29 maggio 2001

Fino al 15.X.2001 Pollaiolo e Verrocchio? Due ritratti fiorentini del Quattrocento Firenze, Museo Nazionale del Bargello

 
Il recente restauro di due busti ritratto quattrocenteschi offre l’occasione per un excursus attraverso alcuni temi iconografici del periodo...

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Il restauro di due busti quattrocenteschi in terracotta appartenenti alle collezioni del Museo Nazionale del Bargello è l’occasione per questa piccola ma significativa esposizione, che ci guida attraverso alcuni temi iconografici caratterizzanti l’arte del periodo, dalla la tipologia del ritratto a busto quattrocentesco al significato simbolico dato dalla cultura dell’epoca al mito di Ercole. La mostra è allestita in una sala al pian terreno; vi si accede dal bellissimo cortile ed è ingentilita da due pregevoli nicchie marmoree di Benedetto da Rovezzano (1474-1552) ornate da finissima decorazione a bassorilievo a motivi di grottesche. Dei due busti, collocati al centro della sala, l’uno, attribuito ad Antonio del Pollaiolo (Firenze 1432?-Roma 1498), ritrae un giovane in armatura da parata (ca. 1470), l’altro (ultimo quarto del sec. XV), di ambiente più borghese come evidenziato dall’abbigliamento del giovinetto raffigurato, viene ricondotto all’ambito di Andrea del Verrocchio.Verrocchio (attr.) . Per gentile concessione della SBAS di Firenze Il restauro, assai complesso data la delicatezza del materiale, è stato condotto anche con tecniche sperimentali dall’Opificio delle Pietre Dure e documentato in mostra da una serie di pannelli esplicativi. La provenienza delle due opere è identica, l’Ospedale di Santa Maria Nuova, e le problematiche legate all’identificazione dei personaggi e di un’eventuale committenza non sono state a tuttora risolte. Dei due, il busto attribuito al Pollaiolo è certamente il più celebre; godette infatti, conseguentemente all’acquisizione alle collezioni pubbliche, di grande fortuna dalla seconda metà dell’Ottocento. A testimonianza la riproduzione a grandezza naturale di un disegno di Van Gogh eseguito a Parigi nell’autunno del 1866 nell’atelier di Cormon, raffigurante un calco utilizzato dagli studenti per le loro esercitazioni. Uno dei motivi di fascino del busto pollaiolesco è la complessa decorazione dell’armatura. Al restauro l’opera, che ci è pervenuta mutila delle braccia e di gran parte dell’elmo, è risultata dipinta ad ocra, coperta in epoca più tarda da una patina simulante il bronzo. Il trattamento dell’armatura testimonia l’estro orafo del Pollaiolo. Vi sono “sbalzati” due episodi delle fatiche d’Ercole, Ercole e l’Idra e Ercole che strangola i serpenti. In mostra, a illustrare la frequentazione del Pollaiolo con il mito di Ercole, altre due sue opere celeberrime, il bronzo, sempre conservato al Bargello, di Ercole e Anteo (ca. 1478) e la tavoletta degli Uffizi Ercole scoppia Anteo (ca. 1470), qui presentata con una proposta di ricostruzione delle dimensioni originarie. In più, la riproduzione fotografica in scala 1:1 dell’altra tavoletta degli Uffizi, Ercole e l’Idra, che presenta alcune significative varianti iconografiche rispetto all’armatura del ritratto del Bargello. Nella scultura l’Idra è infatti rappresentata con un’unica testa ed Ercole impugna una fiaccola anziché un bastone. Del puntuale apparato iconografico una sezione illustra brevemente la fortuna del mito di Ercole nella Firenze del Quattrocento e nell’opera del Pollaiolo, fortuna legata essenzialmente all’ascesa della famiglia Medici, fino a esserne, alla fine del secolo con Lorenzo, l’emblema stesso. Delle sezioni dedicate al restauro e alla fortuna ottocentesca del busto già abbiamo scritto, ma quella che a nostro avviso maggiormente qualifica l’esposizione è l’esaustiva galleria fotografica dedicata al ritratto in scultura nel Quattrocento fiorentino. Pollaiolo (attr.). Per gentile concessione della SBAS di Firenze Il precedente più antico risulta essere il busto reliquiario di San Rossore, eseguito da Donatello verso la metà degli anni ’20, che traccia la tipologia del genere rinnovando con caratteristiche fisionomiche il modello del reliquiario di santi di tradizione medievale. Molteplici gli esempi via via riprodotti, di cui alcuni appartenenti alle collezioni del Bargello, per arrivare al 1475 con il celebre ritratto di Filippo Strozzi di Benedetto da Maiano conservato al Louvre e il Giuliano de’ Medici in armatura da giostra della National Gallery di Washington attribuito a Verrocchio. I due busti in mostra chiudono questa galleria ideale. Più rari gli esempi di ritratti femminili, pochi ne sopravvissero al “rogo delle vanità” (1497-1498), ma su tutti la celeberrima marmorea Dama del mazzolino di Andrea del Verrocchio, anch’essa visibile nella raccolta del Museo; è qui che per la prima volta vengono rappresentate in un busto a ritratto quattrocentesco le mani, mirabili e famosissime per la finezza dell’esecuzione nel realismo contrastante con l’idealizzazione del volto.


Valeria Ronzani
mostra vista sabato 19 maggio 2001



Fino al 15 ottobre 2001
Museo Nazionale del Bargello, via del Proconsolo 4
Telefono: 055/238860
Orario: mart.-sab. 8.15-13.50; Aperta:
1°, 3°, 5° lunedì del mese e 2° e 4° domenica del mese
Biglietto: £. 8000 (compreso ingresso al Museo)
Riduzioni di legge
Catalogo: Firenze, Museo Nazionale del Bargello-Spes, £. 35.000


[exibart]

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