04 aprile 2003

fino al 10.V.2003 Fausto Gilberti – La vita è una cosa seria Milano, Galleria 1000Eventi

 
Il confine scivoloso tra gioco e violenza è il suo l’oggetto di analisi. La contaminazione tra arte e fumetto il suo campo d’azione. Satira sociale e eleganza formale il risultato. Con Gilberti inaugurano i nuovi spazi della galleria milanese…

di

Uno degli elementi caratteristici dell’età contemporanea è l’estinzione dei vecchi stili comunicativi e la loro sostituzione con altri più giovani, irriverenti e spregiudicati. Un esempio tra tutti è quello dei fumetti e dei cartoons, dove è andato diffondendosi un linguaggio esplicito, sgraziato e cinico. E’ in un tale contesto che si situa la pittura vignettistica di Fausto Gilberti, il cui umorismo sarcastico e “noir” ricorda la satira sociale dei Simpsons e lo scorrettissimo slang di South Park . Sfrondata di ogni particolare accessorio e di tutta la gamma dei colori ad eccezione del nero, la pittura dell’artista Bresciano mira ad una sorta di rarefazione grafica che Fausto Gilberti - tutto e perfetto - 2003 appiattisce i volumi, stilizza gli oggetti e semplifica le forme, senza tuttavia compromettere la comprensibilità intuitiva del soggetto rappresentato (come del resto si conviene a qualunque forma d’arte che intende esprimere un messaggio sociale). Le sagome che rappresenta non sono persone con una loro individualità e autonomia di pensiero  quanto piuttosto personaggi stereotipati, tipi generali e macchiette della nostra società. Interessante a questo riguardo la scelta di raffigurare la differenza tra maschi e femmine con pochi e scarni dettagli, tra i quali colpisce la mancanza in quest’ultime di un tratto di colore dove finisce il busto, segno netto e ironico ma allo stesso tempo crudo e senza fronzoli dei caratteri sessuali maschili.
Attraverso un percorso artistico decisamente coerente, il linguaggio di Fausto Gilberti è Fausto Gilberti - murale andato sempre più precisandosi, fino a coincidere con una grafia unica e inconfondibile, paragonabile, per la capacità di rivelare l’identità dell’autore, al tag dei graffitisti. Gli occhi sbarrati, la mancanza della bocca e la disposizione frontale e statica sono i caratteri che identificano in modo inequivocabile gli antieroi di Gilberti per i quali è possibile parlare di una perfetta corrispondenza tra la forma esteriore e il carattere interiore, per lo meno nelle sue manifestazioni comportamentali: che altro potrebbero infatti significare questi tratti somatici se non l’incapacità di comunicare ( mancanza bocca), l’omologazione mediatica (lineamenti standardizzati) e il vuoto esistenziale (occhi vuoti e a palla) di una generazione che non sa più distinguere tra una birra al bar e un sasso dal cavalcavia, tra una macchia di ketchup e un bagno di sangue (macchia scura di fronte agli omini in uno dei dipinti in mostra)
Filo conduttore di questa mostra (con la quale Giuseppe Pero inaugura la nuova e spaziosa sede di 1000 Eventi) è il pallone. Pallone inteso come simbolo di un sistema consumistico non più governato dalla ragione, ma anche come sinonimo di un Italia media, ordinaria e provinciale, non molto diversa da quella magistralmente messa in scena nei capolavori della commedia all’italiana.
Tra fumetto e pittura, satira politica ed espressività artistica Gilberti ci conduce sul confine che manca tra il gioco e la violenza, lasciandoci intendere che si tratta delle due facce di una stessa medaglia.

articoli correlati
Gilberti a Padova
Intervista a Gilberti

pierluigi casolari
mostra visitata il 3 aprile 2003


Fausto Gilberti, la vita è una cosa seria (a cura di Guido Bartorelli)
1000 eVENTI Via Porro Lambertengo 3, 20159 Milano
tel. +39 0245478297 fax. +39 0245478296; 10 – 13 15.30 – 19.30 dal martedi al sabato
e.mail milleventi@libero.it


[exibart]

22 Commenti

  1. La Mostra non l’ho vista, ma conosco il lavoro di Fausto Gilberti.
    Ritengo che i suoi personaggi (ma è giusto definirli così?) siano tutt’altro che alieni, lontani, distanti.
    Anzi non ho mai visto forme e figure così vicine a me.

  2. Io penso che il lavoro di Gilberti sia di una semplicità disarmante e credo sìa la sua qualità migliore. Credo anche che quest’artista dovrebbe dedicarsi con più convinzione a sperimentare nuove strade, perché ha intelligenza e capacità per farlo. Bene per le installazioni (ma, in questa mostra, non c’era un’installazione?) ma può far di più.

  3. Alf, Ke vuoi dire con semplicità.
    certo le fome sono semplici.
    ma i riferimenti ai temi e ai contenuti sono moltissimi e non mi sembra di intravedere in modo cosi forte la presenza di un aspetto fumettistico o vignettistico.
    sono troppo studiate e ponderate le composizioni per ricordare le vignette.
    e poi a me non fanno ridere ma li trovo molto inquietanti.

  4. forse si guardano su due piani differenti.Alf mette in luce le caratteristiche stilistiche, quelle improntate sulla struttura dell’opera…Laura invece si adopera a leggere le implicazioni tematiche. Dal mio punto di vista Laura ti sbagli nel dire che non hanno niente di fumettistico o di vignetta perchè associ queste forme a qualcosa di simpatico, ironico e ilare…cosa che non è prettamente sinonimo delle espressioni citate. I personaggi di Paz non erano certo buffi o comici, tanto meno quelli di Mattotti (pensa che uno dei suoi libri si intitola “Stigmate”!!!). Poi, guarda Laura che anche le vignette e i fumetti sono strutturati, ragionati, pensati e chi + ne ha ne metta (e te lo dice uno che tra l’altro non è proprio un appassionato di fumetti). Alf forse intendeva riferirsi allo scarso “rinnovamento” dell’artista, nel senso che oramai da tre anni propone un genere di lavoro troppo uguale nel suo maturare.Per quanto riguarda le implicazione dell’arte di Gilberti, si Laura è piuttosto complessa l’analisi che se ne può fare. così la vedo io.
    ciao ciao K

  5. Quando si scrive una recensione ci sono dei vincoli dai quali non si piò prescindere, uno di questi è la lunghezza. Mi dispiace quindi se ho tralasciato aspetti, caratteristiche e tematiche presenti nel lavoro (e in particolar in questo lavoro) di Gilberti.
    Mi piacerebbe invece se mi segnalaste in modo analitico quello che non condividete del mio articolo.
    pierluigi

  6. Ma no, io credo solo che un’opera d’arte possa avere più livelli di lettura e non voglio che sia vincolata, ad ogni costo, ad una interpretazione concettuale estremista. Sono contrario ad attribuire all’arte un carattere elitario, preferisco pensare ad un’arte, come quella odierna, che legittima anche un’interpretazione per così dire “leggera”, disimpegnata, spesso ironica e contraddittoria. Non esiste perciò un’interpretazione più importante di un’altra, esiste un’opera che si offre ad una lettura pluralista, pur mantenendo una propria, forte e chiara caratterizzazione. Nel caso specifico, credo sia corretto vedere, del lavoro di Gilberti, l’ironia, la sintesi fumettistica, il cinismo concettuale, ecc., come pure approfondirne le qualità formali minimali, il simbolismo, la filosofia della comunicazione, la ricerca di un’estetica dei comportamenti sociali, l’elevazione dell’accadimento a segnale direzionale, la corrispondenza tra etica ed estetica, ecc. Io non credo che questi approcci siano in contraddizione tra loro, ma che puntino a stimolare reazioni diverse, nella stessa direzione. Per quanto riguarda la recensione, ho già detto: se c’era un’installazione (ma non ho ancora capito se c’era) credo sarebbe stato meglio descriverla.

  7. Si ,adesso se uno fa le installazioni è interessante e avanti, se uno dipinge rimane indietro. La solita zuppa sulla morte della pittura, proprio adesso che c’è un rinnovato interesse internazionale. Se fossi Gilberti continuerei a dipingere e a concentrarmi sulla pittura.
    Se ne vedono di installazioni insignificanti. A volte un disegno sa comunicare molto di più. Au Revoir

  8. aho, comunque c’è da dire una cosa: sono anni che ogniqualvolta exibart pubblichi qualcosa su questo artista si alza un polverone infinito!

  9. Maria Laura: no! non ho visto la mostra per ragioni che non sto qui ad indicare. Tuttavia conosco un poco il lavoro di Gilberti, e stando alla recensione ho tratto delle conclusioni. Non volevo polemizzare, ma solo scambiare qualche impressione con la premessa che a me in fondo il gilbertone piace.Quello che dice alf sulla libertà di lettura dalle diverse accezzioni è più che mai giustificato, ed in pratica sottolinea quello che dicevo pure io. Ci si stava confrontando su piani diversi. Se l’appunto che mi fai circa la mia non-visita alal galleria si riferiva alla mia timida osservazione sulla “costante pittorica” di Fausto Gilberti, bhè, sembra ovvio che l’utilizzo metodico del medesimo “soggetto” anche se inserito in contesti differenti, sia sufficiente a giustificare questa perplessità. Insomma sembra come certi cantnati pop che individuato il reff che funziona lo mettono in ogni canzone, che si parli di droga o amore o guerra o problemi di adattamento sociale…continuano con un ritornello che ha donato loro successo. Tutto qui. E sono sicuro che Fausto può anche staccarsi da questo per lanciare altri simboli. Però Maria Laura (scusa se ti ho chiamata semplicemente Laura, ma ti eri firmata così la prima volta)non mi hai risposto circa fumetto etc. Dai che sono curioso di sentire la tua opinione in merito.
    ciao ciao K

  10. Caro Leo, non mettermi in bocca parole che non ho detto. Gli amici di Ex conoscono bene la mia inguaribile manìa per la pittura.

  11. sui fumetti: Pazienza era grandissimo e, Gilberti forse gli deve qualcosa. gli occhi, più che i simpson ricordano i tipacci di Paz.
    Mattotti non mi piace, ho visto una sua mostra di quadri e mi sono venuti i brividi. meglio che faccia l’illustratore. e poi è barocco. non penso che gilberti lo apprezzi, è lontano mille miglia.
    ha ragione alf, sono moltissimi gli elementi che caratterizzano il lavoro di gilberti. anche i fumetti, ma secondo me molto di striscio. provate a osservare le sue figure e ad eliminare le pupille. non sembrano + personaggi. diventano forme astratte.

  12. per quale motivo questo interessantissimo dibattito avviene quasi esclusivamente per fausto gilberti?
    forse perchè nel panorama nazionale è l’unico artista interessante?

  13. senza togliere nulla a gilberti che ritengo molto interessante, il dibattito avviene perchè qualche poverino pensa che si stia parlando di fumetti…

  14. per morimura:
    la lettura delle opere in chiave “fumetto” è solo una delle tante. Non mi permetterei mai di dire che Gilberti fa fumetti! Se tu hai capito questo, evidentemente hai capito male. Tanto per essere precisini: il tuo “poverino” potevi risparmiartelo, dato che non mi pare di aver letto niente di tuo da potersi ritenere “ricco”. Il poverino è offensivo, e non ne vedo il motivo, specialemnte in virtù del fatto che quello a non aver capito un benemerito cazzo sei tu. Adios.

  15. troppo complessa la situazione e il lavoro di gilberti.
    ci serve un esperto semiologo per districare la matassa
    bye bye Saddam

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui