27 luglio 2001

Fino al 9.IX.2001 Jannis Kounellis Prato, Museo Pecci

 
Capricci emblematici per una grande liturgia
Nell’“arte intensa” di Kounellis i frammenti di un’unità perduta sottraggono a interpretazioni convenzionali e rassicuranti...

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Biglietto



Nasce da numerosi giorni trascorsi ad impaginare uno straordinario racconto epico la mostra che Jannis Kounnelis ha riservato al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. Dal vuoto dello spazio opere inedite e “storiche” prendono vita grazie ad una speciale sinergia che ha visto impegnati, oltre all’artista accompagnato da Michelle Coudray, il figlio Damiano, un folto gruppo di collaboratori e molti giovani, tra cui gli studenti inviati, per l’occasione, dalla cattedra di storia dell’arte contemporanea della Facoltà di Lettere di Firenze. Nello spirito di compartecipazione l’evento si anima, si trasforma secondo il punto di vista del “demiurgo”. Nel ritocco degli ultimi cinque minuti, nella virgola aggiunta o tolta si trova quella magia che fa scattare un singolare meccanismo di attesa. Il rapporto tra passato e presente in proiezione al futuro è evidente nella creazione delle opere del celebre artista di origine greca, proprio nella sua particolare attenzione ai passaggi sintattici, linguistici. Un potente sistema immaginario presentato, insomma, in una grande liturgia, che si avvale di segni, i quali hanno un radicamento, un fondamento, una profonda capacità di risonanza. Non a caso, Kounellis offre un’immagine altamente simbolica legata alla diffusione di questa mostra realizzata con il contributo della Provincia di Prato, del Comune di Montemurlo e dell’Agenzia per il Turismo della Provincia di Prato. Un trenino che fuoriesce dalla sua bocca evoca da un lato il viaggio “dell’artista – Ulisse”, dall’altro la sensibilità che fuoriesce da una cavità. Una delle sue più intense pubblicazioni nella quale sono raccolti gran parte dei suoi scritti porta il titolo di “Odissea lagunare”. L’Odissea è lagunare perché non porta mai in mare aperto nonostante il desiderio e sembra essere una condizione di coattività legata ad una ricerca perenne, instancabile, di frammenti, che un’unità perduta vede ormai sparsi. Jannis Kounellis va raccogliendo tutti i frammenti in continuazione cercando di avvicinarli gli uni agli altri nel tentativo di ricostruire questa unità. All’insegna di un’affezione viva tra struttura e sensibilità i lavori esposti recano appunto quei frammenti che l’artista ordina appoggiandoli, sospendendoli, con varie modalità e gesti, cioè con la sua lingua.right Ma Kounellis ha dedicato sin dagli esordi larga parte della sua impressione al concetto di cavità. La cavità è sempre uno spazio di accoglimento dove viene celebrato un rito: il rito del teatro, della vita quotidiana, ecc…L’immagine del trenino che fuoriesce dalla bocca è, quindi, eloquente: è il senso di un viaggio continuo, senza fine ed è insieme il senso dell’abitazione della cavità. Sin dagli anni sessanta Kounellis è uscito dal concetto di quadro in quanto rappresentazione portando il suo lavoro direttamente nella realtà, presentandola. Quando entra in un luogo, egli ne individua immediatamente il punto catalizzatore laddove ritiene d’intervenire. Questa sua capacità lo ha indotto ed ha indotto, spesso, i curatori delle sue mostre ad avvalersi direttamente della sua partecipazione. Una mostra allestita con Kounellis è totalmente diversa da una realizzata dai suoi esegeti, perché la comunicazione diviene l’elemento catalizzatore. Le opere presenti a Prato vanno dal 1959 all’attualità, riservando alcune chicche assolutamente inedite, donate, per la circostanza, dall’artista stesso, che le ha ricavate dal suo primo studio di Via Santo Spirito in Roma. In particolare si ha qui, per la prima volta, la possibilità di vedere dei pezzi importantissimi del periodo “cifre e lettere” (1959 – 1963). Anche per quanto riguarda le opere “storiche” le rivisitazioni ingegnose non mancano di suggerire nuove emozioni a partire dall’insolita versione della “Cotoniera” a “Senza Titolo” , un’opera del 1970 in cui il refrain del Nabucco, eseguito al pianoforte ripetutamente, senza pervenire mai al dispiegamento melodico, produce la sensazione frustrante dell’atto interrotto, mancato. Stasi e impotenza sono qui “dipinte” dal costruttore di immagini. Egli denuncia una realtà culturale e civile che è venuta meno alle tensioni ideali e di aspettativa di sempre maggiore equità e libertà. Felicemente inserita in un momento di grande fermento del museo Pecci tutta la mostra è la concatenazione di un lungo racconto, intenso, appassionato, fondato, non concluso. Da questo ne deriva un’unità: l’unità è il sogno dell’artista, che in questo caso, come ci ricorda Bruno Corà, è molto vicino a quello del Goya. E’ il sogno della ragione in un’epoca di incubi, che l’artista interpreta rendendocene partecipi. Tuttavia quegli incubi mutano continuamente in capricci emblematici in grado di alimentare la nostra capacità evocativa di coniugarli insieme ad una grande tradizione “visionaria”, che va da Goya, a Picasso fino ad oggi.

Silvia Fierabracci



KOUNELLIS
Aperta al pubblico dal 09 giugno al 09 Settembre 2001
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Prato, Viale della Republica, 227 – PRATO
www.comune.prato.it/pecci
Orario: dalle 10 alle 19 feriali e festivi, chiuso il martedì
Catalogo © Gli Ori/Museo Pecci, Prato – stampa Bandecchi & Vivaldi, Pontedera


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