Pentotàl.

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francesca pagliuca
mostra vista il 23 luglio 2002


Pentotal, fuori la verità. Artisti: Carolina Antich, Vittorio Apa, Lucia Ciocia, Fabrizio Dori, Alicia Erba, Gionata Gesi, Fausto Gilberti, Gino Lucente, Francesco Spampinato. A cura di Alessandra Galletta; Fino al 28 settembre 2002; Studio d’Arte Cannaviello, via A.Stoppani 25 Milano; tel 02 20240428 – fax 02 20404645, e-mail: cannaviello@interfree.it

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3 Commenti

  1. Francamente, almeno per gli artisti della collettiva che conosco, mi sembra che la loro intenzione sia tutt’altro che la ricerca di una qualsivoglia verità. L’unica soluzione possibile al tema scelto appare sterile e pericolosamente fuorviante (del tipo gioco-di-parole: l’esistenza della verità è provata solo dalla sua negazione: la verità è che non esiste alcuna verità). Per Gilberti poi… non riesco a capire come si possa sentire a suo agio in questo contesto che pare danneggiarlo gravemente, più di quanto non gli giovi il mostrarsi nella prestigiosa vetrina di Cannaviello.

  2. alicia erba , apa ma stiamo scherzando?la alessandra galletta ha appena dichiarato il suo stato mentale completamente insano!!
    il desiderio di verita si nasconde altrove…..se si fa una esposizione a tema si deve almeno fare una ricerca ….una buona ricerca di materiale artistico!!
    dove sono gli artisti del sud a me sembra che
    siano loro atrattare maggiormente questo rapporto arte-verita-realta’!!!
    comunque la baracca e vostra i burattini pure che vi devo dire guardatevi lo spettacolo ma non vi aspettate da noi la richiesta di un bis!!

    aspetta aspetta l’esigenza di dire le cose come stanno ………ma vaff…ecco come stanno

  3. be, ogni critico si fa il suo quadretto generale…la Galetta pure, ma non prendiamoci per il culo sulla verità! Fatevi un giro sulle coste pugliesi o nelle dark room di alcuni locali. Galetta Galetta attenta all’acquetta.

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