11 giugno 2001

Fino al 30.VI.2001 Chiari-Miccini-Pignotti-Ranaldi Firenze, Tornabuoni Arte

 
Ottanta opere di Chiari, Miccini, Pignotti e Ranaldi, per la prima volta presenti insieme in una mostra...

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I quattro artisti fiorentini, legati da una forte intesa estetica e da profonda amicizia, espongono le loro opere, “storiche” e recenti, negli spazi della Tornabuoni Arte. I collages, le sculture, le installazioni si guardano tra loro dalle pareti della galleria, si confrontano riflettendosi le une nelle altre, rivelano inaspettate connessioni, dichiarano l’affinità creativa che lega gli artisti nella ricerca e nella sperimentazione del linguaggio. Giuseppe Chiari, Collage su tavola, 1995, cm 84x62
Pur nel gioco di assonanze e rimandi che unisce i quattro, ognuno mantiene la propria peculiarità, una chiara identità artistica e –come dire?- una propria musa…
Per Giuseppe Chiari è Tersicore.
Ogni gesto tende alla musica, indipendentemente dall’intenzione creativa che può accompagnarlo. Chiari lo ha scoperto e ne ha tratto la vocazione fondamentale della sua arte. Nelle ultime opere echeggia, con immutata freschezza, il grido “La musica è facile”, o, anche, “L’arte è facile”. Eppure l’approccio di Chiari alla musica è contraddittorio, la evoca costantemente e la mette in discussione con gesto iconoclasta. L’aggressione della pagina musicale con segni e colori esprime la stessa ansia di libertà delle performances degli anni ’70. Gli spartiti sono ridotti a un mero strumento, supporti sui quali agire, pur mantenendo tutto il valore espressivo del segno, di quella notazione musicale che Chiari contesta ma non accantona mai completamente.
Eugenio Miccini, Mens agitata molem, riporto fotografico e lettere in bronzo, 1996, cm 69x104 Per Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, i poeti del Gruppo ‘70, il luogo della composizione è la parola, scritta, urlata, smembrata. “Leggete poesia se volete prendere il mondo al balzo” scriveva Miccini. Lamberto Pignotti, Con amore, tecnica mista su pagina di periodico, 1993, cm 28x21,5 Lui e Pignotti lo hanno sempre fatto, cercandola ovunque, leggendola nei frammenti delle comunicazioni di massa, nel potere suggestivo del significante, al di qua di tutti i possibili significati. Entrambi intervengono sull’immagine, o sulle parole intese come immagini, con l’atteggiamento di alchimisti che estraggono insospettabili lucentezze dalla ruvidezza della quotidianità.
Renato Ranaldi mira, senza scrupoli, a destare inquietudine in chi osserva le sue opere. Le sue sculture e le sue installazioni si appropriano dello spazio e catturano l’attenzione. Per via della loro precarietà… Ranaldi gioca con la specificità dei materiali, con il loro peso, con la vibrazione che questo emana. Renato Ranaldi, Insegna, acrilico e colore a olio su legno, 1998 (foto Chiavacci) L’opera si completa nello spazio che la circonda e trae vitalità dai contrasti tra pieno e vuoto, tra pesante e leggero. Sembra mettere in discussione, mediante la propria fisicità, il valore delle leggi su cui si fonda l’equilibrio dei corpi.
La generosità di cui parla John Cage riferendosi a Chiari è una qualità che si può attribuire a tutti e quattro gli artisti. È la gioia di condividere l’entusiasmo della scoperta della bellezza, in modo sempre nuovo, disincantato, giovanile…





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Fino al 30.VI.2001
Chiari-Miccini-Pignotti-Ranaldi
Firenze, Tornabuoni Arte, Lungarno Benvenuto Cellini, 13
Catalogo in galleria
Ingresso libero
Info: 055 6812697; tornabuoni@dinonet.it


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